E quando ritorno a casa la sera, il fiato corto per le innumerevoli scale e le mani che bruciano per il freddo tanto forte da dare la sensazione di sanguinare dalle nocche, mi strappo via la faccia in preda a una frustrata disperazione. E non provo alcun dolore: tutto il mio viso giace spalmato su un dischetto di cotone profumato di struccante e sporco di matita nera e correttore pallido. E allo specchio, al posto di una maschera di sangue e carne scorticata, c’è il viso anonimo di un ragazzino emaciato e scarno, insignificante, con due occhi rossi per il trucco, le occhiaie profonde, la pelle mangiata dalle macchie dell’acne e le labbra screpolate dal freddo.
Il viso di un estraneo. Non quello del bel fanciullo dagli occhi grandi ed espressivi esaltati dal contorno nero, con la pelle liscia e dal colorito uniforme che fa risaltare le labbra piene. Quello che sfila per la facoltà con i suoi bei jeans neri attillati, gli anfibi, la giacca eccentrica, la lunga sciarpa a righine e l’elegante basco nero. Quello che ogni giorno recita in una vuota parata ancora una volta caduta nel vuoto più assoluto.
Uno dei due è falso. In ogni caso, l’altro è un perdente.
Il viso di un estraneo. Non quello del bel fanciullo dagli occhi grandi ed espressivi esaltati dal contorno nero, con la pelle liscia e dal colorito uniforme che fa risaltare le labbra piene. Quello che sfila per la facoltà con i suoi bei jeans neri attillati, gli anfibi, la giacca eccentrica, la lunga sciarpa a righine e l’elegante basco nero. Quello che ogni giorno recita in una vuota parata ancora una volta caduta nel vuoto più assoluto.
Uno dei due è falso. In ogni caso, l’altro è un perdente.
Quasi commuove.
ReplyDeleteSo Esattamente come Ti senti.
ReplyDeleteE se entrambi vincessero???
ReplyDeleteUn abbraccio.
ReplyDeleteAbbiamo bisogno di parlare. Decisamente.
ReplyDeleteE sai di cos'altro? Di Venezia.