Thursday, 24 April 2008

Angoisse

Mi raccomando, ragazzi, prendetelo molto con le pinze quello che dice Kierkegaard, altrimenti si rasenta la patologia.
La voce di Monica che lo ha ripetuto una, due, tre volte. Ed è insolito che una professoressa di Filosofia metta espressamente in guardia contro un pensiero filosofico, di solito si aspetta che gli alunni lo assimilino per poter prendere una posizione critica a riguardo.
Ma non stavolta.

E il problema è che mi sento parecchio kierkegaardiano, ultimamente. Scelte. Angoscia. Grado zero.
Sto diventando molto passivo, attendo che gli eventi decidano per me. È come trovarsi all’inizio di un lungo budello infernale. Fino ad ora ho avuto la forza di addentrarmi sin dove la luce illumina appena la fredda roccia. Ma ho paura ad inoltrarmi più in profondità. Fintanto che sono ancora in penombra, tutto bene, nessun problema, vado avanti e indietro, rido, scherzo. Ma ogni volta che vedo più da vicino qualche rifrazione di quel nero profondo, mi spavento e vorrei scappare. Qualche volta tento di illuminarlo: spesso volentieri, spesso controvoglia, sebbene finga che la cosa mi faccia piacere.
Aspetto forse che sia la caverna a muoversi sotto i miei piedi? Probabilmente. E nel frattempo io resto fermo, al grado zero, in equilibrio fra le varie possibilità – in verità è una sola, ma io spero sempre ci sia anche la seconda – pronto a far cessare i rumori che mi costringono a voltarmi verso l’interno oscuro per potermi rivolgere nuovamente verso la luce.

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