Se c’è una cosa che mi urta (sì, lo ammetto, ce ne sono molte) è quando la Terra viene definita un piccolo, insignificante, patetico granello di polvere nella vastità dell’universo. Un minuscolo sasso in orbita intorno a una minuscola stella, ridicoli non solo sulla scala delle distanze cosmiche, ma anche paragonati alle dimensioni di altri pianeti e stelle.
Da una parte capisco da dove questi discorsi provengono e la buona fede che c’è dietro: dopo secoli di mentalità antropocentrica, in cui ogni cosa era stata creata a nostro uso e consumo come da dottrina cristiana, è doveroso rimettere le cose nella giusta prospettiva e ricordare che siamo solo un piccolo frammento di un universo vastissimo.
La nostra esistenza non è frutto di un universo costruito a misura nostra, ma di tante piccole coincidenze che hanno, in buona parte, a che fare con la “mediocrità” di cui siamo circondati: un sole nella media, senza fenomeni stellari particolarmente interessanti, senza una vera compagna perché Giove è rimasto troppo piccolo per diventare una stella binaria, in un angolo semi-periferico e privo di oggetti interessanti che possano interferire con la nostra esistenza in una galassia nella media, su un pianeta piccolo, senza anelli, con un solo satellite, che si trova alla giusta distanza dalla sua stella per permetterci di esistere. Tutte condizioni temporanee ed estremamente variabili, in tempi astronomici, che ci danno qualche centinaio di migliaio di anni per esistere, un tempo minimo sulla scala dell’universo.
Fin qua nulla da ridire, ma poi c’è l’altra faccia della medaglia. C’è quando l’argomentazione va troppo in là e, a “piccolo” e “in un vicinato cosmico relativamente pacifico”, si aggiunge la derogazione. “Insignificante”, “patetico”, “non importante”, “fragile”, “granello di polvere”: queste sono cose che mi irritano parecchio. Perché sulla scala dell’universo è vero, non siamo nulla… ma cosa non lo è? Perfino le stelle più grandi e spettacolari non sono nulla nella vastità del cosmo. E allora, se niente è nulla, vuol dire che tutto è qualcosa: tanto la nostra piccola Terra quanto un’intera galassia non importano nell’arco di qualche decina di miliardi di anni, ma essere piccoli non significa essere insignificanti.
Del resto, questo “granello di polvere”, questa stella nella media, questa galassia grande ma non troppo per noi sono tutto. In un certo senso, è proprio la brevità, la precarietà e la straordinarietà delle circostanze della nostra esistenza a renderla molto più preziosa di quanto non sarebbe se tutto fosse stato progettato in sua funzione. Esistere nonostante l’universo sia un posto ostile alla fragile biologia del carbonio, in un breve momento prima che il Sole diventi troppo potente e ci spazzi via l’atmosfera o la alteri chimicamente fino a renderla simile a quella di Venere, prima che l’orbita della Luna decada e smetta di stabilizzare l’inclinazione del nostro asse e, con essa, i cicli stagionali, prima che la rotazione rallenti al punto da far perdere ogni nozione di giorno e di notte (e, con essa, di insolazione bilanciata), e avere un intelletto che ci permette di esserne consapevoli è una grande fortuna che, come specie, non dovremmo sprecare. È qualcosa di prezioso che non dovremmo dare per scontato.
Ma se la Terra per noi è importante perché è tutto, è la nostra vita, non si può togliere nulla neanche ai piccoli corpi celesti che non hanno a che fare con noi. Ogni stella e pianeta, ogni asteroide e cometa, è unico e speciale a modo suo. Perfino qualcosa come l’asteroide Ida, un piccolo mondo lungo nemmeno sessanta chilometri, è speciale, con la sua piccola luna Dattilo, un sassolino di un chilometro di diametro. Un asteroide con un satellite. Speciale come Plutone con Caronte qualunque sia la sua designazione, o Cerere col suo cratere brillante, gli anelli di Saturno e l’atmosfera di Titano, le tempeste di Nettuno, le bizzarre stagioni di Urano…
Nulla è insignificante: ogni cosa può essere interessante. L’universo può non essere stato creato secondo i nostri bisogni, può non esserci una ragione perché esistono gli altri pianeti, gli asteroidi, la fascia di Kuiper, le comete, le stelle, ma questo non ci impedisce di poter apprezzare come ogni cosa sia bella e unica a modo suo, di essere curiosi, voler imparare di più, fare nuove scoperte e porci altre domande.
E anzi, è proprio perché l’universo non è un modellino assemblato da qualcuno e ogni cosa, in tempi astronomici, è effimera che non dobbiamo cadere nella trappola dell’insignificanza dei “granelli di polvere”: siamo fortunati a trovarci sul nostro e a poter scoprire, osservare e imparare da quelli che ci circondano in questo breve momento in cui esistiamo.
Da una parte capisco da dove questi discorsi provengono e la buona fede che c’è dietro: dopo secoli di mentalità antropocentrica, in cui ogni cosa era stata creata a nostro uso e consumo come da dottrina cristiana, è doveroso rimettere le cose nella giusta prospettiva e ricordare che siamo solo un piccolo frammento di un universo vastissimo.
La nostra esistenza non è frutto di un universo costruito a misura nostra, ma di tante piccole coincidenze che hanno, in buona parte, a che fare con la “mediocrità” di cui siamo circondati: un sole nella media, senza fenomeni stellari particolarmente interessanti, senza una vera compagna perché Giove è rimasto troppo piccolo per diventare una stella binaria, in un angolo semi-periferico e privo di oggetti interessanti che possano interferire con la nostra esistenza in una galassia nella media, su un pianeta piccolo, senza anelli, con un solo satellite, che si trova alla giusta distanza dalla sua stella per permetterci di esistere. Tutte condizioni temporanee ed estremamente variabili, in tempi astronomici, che ci danno qualche centinaio di migliaio di anni per esistere, un tempo minimo sulla scala dell’universo.
La Terra vista da Saturno: un piccolo punto luminoso nella vastità dello spazio. |
Fin qua nulla da ridire, ma poi c’è l’altra faccia della medaglia. C’è quando l’argomentazione va troppo in là e, a “piccolo” e “in un vicinato cosmico relativamente pacifico”, si aggiunge la derogazione. “Insignificante”, “patetico”, “non importante”, “fragile”, “granello di polvere”: queste sono cose che mi irritano parecchio. Perché sulla scala dell’universo è vero, non siamo nulla… ma cosa non lo è? Perfino le stelle più grandi e spettacolari non sono nulla nella vastità del cosmo. E allora, se niente è nulla, vuol dire che tutto è qualcosa: tanto la nostra piccola Terra quanto un’intera galassia non importano nell’arco di qualche decina di miliardi di anni, ma essere piccoli non significa essere insignificanti.
Del resto, questo “granello di polvere”, questa stella nella media, questa galassia grande ma non troppo per noi sono tutto. In un certo senso, è proprio la brevità, la precarietà e la straordinarietà delle circostanze della nostra esistenza a renderla molto più preziosa di quanto non sarebbe se tutto fosse stato progettato in sua funzione. Esistere nonostante l’universo sia un posto ostile alla fragile biologia del carbonio, in un breve momento prima che il Sole diventi troppo potente e ci spazzi via l’atmosfera o la alteri chimicamente fino a renderla simile a quella di Venere, prima che l’orbita della Luna decada e smetta di stabilizzare l’inclinazione del nostro asse e, con essa, i cicli stagionali, prima che la rotazione rallenti al punto da far perdere ogni nozione di giorno e di notte (e, con essa, di insolazione bilanciata), e avere un intelletto che ci permette di esserne consapevoli è una grande fortuna che, come specie, non dovremmo sprecare. È qualcosa di prezioso che non dovremmo dare per scontato.
Ma se la Terra per noi è importante perché è tutto, è la nostra vita, non si può togliere nulla neanche ai piccoli corpi celesti che non hanno a che fare con noi. Ogni stella e pianeta, ogni asteroide e cometa, è unico e speciale a modo suo. Perfino qualcosa come l’asteroide Ida, un piccolo mondo lungo nemmeno sessanta chilometri, è speciale, con la sua piccola luna Dattilo, un sassolino di un chilometro di diametro. Un asteroide con un satellite. Speciale come Plutone con Caronte qualunque sia la sua designazione, o Cerere col suo cratere brillante, gli anelli di Saturno e l’atmosfera di Titano, le tempeste di Nettuno, le bizzarre stagioni di Urano…
Nulla è insignificante: ogni cosa può essere interessante. L’universo può non essere stato creato secondo i nostri bisogni, può non esserci una ragione perché esistono gli altri pianeti, gli asteroidi, la fascia di Kuiper, le comete, le stelle, ma questo non ci impedisce di poter apprezzare come ogni cosa sia bella e unica a modo suo, di essere curiosi, voler imparare di più, fare nuove scoperte e porci altre domande.
E anzi, è proprio perché l’universo non è un modellino assemblato da qualcuno e ogni cosa, in tempi astronomici, è effimera che non dobbiamo cadere nella trappola dell’insignificanza dei “granelli di polvere”: siamo fortunati a trovarci sul nostro e a poter scoprire, osservare e imparare da quelli che ci circondano in questo breve momento in cui esistiamo.
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