Sunday 5 August 2007

Ritorno al Garden

Salve. Finalmente, eccomi tornato in Italia. Vorrei scusarmi per non aver più postato, ma le connessioni bielorusse sono lente e quando aprivo Splinder non mi caricava la finestra dove mettere il testo. Quando poi sono tornato in Italia, mi sono dedicato quasi interamente a mia gallery su DeviantArt, trascurando il Santuario. Ma ora che, essendo dal Procreatore, non posso dedicarmi alle foto, farò un aggiornamento con i fiocchi.

Se non sbaglio, vi avevo lasciati al mio giro per Minsk. Ad esso ne sono seguiti numerosi altri, e piano piano ho visitato la capitale. Domenica 15, invece, la Mater ed io siamo partiti per Grodno, dove lei avrebbe incontrato un’amica, ci siamo trattenuti due giorni, durante i quali ho visitato la città, assolutamente deliziosa. La primissima cosa che mi ha colpito è stata una piazza chiamata Bathoria. Ho in seguito scoperto che è stata intitolata a Stephan Bathory, un re di Polonia che aveva fatto di Grodno la sua sede ed era imparentato con la celeberrima Erzbeth! Dopo essere andato in visibilio,  ho subito comunicato la notizia a Giulietta, contagiandole la mia estasi quando le ho comunicato che il signore aveva studiato niente meno che all’Università di Padova! È un segno di Santa Erzbeth!
Grodno è altresì ricca di angolini caratteristici di cui non si sospetta nemmeno l’esistenza e che la stessa amica di mamma che ci faceva da guida non conosceva, come una magnifica sinagoga – attualmente in restauro – ed una chiesa protestante in stile neo-gotico, l’unico edificio tale che ho visto in Bielorussia, che con la sua decadenza mi ha ispirato un sacco di foto.

Da Grodno siamo andati direttamente a Krasnaja Volija, il paese dove è nata e cresciuta mia mamma, per visitare la tomba del nonno e i parenti, dove abbiamo trascorso una giornata. Da lì siamo tornati a Minsk.

Un paio di giorni a Minsk durante i quali mi sono ripreso dalle placche che mi ero beccato in treno, ed una nuova partenza, stavolta per San Pietroburgo. Questa città mi ha suscitato una ridda di sentimenti contrastanti. E, alla fine, il bilancio risulta sfavorevole.
Di San Pietroburgo mi sono piaciute un paio di chiese, la Fortezza dei Santi Pietro e Paolo, il Giardino d’Estate e l’Ermitage. Tutto il resto è da buttare. L’impressione generale di San Pietroburgo è quella di una cittadina di provincia che tenta di farsi promuovere a città importante esibendo marche straniere. Così, la via principale è interamente tappezzata di botteghe Gucci, Prada, Dolge&Gabbana, Dior e un botto di altri nomi francesi ed italiani che da noi sono sconosciuti ma li hanno negozi extralusso dove anche l’aria costa. Beh, scusate tanto se sono venuto a visitare una città russa! Per vedere Armani potevo anche starmene in Italia. In definitiva, San Pietroburgo è una città tamarra. E gli abitanti sono, alla meglio, poseroni, alla peggio truzzi. È deprimente vedere una bella ragazza con un corpetto ricamato in filo dorato abbinato a jeans perlati, sandali rosa shocking e auricolari con la musica tunz-tunz. C’erano innumerevoli  finti-emo in giro, e solo due o tre effettivamente tali. Per non parlare del traffico: i pedoni devono volare. Da una parte non c’è nemmeno mezzo sottopassaggio (cosa che a Minsk se non si trova ad ogni incrocio, poco ci manca), ma in compenso i “nuovi russi” (ovvero i nuovi ricchi, che sono d’un’ignoranza tale da suscitare perfino barzellette) ti mettono sotto con i loro macchinoni nonostante stia sulle strisce e abbia il verde. L’ultimo giorno mi sono talmente stufato di questa situazione che il tipo che ha provato a investirmi si è beccato al volo un centratissimo sputo in faccia dal finestrino aperto.

Insomma, fra burini della peggior specie, musica tunz-tunz, svastiche appese al collo come gioielli, macchinoni parcheggiati sul marciapiede e palazzi storici soffocati da pubblicità di marche straniere, l’arrugginita e trascurata scritta “Leningrado – Città Eroe”, residuo di un passato glorioso nel quale i Leningradesi hanno resistito alla fame più nera sino alla fine all’assedio dei nazisti, sembra una pietosa beffa.
Ma l’Ermitage valeva bene la pena di andare: è uno dei musei più sublimi che mi sia mai capitato di visitare. Tutto, dai ritratti della Famiglia Imperiale alle statue di Canova mi attirava come  una fiamma attira una falena. E anche Peterhoff, la residenza estiva degli Zar, poco distante dalla città, è stata una perla di raro valore, con i suoi giardini infiniti. Ho scattato tante di quelle foto che la mia gallery sta letteralmente scoppiando.

L’unica fregatura, però, è stata che al nostro ritorno, l’incantesimo di Minsk si è spezzato: ormai rimaneva troppo poco tempo per goderne appieno, e una certa impazienza di ripartire strisciava fra i nervi. Tuttavia, ho goduto di ogni singolo altro giorno che potevo trascorrere lì. E la mattina della partenza è stata bagnata da lacrime abbondanti.

Ed ora eccomi, a crogiolarmi nella nostalgia di quella che ho sentito come mia patria. Se solo non ci fossero ancora le radiazioni di Cernobyl, mi ci sarei fiondato anche ora a vivere.

3 comments:

  1. sì, ma quando continui? guarda che siam curiosi!

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  2. Scusa se nel primo commento non ho lasciato neanche un indirizzo.

    Sono Ginevra, l'amica darkettona di Giulia, ricordi no? U.U ùù

    Vabbé...

    se vuoi...: http://it.netlog.com/PiccolaStellaOscura

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