Io ogni volta che torno ad Alghero. |
Alghero, ridente cittadina turistica del Nord-Ovest Sardegna, conta, arrotondando per eccesso, circa 44.000 abitanti. Trieste, capoluogo del Friuli-Venezia Giulia e porta d’accesso alla Penisola Balcanica, ne conta, sempre arrotondando per eccesso, circa 205.000. Facendo i calcoli, Trieste ha più di quattro volte e mezza gli abitanti di Alghero.
Consideriamo, fra i dati, che la densità abitativa di Trieste è più di dodici volte quella di Alghero; supponiamo ora, per facilità di ragionamento, che il rapporto fra gli abitanti umani di Alghero e Trieste sia applicabile anche agli abitanti canini. Diciamo quindi che, se Alghero ha meno di un quarto degli abitanti di Trieste, ha anche meno di un quarto dei suoi cani, con un dodicesimo della densità sul territorio.
Com’è possibile, quindi, che i marciapiedi di Trieste siano virtualmente privi di deiezioni canine a confronto del campo minato che sono quelli di Alghero?
Ho iniziato a farci caso da quando gioco a Pokémon Go – soprattutto in compagnia: da solo sono abbastanza multi-tasking da prestare attenzione a dove metto i piedi, ma in compagnia ho paura che gli altri siano distratti e non facciano caso a dove mettono i loro. Fatto sta che le volte in cui ho improvvisato una schivata o ho dovuto tirare Giulia per un braccio a Trieste si contano sulle dita di una mano; le volte che ho schivato oppure ho dovuto avvisare Beatrice o la Mater di una cacca di cane sul loro percorso ad Alghero sono innumerabili.
Ho iniziato a farci caso anche fuori dal gioco; un pomeriggio ci ho proprio prestato attenzione deliberatamente: ora, non dico che i marciapiedi di Trieste siano del tutto lindi e pinti, ma il numero di cacche di cane che ho individuato è irrisorio in confronto a quello che ho osservato ad Alghero nel giro di un pomeriggio – con la differenza che a Trieste ho coperto un’area persino più grande. Fra l’altro, ad Alghero non è nemmeno un fenomeno limitato a un quartiere particolare – per dire, è un singolo proprietario con molti cani grossi ed è lui a fare tutto il lavoro: è proprio diffuso capillarmente sul territorio.
Qual è il significato di questi dati? Gli Algheresi sono dei grandi cinofili mentre Trieste è un avamposto della conquista del mondo da parte dei gatti e tutti i cani sono stati banditi dal territorio comunale? Trieste ha un servizio della nettezza urbana capace di intervenire in tempo reale e rimuovere qualsiasi cosa puzzi sul marciapiede? La fa volare via la bora? O, più semplicemente, per ogni Triestino che raccoglie la cacca del cane ci sono cinque Algheresi che sono dei gran cafoni?
Qual è il significato di questi dati? Gli Algheresi sono dei grandi cinofili mentre Trieste è un avamposto della conquista del mondo da parte dei gatti e tutti i cani sono stati banditi dal territorio comunale? Trieste ha un servizio della nettezza urbana capace di intervenire in tempo reale e rimuovere qualsiasi cosa puzzi sul marciapiede? La fa volare via la bora? O, più semplicemente, per ogni Triestino che raccoglie la cacca del cane ci sono cinque Algheresi che sono dei gran cafoni?
È interessante notare come la disproporzione fra cacche sui marciapiedi e popolazione canina stimata sia riscontrabile anche in altri ambiti della vita quotidiana; ad esempio, se supponiamo che Trieste abbia anche il quadruplo delle automobili dodici volte più concentrate, ho notato molti meno parcheggi irregolari. Qui potrei essere io ad aver viziato i dati, visto che di solito percorro vie larghe e parecchio trafficate in cui una sosta in divieto causerebbe un ingorgo e sarebbe presto rimossa, ma anche nelle vie secondarie vedo meno parcheggi in punta di incrocio o sui passaggi pedonali. Ad Alghero la situazione è talmente diffusa che, in preda alla frustrazione, a volte mi verrebbe da tirare fuori le chiavi e vandalizzare tutte le macchine in sosta irregolare perché porca miseria, evidentemente non lo capiscono in nessun altro modo.
E qui lo ammetto: questo post non ha un vero e proprio punto se non sfogare la frustrazione che fare lo slalom sui marciapiedi algheresi mi causa. Cioè, per tornare all profumato argomento originale, non ci vuole molto a risolvere il problema – basta chinarsi, raccogliere una cacca, quella del proprio cane, e si è già dato un contributo – quindi alla gente semplicemente fottesega. Credo sia una questione di mentalità, e qui c’è poco da fare. D’altro canto, è da quando avevo cinque o sei anni che mi sono reso conto di averne una diversa, pace.
Del resto, è dall’estate scorsa che Alghero mi fa venire in mente la gif di Olenna: bastano due gocce di pioggia, o una giornata particolarmente ventosa, che alcuni punti della città profumano di “eau de toilette” perché le fogne sono un colabrodo. Addirittura, in Piazza Sulis basta semplicemente che faccia caldo, e dal mare sale un odore che, a confronto, King’s Landing è un giardino di violette. Questo perché, con la stessa mentalità con cui si lascia perdere la cacca di cane sul marciapiede, non ci si decide a stanziare un appalto decente per rifare tutto il sistema idrico-fognario di Alghero – se ne parla da decenni – perché fa comodo che la ditta di turno, amica del politico di turno, si prenda il piccolo appalto per l’ennesimo rattoppo fatto a sputo quando la cacca per strada non si può più ignorare. Inutile dirlo, la puzza di fogna a Trieste non la sento nemmeno quando piove tanto da allagare tutte le Rive.
Side note: questo sfogo arriva dopo che ho letto un articolo in cui l’“intellighenzia” indipendentista sarda si fa un lungo piagnisteo sull’ingiustizia del
“colonialismo culturale italiano”, che “minaccia” l’identità culturale e la mentalità sarda presentandole come arretrate, mentalmente chiuse, isolate e stagnanti. In realtà, dicono loro, non è vero che l’Italia (potenza occupatrice) ha portato la modernità e il progresso sull’isola, ma ha solo cercato di far sembrare il modo di vivere sardo più “selvaggio” per giustificare il loro imperialismo culturale.
Eppure, per tornare al titolo, Trieste sarà la città in cui si esagera con gli alberi di Natale, ma la città di cacca resta Alghero. Forse, e sottolineo forse, bisognerebbe prendere esempio dagli altri, invece che gongolare nella convinzione che la propria mancanza di buon senso e di rispetto civile sia una peculiarità culturale di cui andare fieri.
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