Io non ci posso credere: siamo nel 2015 e se ne discute ancora. Ogni volta che su qualche forum, message board o pagina Facebook salta fuori questo argomento, la mia reazione è un facepalm immediato. È un po’ la versione musicale del piagnucolio sulla classificazione di Plutone: inutile, fazioso, arrampicato agli specchi, legato a concetti desueti e carente di prospettiva storica. Così eccomi qui, a scrivere un post di nessun interesse su un argomento che trovo superato, per il solo scopo di sfogarmi un po’ dell’ultimo contatto ravvicinato e dare un’opinione elaborata su perché la discussione sia stupida.
Un breve riassunto per chi non sa di cosa sto parlando: il “gothic metal” non esiste. Secondo i goth old-school, è sbagliato chiamare “gothic” quelle band metal che da ormai vent’anni portano avanti un sottogenere del metal stilisticamente e tematicamente specifico e coeso (a volte anche ripetitivo) per il semplice fatto che se è “goth” allora non è metal. “Goth” indicherebbe infatti un sottogenere del rock sviluppatosi nei tardi Anni Settanta a partire dal punk, e che ha quindi seguito un’evoluzione separata o addirittura opposta a quella del metal. O qualcosa di simile. Quello che noi poracci chiamiamo “gothic metal” sarebbe in realtà doom metal, o symphonic metal, anche quando ciò che viene prodotto è piuttosto distante da entrambi questi estremi ma ha invece una certa coesione interna.
Ora, chiaramente, qualcuno che difende così a spada tratta una sottocultura non avrà un buon rapporto col concetto di “ibridazione”; del resto, è la stessa gente che non riesce a far pace con l’idea che, negli ultimi trentacinque anni, tutta la “scena goth” propriamente detta si è evoluta, si è ramificata in sottogeneri anche piuttosto diversi fra loro, per cui non ha più senso usare il termine “goth” come etichetta specifica, quanto piuttosto come termine ombrello per indicare un fenomeno ormai eclettico e dai confini molto sfumati.
Ma dato che si tratta di una questione terminologica, trattiamola come tale: cosa indica l’aggettivo “gotico”?
Questo? |
Sbagliato.
• “Gotico” significa “relativo ai Goti”, un popolo germanico probabilmente proveniente dalla Scandinavia che, intorno al Sesto Secolo, migrò prima sulle coste del Mar Nero e successivamente invase l’Impero Romano dividendosi in Visigoti e Ostrogoti. Si chiama storia, conoscerla fa bene.
• A partire dal Quindicesimo Secolo, il termine “gotico” viene utilizzato per indicare un movimento artistico medievale sviluppatosi a partire dal Dodicesimo Secolo, prima in architettura e poi nelle altre branche artistiche, e diffusosi in buona parte dell’Europa Occidentale. Sono forse stati i Goti, sei secoli dopo, a farlo partire? No: il termine è stato adottato retroattivamente in senso spregiativo per dare allo stile un’accezione “barbarica”, come un po’ a tutto il Medioevo, e distinguerlo dallo stile Classico e da quello Romanico. I Goti non c’entrano nulla: il nuovo uso del termine ha una pertinenza estremamente labile rispetto all’originale, avrebbero potuto chiamarla “architettura vandala”, “germanica” o direttamente “barbara” e sarebbe andato bene lo stesso.
• Dal Diciottesimo Secolo, il termine “gotico” è utilizzato per indicare una branca letteraria sviluppatasi dal Romanticismo, che combinava motivi e atmosfere del movimento con temi horror e fantastici, richiamando nell’immaginario collettivo i Secoli Bui. È questo, a parte la concomitanza dello svilupparsi del genere letterario col Gothic Revival in architettura, l’unico, flebile collegamento che la nuova accezione ha con le precedenti. Quest’accezione è mantenuta nel Ventesimo Secolo, quando inizia a includere sia i romanzi contemporanei che proseguono il genere letterario, sia i lavori visivi e cinematografici ad esso ispirati.
• Nel 1967, il termine “gotico” viene usato per la prima volta dalla stampa musicale, anche se in maniera piuttosto vaga e incoerente. Lì per lì, descrivere le atmosfere che ruotavano intorno alla variegata scena post-punk e viene applicato a tutto e niente di ciò che musicalmente ha una vena oscura e malinconica, opposta al pop, senza particolare attenzione a cosa ci si butti dentro.
• È solo a partire dagli Anni Ottanta che quest’accezione assume il significato specifico che ha oggi e la sottocultura che conosciamo se ne appropria retroattivamente: il genere musicale diventa più specifico, le influenze culturali di “gotico-vedi-punto-tre” diventano prominenti, viene elaborato il dresscode distintivo e voilà. L’unico vero collegamento fra il nuovo uso del termine e i precedenti è che nel 1967 John Stickeny si era fatto una bevuta con Jim Morrison in una cantina poco illuminata e ha definito la cosa “gotica”. Avrebbe potuto definirla “macabra”, per quanto ne sappiamo, e avrebbe funzionato ugualmente.
Ora, considerando che ogni nuova accezione della parola ha un collegamento alla meglio flebile, alla peggio inesistente con la precedente, perché il termine “gotico” non può passare a indicare quel particolare sottogenere di doom metal sviluppatosi negli Anni Novanta? Uno che oltretutto riprende in parte le estetiche del movimento goth del quinto punto e pesca a piene mani temi e atmosfere dalla letteratura gotica del terzo punto? Come genere musicale non è goth nel senso cinque: e quindi? La sottocultura goth non è goth come nel punto tre, la letteratura gotica non è goth come nel punto due, e l’architettura gotica non è goth come nel punto uno. Arrogarsi l’esclusiva per trent’anni di utilizzo su una parola in giro da quattordici secoli con alle spalle già una caterva di significati paralleli è un po’ pretenzioso.
Per cui, ben vengano gli old school goth; così come ben vengano i cyber-goth, il pastel goth, le gothic lolita, gli Evanescence, il pop-goth di Roniit e Kerli, e sì, anche il gothic metal. E ben vengano pure quelli come me, che si sono distaccati dalla scena (in parte proprio per questa disputa stupida) ma continuano a flirtacchiarci di tanto in tanto. Siamo tutti una grande famiglia. La famiglia Addams.
• “Gotico” significa “relativo ai Goti”, un popolo germanico probabilmente proveniente dalla Scandinavia che, intorno al Sesto Secolo, migrò prima sulle coste del Mar Nero e successivamente invase l’Impero Romano dividendosi in Visigoti e Ostrogoti. Si chiama storia, conoscerla fa bene.
• A partire dal Quindicesimo Secolo, il termine “gotico” viene utilizzato per indicare un movimento artistico medievale sviluppatosi a partire dal Dodicesimo Secolo, prima in architettura e poi nelle altre branche artistiche, e diffusosi in buona parte dell’Europa Occidentale. Sono forse stati i Goti, sei secoli dopo, a farlo partire? No: il termine è stato adottato retroattivamente in senso spregiativo per dare allo stile un’accezione “barbarica”, come un po’ a tutto il Medioevo, e distinguerlo dallo stile Classico e da quello Romanico. I Goti non c’entrano nulla: il nuovo uso del termine ha una pertinenza estremamente labile rispetto all’originale, avrebbero potuto chiamarla “architettura vandala”, “germanica” o direttamente “barbara” e sarebbe andato bene lo stesso.
• Dal Diciottesimo Secolo, il termine “gotico” è utilizzato per indicare una branca letteraria sviluppatasi dal Romanticismo, che combinava motivi e atmosfere del movimento con temi horror e fantastici, richiamando nell’immaginario collettivo i Secoli Bui. È questo, a parte la concomitanza dello svilupparsi del genere letterario col Gothic Revival in architettura, l’unico, flebile collegamento che la nuova accezione ha con le precedenti. Quest’accezione è mantenuta nel Ventesimo Secolo, quando inizia a includere sia i romanzi contemporanei che proseguono il genere letterario, sia i lavori visivi e cinematografici ad esso ispirati.
• Nel 1967, il termine “gotico” viene usato per la prima volta dalla stampa musicale, anche se in maniera piuttosto vaga e incoerente. Lì per lì, descrivere le atmosfere che ruotavano intorno alla variegata scena post-punk e viene applicato a tutto e niente di ciò che musicalmente ha una vena oscura e malinconica, opposta al pop, senza particolare attenzione a cosa ci si butti dentro.
• È solo a partire dagli Anni Ottanta che quest’accezione assume il significato specifico che ha oggi e la sottocultura che conosciamo se ne appropria retroattivamente: il genere musicale diventa più specifico, le influenze culturali di “gotico-vedi-punto-tre” diventano prominenti, viene elaborato il dresscode distintivo e voilà. L’unico vero collegamento fra il nuovo uso del termine e i precedenti è che nel 1967 John Stickeny si era fatto una bevuta con Jim Morrison in una cantina poco illuminata e ha definito la cosa “gotica”. Avrebbe potuto definirla “macabra”, per quanto ne sappiamo, e avrebbe funzionato ugualmente.
Ora, considerando che ogni nuova accezione della parola ha un collegamento alla meglio flebile, alla peggio inesistente con la precedente, perché il termine “gotico” non può passare a indicare quel particolare sottogenere di doom metal sviluppatosi negli Anni Novanta? Uno che oltretutto riprende in parte le estetiche del movimento goth del quinto punto e pesca a piene mani temi e atmosfere dalla letteratura gotica del terzo punto? Come genere musicale non è goth nel senso cinque: e quindi? La sottocultura goth non è goth come nel punto tre, la letteratura gotica non è goth come nel punto due, e l’architettura gotica non è goth come nel punto uno. Arrogarsi l’esclusiva per trent’anni di utilizzo su una parola in giro da quattordici secoli con alle spalle già una caterva di significati paralleli è un po’ pretenzioso.
Per cui, ben vengano gli old school goth; così come ben vengano i cyber-goth, il pastel goth, le gothic lolita, gli Evanescence, il pop-goth di Roniit e Kerli, e sì, anche il gothic metal. E ben vengano pure quelli come me, che si sono distaccati dalla scena (in parte proprio per questa disputa stupida) ma continuano a flirtacchiarci di tanto in tanto. Siamo tutti una grande famiglia. La famiglia Addams.
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