Thursday 28 August 2014

“Sicker!”, quoth Cassandro

Parlando sempre della mia abilità con i tarocchi, oggi ho fatto una delle letture più accurate di sempre. Un po’ perché, come non dicono gli Inglesi, I know my chickens, sono rimasto sconvolto dall’accuratezza del responso. Il tema è la vita affettiva (non mia) e i risultati sono:
Le posizioni:
2
4 1 5
3
1. Vita affettiva attuale: Re di Coppe capovolto;
2. Qualcosa di cui tener conto: l’Eremita;
3. Consiglio generale: il Mondo;
4. Cosa succede in questo momento: il Sole capovolto;
5. Come andrà a finire: il Sei di Coppe.

Onestamente, non mi va di riportare qui la lettura che ho fatto. Se volete, tenendo presente che la carta numero due espande il significato della numero due e quindi, in questo caso, ne assume il connotato negativo (è come se l’Eremita fosse capovolto), e che la numero tre è pur sempre un consiglio anche se il Mondo è una carta “da risultato”, aprite google, cercatevi i significati delle carte e con quelli rispondete alle cinque domande dello spread: già questo basta per dare l’idea del perché sia contento di aver fatto questo gioco di testa mia e non su richiesta della persona a cui si riferisce. Avrei fatto la parte dell’uccello del malaugurio.
Ma quanto sia intuitivo su queste cose lo si sa già da quando predissi lo split dei Theatre of Tragedy ascoltando il loro ultimo disco: “Sicker!”, quoth Cassandro.

Tuesday 26 August 2014

Tell me something new

Una cosa che amo particolarmente dei tarocchi è il loro essere un potente strumento meditativo. Molto spesso, quando leggo le carte, la mia prima reazione a quello che vedo è: “No, ma davvero? Grazie, carte, ditemi qualcosa che ancora non conosco”. Del resto, le uso per lo più per fare chiarezza su questioni la cui risposta, sotto sotto, conosco già ma non mi va di ammettere. Posso avere dei dubbi a riguardo e cercare consiglio su come muovermi, ma alla fine ciò che le carte fanno è riordinarmi le idee e mettermele davanti in maniera inequivocabile, in modo che possa prenderne atto e agire di conseguenza. Non si sfugge dai responsi: leggere le cose nelle figure costringe ad affrontarle anche più che dirle ad alta voce.
Oggi, un po’ per scherzo e un po’ no, ho provato a farmi il gioco del “Come procede la mia vita affettiva”. Come se non lo sapessi. Il risultato mi ha sorpreso, e non tanto perché mi aspettavo qualcosa di diverso, quanto perché ogni singola carta è esattamente al suo posto. È facile avere carte ambigue e tentare di cucirci sopra un significato che calzi a pennello, ma il fatto è che io, mischiando e dividendo il mazzo, e pescando le carte, chiamo proprio le lame giuste. Nella fattispecie, questo è stato il mio responso:

Il Diavolo e la Torre Capovolta = FML
Le posizioni di questo spread sono come seguono:
6 – 5 – 4
1 – 3 – 2
Ora, come da didascalia, le carte non vanno dalla prima in alto a sinistra all’ultima in basso a destra, ma sia nell’essere pescate che successivamente lette seguono lo schema che ho riportato. Come considerazione generale, vedermi il Diavolo che, in amore, rappresenta la superficialità e il deserto sentimentale accostato alla Torre capovolta, che è uno dei peggiori Arcani di tutto il mazzo, non è stato incoraggiante. Ma, del resto, me lo aspettavo. La parte più interessante, oltre a cercare i significati dei singoli arcani, è stato proprio leggerli in progressione, tenendo conto del precedente e del successivo, e il risultato è stato:

1. Su una scala da 1 a 10, che potenzialità ho, al momento, di essere un buon partner?
Il Diavolo
• Come partner mi offro solo dal punto di vista fisico. Sono appassionato ed edonistico nel sesso, ma mi manca una maggiore profondità sentimentale. Nella scelta del partner, mi lascio guidare per prima cosa dall’attrazione sessuale. E, soprattutto, mi lascio coinvolgere da persone che non sono ottenibili.

2. Su una scala da 1 a 10, quanto sono aperto verso il vero amore?
3 di Coppe (capovolto)
• Indica incapacità di rendere concreto un rapporto, la paura dell’impegno e le pulsioni di fuga di fronte ad esso. Di mezzo c’è la convinzione costante di avere a che fare con egoismo, superficialità e ingratitudine, e che i momenti buoni non durino mai a lungo.

3. Cosa è assolutamente necessario perché abbia la relazione che desidero?
Asso di Coppe (capovolto)
• Una trasformazione, una completa inversione di rotta. Di solito, indica il capovolgimento delle situazioni: se sono negative, hanno una svolta positiva (la carta successiva è il 7 di denari, molto positiva). Devo smettere di crogiolarmi nella negatività e iniziare a credere nei miei sentimenti: solo così posso ribaltare completamente la mia situazione.

4. Quali convinzioni limitanti mi trattengono?
7 di Denari
• Sono troppo attaccato al desiderio di prosperità e benessere. Ho talmente paura di farmelo sfuggire fra le dita, che sia un breve momento che finisce puntualmente in tragedia (la carta successiva), da non affrontare nemmeno l’amore.

5. Persone o eventi che affliggono la mia vita amorosa
La Torre (capovolta)
• Grosse delusioni a cui non c’è rimedio. In presenza del Diavolo, indica anche una certa propensione alla fuga dalla realtà, al vittimismo e alle manie di persecuzione. In sostanza, ho avuto le mie delusioni e sono state cocenti, ma ci ho ricamato sopra al punto da cacciarmi da solo in un vicolo cieco.

6. Se tutto rimane così, quale sarà il risultato finale?
La Giustizia
• Quando esce per ultima, indica una vittoria sicura nonostante gli ostacoli presenti. Sono ostacoli che vanno affrontati e non possono essere aggirati. È inoltre un invito alla riflessione oggettiva e imparziale: la realizzazione avviene, anche se in tempi lunghi, ma va meritata.

Insomma, le carte mi hanno detto tutto ciò che già sapevo, ma che mi rifiuto di ammettere e porre in atto: devo smettere di vivere nel passato e commiserarmi per quanto brutte sono state le persone che hanno influenzato la mia vita e iniziare a guardare avanti, se voglio meritarmi un lieto fine. Anche l’interpretazione narrativa delle carte – leggere non il significato, ma le azioni e le situazioni rappresentate – suggerisce la stessa cosa: partendo come Diavolo, un essere che nega l’amore, ho bisogno di svuotare il mio cuore da una situazione stagnante (le Coppe rovesciate) e accettare il rischio (i Denari) se voglio raggiungere l’equilibrio (la bilancia della Giustizia). E per farlo devo abbattere le mie difese (la Torre che crolla): può essere un processo spaventoso (è un cataclisma), ma porterà alla mia ascesa mentale ed emotiva (la carta è capovolta, quindi le persone nel disegno non cadono verso il basso, ma ascendono verso l’alto).
Chiaramente, come metodo meditativo l’interpretazione narrativa è fallace: è la più soggettiva e passibile di essere subordinata a ciò che io so e desidero, in questa situazione. Più interessante è la lettura tradizionale delle carte: le ho interpretate legandole consequenzialmente fra loro, ovviamente, ma di base ogni lama, nel suo significato di base, dice la verità. Semplicemente, ho chiamato le carte giuste: soprattutto il Diavolo e la Torre nella loro posizioni, ma anche le due carte di coppe, il seme che per eccellenza rappresenta la sfera sentimentale. Al di là delle spiegazioni che possono essere fabbricate da chi conosce la propria situazione, la simbologia non mente. Ma hey, dovrei forse smontare le mie fortificazioni emotive solo perché l’ho letto nelle carte?
Not today. Bitch.

Wednesday 20 August 2014

Profumo di natura

Stasera sembro la versione olfattiva del catalogo di un’erboristeria ben fornita: ho i capelli che profumano un po’ di hennè e caffè per l’impacco che ho fatto, un po’ di cocco e sale marino per lo shampoo, un po’ di vaniglia e fragola per il balsamo. La pelle del viso profuma di burro di karitè nei punti in cui l’ho spalmato per aiutare a rimarginare un paio di brufoletti, mentre un’ascella odora fortemente di olio essenziale dell’albero del tè, che ho messo per far riassorbire un peletto incarnito che mi stava facendo vedere le stelle. Stranamente, tutti questi profumi convivono piacevolmente su di me; forse perché sono decisi ma non eccessivamente forti, e comunque tutti naturali.

Insomma, considerazione #1: chi parla della bellezza come di una dote innata e di scarsa importanza è un cretino; essere belli richiede tanta di quella manutenzione che a volte non si sa nemmeno da che parte cominciare. È un dono con cui si nasce, ma che va coltivato.
Considerazione #2: non sono un fanatico del bio, dei rimedi caserecci, del naturale sopra il sintetico per qualche stupida ragione etica; basti pensare che, a parte le aree cosparse di karitè, sul viso ho messo una costosa crema della Lierac con effetto idratante, livellante, uniformante e preventivo sulle rughe. Principi attivi per lo più naturali, anche lì, ma confezionata a livello industriale sfruttando i bambini del Malawi o chissà che altro. Per cui, la mia vena bio non è dettata tanto da motivi equo-solidali o da wiccan scoppiati, quanto dal fatto che sono tutti prodotti che funzionano e danno risultati migliori sul mio tipo di capello e pelle. Sono semplicemente pragmatico.
Il che mi porta alla considerazione #3: non avendo la TV a Trieste, quando torno dalla Mater ci metto sempre un po’ ad adattarmici nuovamente. A parte la retorica senza fine dei nostri telegiornalisti, che meriterebbe un post a parte (quando guardo il notiziario vorrei essere informato, non emozionato, grazie tante), è la pubblicità a lasciarmi sempre un po’ destabilizzato. Nella fattispecie, quegli spot che cercano di creare a tutti i costi un senso di allarme nello spettatore facendo leva sul sentimentalismo cieco: proteggi i tuoi cari da germi, batteri, virus, malware, microbi, nargilli, alieni e la Unseelie Court con Amuchina gel, Napisan plus, Ace Gentile e chi più ne ha più ne metta. Il detersivo non basta, il tuo bambino si prenderà la salmonella se non lo rinchiudi in un ambiente virtualmente sterile e privo di qualsiasi impurità microscopica che possa metterlo a rischio di sviluppare il sistema immunitario! Germi e batteri si annidano ovunque: stanali, ne va della sopravvivenza della tua famiglia!
Ahn… E sticazzi non ce li metti? Seriamente: sembra quasi che l’umanità sia sempre stata sull’orlo dell’estinzione prima che i santi inventori dell’Amuchina e del Napisan scoprissero il segreto per combattere germi e batteri. Di sicuro il declino nella mortalità infantile è dovuto a loro.
Ora, la medicina che avanza e permette di ridurre il rischio di morti stupide da infezioni batteriologiche o virali è sicuramente un bene, ma qui si sfiora il ridicolo: cara mamma della pubblicità, a meno che non sia una cagna che non pulisce casa da due anni e mezzo, se il tuo bambino butta il ciuccio per terra e poi lo raccoglie e se lo mette in bocca, il peggio che può succedergli e iniziare a formarsi qualche anticorpo che gli permetterà di non tornare a casa col moccio al naso dopo il primo giorno alla scuola materna in mezzo ad altri esseri umani. Si disinfetta una ferita, mica la frutta e verdura. Un ambiente sterile serve per operare, o se hai qualcuno immunodepresso, ma una manciata di microbi non minaccia la sicurezza tua e della tua famiglia. Anzi, più li stermini immotivatamente, più quelli evolvono e diventano immuni alle schifezze che ci versi sopra: lì sì che sono dolori.
Insomma, se non c’è un rischio medico serio, a volte sarebbe semplicemente il caso di lasciare che la natura faccia il suo corso. Prendersi cura di sé usando prodotti naturali è meno rischioso e più efficace che non ricorrendo al chimico quando non ce n’è davvero bisogno. Mi urta pensare che le pubblicità pensino che io sia tanto cretino da non rifletterci su e credere ciecamente a quello che dicono.

Saturday 16 August 2014

Into the past, where I’ll follow you

Ferragosto è stato il giorno più gelido di un’estate fredda e piovosa. Ha letteralmente diluviato tutta la mattina, ha tirato vento, ho dovuto mettere un maglioncino per uscire a fare due passi, quando poi ha smesso di piovere. Oggi è esattamente sulla stessa linea, piove, tira il vento e fa freddo. Non che mi lamenti del fatto che il 2014 sia praticamente un Anno Senza Estate – anzi, per me è una manna dal cielo. È solo che il parallelismo fra il tempo atmosferico e il mio stato d’animo non fa altro che rendermi ancora più malinconico di quanto non sia già.

Oggi Murka avrebbe compiuto diciassette anni. Di tutti i suoi compleanni, ne ho perso solo due, nel 2003 e nel 2009, mentre ero in vacanza-studio in Inghilterra e Germania rispettivamente. Quest’anno, per vari motivi, non sono ancora tornato dalla Mater. Così, mi ritrovo del tutto solo a crogiolarmi nella malinconia. Ma in fin dei conti, la compagnia mi avrebbe aiutato; tanto meno quella della Mater, che esterna il suo dolore in maniera molto attention whorish trasformando la morte della gatta nel suo dramma personale. Non fa che parlare di come l’ha accudita fino alla fine ed è stata male lei nel vederla peggiorare sempre più, come se potesse accampare più diritti di me sull’essere in lutto per Murka. So di essere ingiusto nel parlarne così e in fin dei conti la capisco benissimo, è lei che ha sostenuto il peso reale della sua malattia. Ma essendo io stesso emotivamente a pezzi, non sarei proprio in grado di sopportarla; alla fin fine, penso sia per questo se ho fatto di tutto per rimandare la partenza finendo per perdermi un’intero mese di vacanze che avrei potuto passare giù.

Onestamente, non so proprio cosa aspettarmi, una volta che sarò tornato giù. Non ho avuto fisicamente modo di abituarmi all’assenza di Murka. Vivendo a Treiste, negli ultimi anni non l’ho più davvero avuta nella quotidianità, e il mio mondo di qui non è davvero cambiato dopo la sua morte. Ma giù a casa, ogni cosa, ogni piccolo gesto era in sua funzione, dal chiudere o aprire certe porte a conservare i cartoni puliti della pizza per usarli come tovaglietta sotto la sua ciotola. Sedici anni e mezzo con qualcuno che ami fanno sì che ogni gesto, ogni aspetto del quotidiano ne tenga conto, e quella settimana e mezza a Pasqua non è certo bastata per farmi rendere conto che ogni cosa è cambiata. Per questo, forse, è un bene che oggi il tempo sia così uggioso: è una specie di allenamento al senso di vuoto che mi crollerà addosso nei due mesi che passerò a casa.