Sunday 1 September 2013

La soledad

Dare un titolo in spagnolo a un post lo rende automaticamente trash, ma visto che chiamarlo “la solitudine” avrebbe ottenuto lo stesso effetto a causa dell’ovvia associazione con Laura Pausini, ho deciso di optare per quella linguaccia così da omaggiare completamente la Depressifera citando addirittura la versione spagnola della sua infausta ballata.
(Fra le tante, io continuo sempre a sperare che Marco ci sia finito sotto, al treno delle 7:30 cuore di metallo senza animà; anche a costo di far fare ritardo a mezza Italia mentre la polizia ferroviaria raccoglie i suoi pezzi dai binari).

Mentre si chiacchierava con il famoso amico di famiglia che mi ospiterà a Trieste, nuovo compagno della mamma divorziata di una mia amica d’infanzia, per la prima volta nei diciotto anni che faccio parte di una “broken home” mi sono ritrovato davanti a come una donna divorziata affronta l’improvvisa solitudine. Non mi ero mai davvero soffermato a pensarci perché la Mater è sempre stata impegnata a tirare avanti nonostante i mille ostacoli, ma è decisamente vero che dopo la fine di un rapporto come il matrimonio deve essere difficile riadattarsi a non avere più qualcuno proprio con cui parlare. La Mater se la cava parlando con gli oggetti (per lo più minacciandoli quando non funzionano a dovere) e con la gatta, la sua amica invece parlando da sola e tenendo la tv in sottofondo anche quando fa le faccende in un’altra stanza. La tv che, nella fattispecie, ti fa compagnia anche se non le presti attenzione proprio perché ti fa sentire la voce di altri esseri umani.

A quel punto io, che ero tutto gongolante nella mia convinzione di essere al di sopra di queste scemenze da persone sociali, mi sono reso conto che no, non lo sono affatto. Perché a ben vedere, io non parlo da solo (non che mi risulti, per lo meno) e non tengo sicuramente la tv accesa in sottofondo dato che non ce l’ho proprio (né ne sento la mancanza). Ma è anche vero che ascolto ore e ore di musica – anzi, praticamente trascorro tutto il mio tempo libero senza fare altro (talvolta anche quello occupato, la tengo in sottofondo pure mentre studio). Che anche io, al di là del valore ricreativo dell’esperienza artistica, abbia bisogno di sentire la voce di qualche essere umano perché sotto sotto cerco compagnia, proprio come con la famosa tv?
Per quanto la prospettiva mi faccia accapponare la pelle, devo ammettere che ascoltare Nell mi fa davvero sentire bene come se ci avessi fatto due chiacchiere, per cui forse la teoria non è del tutto insensata.

Piuttosto, la cosa che mi lascia perplesso è invece che, pur di avere queste interazioni umane surrogate, tendo a evitare sistematicamente le persone in carne ed ossa. Tipo mangiare mentre le coinquiline hanno da fare per terminare in fretta e non rischiare di allungare a dismisura la cena in chiacchiere con loro così da tornarmene il prima possibile in camera, preferire la chat al telefono perché mi lascia le orecchie libere, o programmare a che ora uscire in base a quanti album voglio ascoltarmi al pomeriggio. Ma addirittura, la mia propensione per le relazioni a distanza deriva in buona parte da questo: il vedersi una volta ogni tanto, passare del tempo assieme, fare sesso, magari anche foto, ma per il resto sentirsi solo per via telematica così che io abbia tutto il tempo libero necessario da dedicare alla musica. Per questo che non riesco a concepire la convivenza con un ragazzo: dove lo troverei il tempo di fare le mie cose e ascoltare la musica? Ecco.
Quindi, o sono diventato talmente sociopatico che trovo la compagnia della musica più appagante di quella della gente, eccetto gli amici più stretti o i contatti telematici, o c’è qualcosa che non va nella teoria. O nella mia testa, che è più probabile.
Beh, se non altro queste conversazioni a senso unico non le intrattengo certo con la Pausini, per cui forse non sono del tutto da buttare.

3 comments:


  1. Anche io a volte trovo più appagante giocare a Dragon Age (ehm) che vedere persone vere, ma secondo me non è un male: insomma ci sono persone a cui piace stare sole, che preferiscono stare a casa a fare le loro cose invece di uscire con qualcuno, ma continuano a comunicare, anche se tramite pc, e tu comunichi tantissimo. Penso sia perché troviamo che sia un modo migliore di spendere il tempo, visto che le persone le possiamo sentire benissimo anche stando comodamente a casa a fare più cose. E' conveniente!
    Certo non avere fisicamente qualcuno che senta le parole che dici fa sentire un po' soli, ma per fortuna c'è la musica (io invece ho un fratello nella 'continuazione' della mia stanza).

    Ps: su Dragon Age puoi avere una storia con un uomo anche se sei un uomo. E' la prima ragione per cui ci gioco u.u

    (Erica)

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    1. Quoto. :) Io vado a periodi, ad esempio. E poi ho imparato che la solitudine fa sfidata e combattuta, non evitata.

      P.S. Anders è tipo la mia anima gemella! *__*

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  2. A) Trovati un musicista e/o cantante;
    B) Trovati uno simile a te e che quindi apprezzi la musica di sottofondo a tutto e magari l'ascoltare la musica insieme, in silenzio.

    Le soluzioni si trovano, anche se è già difficilissimo trovare un ragazzo appena decente. xD

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