C’è una domanda in particolare che è la più fastidiosa fra quelle di routine che si fanno sulle gaie app di dating quando non si sa come rompere il ghiaccio (perfino peggio di “Da dove?”, “A o P?”, “Anni?” e altre informazioni facilmente deducibili dal profilo appositamente complicato): “Cosa cerchi?”, a volte semplificata nell’ancor più pigro “Cerchi?”.
La risposta che ci si aspetta è “divertimento”, eufemismo per “scopare qui e ora senza preamboli”, che spiana la strada e, previo un “Da me o da te?”, conclude lì la questione trattative.
La risposta che do io è, se sto facendo qualcosa di particolare, attinente a ciò che sto davvero cercando in quel momento: “Le chiavi nella borsa”, “Il caricabatterie”, “Lo streaming dell’ultimo episodio di Game of Thrones”, “Il biglietto del treno, che non ricordo in quale tasca ho messo” (questa capita spesso, sia perché il piccolo bastardo è bravo a nascondersi, sia perché apro spesso le app in viaggio per guardare le bellezze locali e, essendo carne fresca, attiro più pubblico). Da lì, spero sempre che la conversazione prenda una piega meno scontata e l’interlocutore approfitti dell’ironia per trovare qualcosa di intelligente da dire.
Rispondere quando non sto letteralmente cercando qualcosa è più difficile, perché francamente non cerco qualcosa di specifico, tanto meno una svletina. Di solito me la cavo con “Conoscenze”, “Persone interessanti”, “Persone nuove”, “Una buona conversazione”. Il che è, sostanzialmente, vero: cerco conoscenze con persone abbastanza interessanti da convincermi a mettermi addosso qualcosa di carino (e vincere l’attacco d’ansia che puntualmente mi prende) per andare a prendere un gelato e vedere poi dove si va a parare. Se si va a parare.
Ebbene, oggi mi è capitato che mi ponessero una domanda pertinente a riguardo: se ciò che cerco sono semplici conoscenze con persone intellettualmente stimolanti, perché stare su un’app d’incontri e non pescare a caso, ad esempio, su pagine di interessi comuni su Facebook?
Probabilmente l’intento era smascherarmi come ipocrita perbenista dimostrando che, sotto la pretesa d’intellettualità, anch’io cerco una sana scopata. E in effetti, anche questo è vero: se arrivano benefit, non mi lamento di certo. Parte del motivo per cui queste conoscenze le cerco sulle chat di incontri è l’eventualità di sviluppi in quel senso. Specie con ragazzi fotogenici, visto che il fine ultimo è sempre stabilire un grado d’intimità e intesa tale da permettermi di convincere il fanciullo a posare per tutte quelle foto che ho in mente ma mi sentirei a disagio a chiedere a un modello a caso, perfino professionista.
Il problema è che mettere il carro davanti ai buoi funziona male con me: il modo più efficace per smontarmi del tutto (e moltiplicare l’ansia) è
programmare a tavolino quando, dove e come si scopa, perché nulla è più
noioso (e ansiogeno) di un risultato già decretato.
Il fatto è questo: ho sempre qualcosa per la testa. Nelle relazioni interpersonali, ho l’arco d’attenzione di un pesce rosso con l’Alzheimer, per cui ho bisogno che la persona con cui interagisco mi fornisca degli stimoli intellettuali abbastanza forti da non spingermi a cercarli nella mia testa ed estraniarmi.
Tutto ciò include il sesso: a meno di non essere Florian Neuville (i.e.: il ragazzo più bello del mondo, con cui comunque potrei fare un bel discorso sui lavori di Asimov prima di passare alla parte nuda della serata), se il mio partner non mi ha prima caricato a molla facendo crescere la tensione sessuale e mostrando di saper mantenere la mia attenzione, il tempo di slacciarmi la cintura e sto già pensando a quell’episodio de La Signora in Giallo in cui chiudevano Jessica Fletcher in prigione con l’accusa di omicidio, ma poi si scopriva che era un piano per proteggerla dalle spie sovietiche, che erano i veri colpevoli (non sono sicuro che un episodio del genere ci sia stato, ma non sarebbe assurdo). Mi distraggo e finisce che non sento nulla. Letteralmente.
Per cui sì, caro utente arguto: sto nelle app perché il sesso non solo non è escluso, ma è un’eventualità interessante. Ma il percorso da fare perché ne valga la pena è un filino tortuoso per me, per cui la mia priorità restano le conoscenze interessanti in grado di mantenere la mia attenzione. La domanda pertinente ti ha fatto guadagnare punti.
Il fatto è questo: ho sempre qualcosa per la testa. Nelle relazioni interpersonali, ho l’arco d’attenzione di un pesce rosso con l’Alzheimer, per cui ho bisogno che la persona con cui interagisco mi fornisca degli stimoli intellettuali abbastanza forti da non spingermi a cercarli nella mia testa ed estraniarmi.
Tutto ciò include il sesso: a meno di non essere Florian Neuville (i.e.: il ragazzo più bello del mondo, con cui comunque potrei fare un bel discorso sui lavori di Asimov prima di passare alla parte nuda della serata), se il mio partner non mi ha prima caricato a molla facendo crescere la tensione sessuale e mostrando di saper mantenere la mia attenzione, il tempo di slacciarmi la cintura e sto già pensando a quell’episodio de La Signora in Giallo in cui chiudevano Jessica Fletcher in prigione con l’accusa di omicidio, ma poi si scopriva che era un piano per proteggerla dalle spie sovietiche, che erano i veri colpevoli (non sono sicuro che un episodio del genere ci sia stato, ma non sarebbe assurdo). Mi distraggo e finisce che non sento nulla. Letteralmente.
Per cui sì, caro utente arguto: sto nelle app perché il sesso non solo non è escluso, ma è un’eventualità interessante. Ma il percorso da fare perché ne valga la pena è un filino tortuoso per me, per cui la mia priorità restano le conoscenze interessanti in grado di mantenere la mia attenzione. La domanda pertinente ti ha fatto guadagnare punti.
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