Wednesday 27 March 2019

Pushing-thirties idle

I wanna stay inside all day,
I want the world to go away.
I want blood, guts and chocolate cake,
I wanna be a real fake.

Mi piacerebbe dire che c’è stato un motivo concreto se questo mese ho praticamente vissuto da recluso in casa, ma non c’è. Semplicemente, non avevo voglia di uscire né vedere nessuno, preferivo starmene in camera a vegetare e/o piangermi addosso. Tuttora, mi devo sforzare per mettere il naso fuori di casa per qualcosa di più che andare a fare la spesa.

Vero che è arrivata tutta assieme la malattia che non ho avuto quest’inverno e il raffreddore mi è durato quasi due settimane, ma in buona parte si trattava solo di me che mi vergognavo a farmi vedere con l’enorme brufolo che mi è spuntato sulla guancia e con un taglio di capelli di cui non sono del tutto soddisfatto. Sul serio, mi sento talmente brutto che mi vergogno di farmi vedere in giro. Insomma, come il peggior adolescente, ma quasi trentenne.

A pensarci bene, un paio di fattori da cui dipende il periodaccio, oltre alla salute cagionevole e i problemi estetici ci sono, ma non è questa la sede per parlarne. Non ho sinceramente idea di quanto la situazione a cui ho accennato qualche post fa abbia contribuito, ma non lo escludo. Probabilmente dovrei vedere il dottore e parlarne con lui, ma al momento non me la sento particolarmente. E non so nemmeno quale sia di preciso lo scopo di questo post: magari solo fissare nella memoria un momento particolarmente brutto per potermi riguardare un attimo alle spalle quando sarà passato e starò meglio, così da apprezzare i progressi che avrò fatto.
Quando li farò.
Spero presto.
Questo mese di marzo ha fatto proprio schifo, ad essere sincero. L’unica cosa che l’ha scosso un po’ è stata la fotografia, come sempre. In effetti, non è sorprendente che, essendone rimasto temporaneamente privo perché il raffreddore non mi rende particolarmente fotogenico, le cose siano peggiorate ulteriormente. Vedrò di impegnarmi di più ad aprile.

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