Ci sono momenti storici in cui ti senti davvero orgoglioso del Paese in cui vivi o sei nato. E ce ne sono altri in cui te ne vergogni. E poi ci sono quelli, come ora, in cui non sai bene come sentirti. I peggiori, perché ti viene da metterti le mani nei capelli e non riesci ad accettare che la situazione sia talmente torbida da non fare nemmeno direttamente schifo.
Non sono ancora in grado di dare una valutazione di cosa sia, all’atto pratico, il DDL Cirinnà 3.0 che è passato in Senato ed è ora in discussione alla Camera. L’unica cosa certa è che in Italia, il paese dove tutti pensano ai bambini, a nessuno frega nulla di proteggerli – ma non è una novità, l’ho imparato sulla mia pelle già vent’anni fa. Del resto, stando a gente giuridicamente più competente di me, già nei matrimoni eterosessuali la stepchild adoption fila liscia solo in caso di vedovanza ma diventa estremamente farraginosa in caso di divorzio, e bisognerà mettere mano all’intera faccenda prima o poi. Per cui la speranza è l’ultima a morir… ah no, speriamo che siano i genitori delle famiglie arcobaleno, ché saranno gli orfani senza l’altro genitore biologico a essere nei casini più grossi.
Poi c’è l’altro nodo della questione, ovvero l’obbligo di fedeltà: sto leggendo tutto e il contrario di tutto, quindi cosa pensare in merito? È il superamento un retaggio anacronistico dei tempi in cui Sophia Loren veniva arrestata per adulterio che dovrebbe essere esteso anche al matrimonio? O è uno sputo in faccia ai froci che, notoriamente e ora ufficialmente, sono promiscui e non riescono a non cambiare pertica ogni tot settimane? Alfano è solo un idiota che non sa a cosa attaccars, o c’è davvero ragione di offendersi? E il resto di ciò che è passato (che, onestamente, è sempre stato il mio cavallo di battaglia nel discutere il matrimonio come istituto laico) vale la pena, o è solo un contentino per zittire i movimenti LGBT per i prossimi vent’anni?
E sì, Roma non è stata costruita in un giorno e, oggettivamente, qualcosa è meglio di niente: in quasi tutti gli Stati occidentali l’equiparazione totale è partita da quella parziale. Ma è davvero un primo passo? Considerando i tempi faraonici per fare qualsiasi cosa in Italia, la cosa non è incoraggiante. E questo “primo passo” la maggior parte delle democrazie occidentali l’ha fatto dieci, se non quindici o venti, anni fa: chi al giorno d’oggi non ha equiparato tutto è per lo meno già in dirittura d’arrivo. E c’è chi, non avendo fatto il primo passo a suo tempo, tenta subito il balzo al matrimonio egualitario. Insomma, non è tanto volere tutto e subito, è solo che un riconoscimento parziale è anacronistico per il resto del mondo e internet ci permette di sbirciare nel giardino dei vicini.
Ma onestamente, discutere di quanto il DDL Cirinnà 3.0 sia o meno utile è qualcosa che lascio a chi ha più competenze di me. Ciò su cui riesco a focalizzarmi è che, per l’ennesima volta, sono rimasto deluso dalla nostra classe dirigente. Anzi, stavolta più di ogni altra perché, per la prima volta in tanto tempo, ci ho creduto. Mi sono interessato, ho partecipato al dibattito, ci ho messo la faccia, ho apprezzato che ci fosse gente pronta a prendersi le responsabilità e fare le cose nonostante i bastoni fra le ruote. Mi sono davvero appassionato alla politica. Poi salta fuori che Grasso non aveva pensato di dire subito che il supercanguro non si poteva fare e viene da chiedersi se la bagarre che ne è nata non avesse il fine preciso di arrivare alla situazione attuale, in cui vincono tutti. Vince il PD, che ha fatto le unioni civili! Vince l’NCD, che ha salvato i bambini! Vincono la Lega e Forza Italia, che hanno smontato la legge! Vince il M5S, che ha tutti da incolpare! Insomma, è un capolavoro di inciucio politico che merita una coccarda. L’unica cosa che mi impedisce di vomitare è l’headcanon per cui Monica Cirinnà si sente amareggiata quanto me per il compromesso: se smetto di credere nella sua onestà e dedizione alla causa vuol dire che le ultime settimane della mia vita sono state tutta una bugia.
Mi ero detto che alle prossime elezioni avrei saputo chi votare. Che sì, nel PD ci sono i cattodem che ricattano e rallentano tutto, ma il fatto che si fosse esposto e volesse portare avanti il DDL nonostante tutto gli facesse onore, specie quando si è trovato completamente da solo per minchiate politiche. Ma poi niente: Grasso dormiva, Renzi è sceso a patti e ora abbiamo per le mani qualcosa che non si capisce bene cosa sia. Il solito lavoretto all’italiana. Per cui la mia speranza di non invalidare l’ennesima scheda perché a tapparmi il naso e votare qualcuno di cui non mi fido o che non mi rappresenta (ovvero tutti) non ci sto, puff, è sfumata. (Ammesso e non concesso che ci vada, a votare: nessuno si preoccupa di dare il diritto di voto ai fuorisede e io, i soldi dell’aereo per andare in Sardegna apposta per votare, non li caccio; specie ora che RyanAir ha smantellato tutto per via dell’aumento delle tasse aeroportuali voluto, indovinate un po’, dal governo).
Per cui no, non so cosa pensare. Non so come sentirmi. Non so per chi votare. Non so dove andare prima: Belgio o direttamente Norvegia? Tanto lasciare la barca prima che affondi sembra l’unica soluzione sensata.
Poi c’è l’altro nodo della questione, ovvero l’obbligo di fedeltà: sto leggendo tutto e il contrario di tutto, quindi cosa pensare in merito? È il superamento un retaggio anacronistico dei tempi in cui Sophia Loren veniva arrestata per adulterio che dovrebbe essere esteso anche al matrimonio? O è uno sputo in faccia ai froci che, notoriamente e ora ufficialmente, sono promiscui e non riescono a non cambiare pertica ogni tot settimane? Alfano è solo un idiota che non sa a cosa attaccars, o c’è davvero ragione di offendersi? E il resto di ciò che è passato (che, onestamente, è sempre stato il mio cavallo di battaglia nel discutere il matrimonio come istituto laico) vale la pena, o è solo un contentino per zittire i movimenti LGBT per i prossimi vent’anni?
E sì, Roma non è stata costruita in un giorno e, oggettivamente, qualcosa è meglio di niente: in quasi tutti gli Stati occidentali l’equiparazione totale è partita da quella parziale. Ma è davvero un primo passo? Considerando i tempi faraonici per fare qualsiasi cosa in Italia, la cosa non è incoraggiante. E questo “primo passo” la maggior parte delle democrazie occidentali l’ha fatto dieci, se non quindici o venti, anni fa: chi al giorno d’oggi non ha equiparato tutto è per lo meno già in dirittura d’arrivo. E c’è chi, non avendo fatto il primo passo a suo tempo, tenta subito il balzo al matrimonio egualitario. Insomma, non è tanto volere tutto e subito, è solo che un riconoscimento parziale è anacronistico per il resto del mondo e internet ci permette di sbirciare nel giardino dei vicini.
Ma onestamente, discutere di quanto il DDL Cirinnà 3.0 sia o meno utile è qualcosa che lascio a chi ha più competenze di me. Ciò su cui riesco a focalizzarmi è che, per l’ennesima volta, sono rimasto deluso dalla nostra classe dirigente. Anzi, stavolta più di ogni altra perché, per la prima volta in tanto tempo, ci ho creduto. Mi sono interessato, ho partecipato al dibattito, ci ho messo la faccia, ho apprezzato che ci fosse gente pronta a prendersi le responsabilità e fare le cose nonostante i bastoni fra le ruote. Mi sono davvero appassionato alla politica. Poi salta fuori che Grasso non aveva pensato di dire subito che il supercanguro non si poteva fare e viene da chiedersi se la bagarre che ne è nata non avesse il fine preciso di arrivare alla situazione attuale, in cui vincono tutti. Vince il PD, che ha fatto le unioni civili! Vince l’NCD, che ha salvato i bambini! Vincono la Lega e Forza Italia, che hanno smontato la legge! Vince il M5S, che ha tutti da incolpare! Insomma, è un capolavoro di inciucio politico che merita una coccarda. L’unica cosa che mi impedisce di vomitare è l’headcanon per cui Monica Cirinnà si sente amareggiata quanto me per il compromesso: se smetto di credere nella sua onestà e dedizione alla causa vuol dire che le ultime settimane della mia vita sono state tutta una bugia.
Mi ero detto che alle prossime elezioni avrei saputo chi votare. Che sì, nel PD ci sono i cattodem che ricattano e rallentano tutto, ma il fatto che si fosse esposto e volesse portare avanti il DDL nonostante tutto gli facesse onore, specie quando si è trovato completamente da solo per minchiate politiche. Ma poi niente: Grasso dormiva, Renzi è sceso a patti e ora abbiamo per le mani qualcosa che non si capisce bene cosa sia. Il solito lavoretto all’italiana. Per cui la mia speranza di non invalidare l’ennesima scheda perché a tapparmi il naso e votare qualcuno di cui non mi fido o che non mi rappresenta (ovvero tutti) non ci sto, puff, è sfumata. (Ammesso e non concesso che ci vada, a votare: nessuno si preoccupa di dare il diritto di voto ai fuorisede e io, i soldi dell’aereo per andare in Sardegna apposta per votare, non li caccio; specie ora che RyanAir ha smantellato tutto per via dell’aumento delle tasse aeroportuali voluto, indovinate un po’, dal governo).
Per cui no, non so cosa pensare. Non so come sentirmi. Non so per chi votare. Non so dove andare prima: Belgio o direttamente Norvegia? Tanto lasciare la barca prima che affondi sembra l’unica soluzione sensata.
norvegia! <3
ReplyDelete"L’unica cosa certa è che in Italia, il paese dove tutti pensano ai bambini, a nessuno frega nulla di proteggerli – ma non è una novità, l’ho imparato sulla mia pelle già vent’anni fa." Se non sono troppo indiscreto, posso chiederti a cosa ti riferisci?
ReplyDeleteHo iniziato a scrivere una risposta, ma è diventata mostruosamente lunga, così ci ho aggiunto un po’ di considerazioni generali e ci ho fatto un post a parte.
DeleteComunque, per riassumere, mi sono trovato in mezzo a un'estenuante battaglia per la custodia durante la quale il soggetto socialmente più debole – donna, straniera e senza famiglia alle spalle – l’ha spuntata solo dopo un lungo calvario. Non oso immaginare cosa un altro soggetto socialmente debole (un omosessuale) che, oltretutto, non ha diritti legali sul minore possa dover affrontare in caso di vedovanza. E ad andarci di mezzo saranno sempre e comunque i bambini.