Non c’è un vero motivo per cui oggi ho tutto questo mal de vivre. O, per lo meno, non uno che io riesca a identificare facilmente, che è il motivo per cui sto scrivendo questo post.
Camera mia è un disastro. Tornato a Trieste dopo tre mesi, ho avuto due giorni di tempo prima di partire per Lucca: troppa roba da preparare e zero tempo per riordinare e pulire. Tornato da Lucca, mi sono beccato l’ormai tradizionale raffreddore, che è degenerato malamente a causa dei tre mesi di polvere che si era accumulata: sono guarito solo quando ho ripulito almeno l’angolo del letto. Nel frattempo, ho raccattato un altro materasso da una piazza e mezza perché quello su cui dormo è praticamente inesistente, così li impilo uno sopra l’altro e starò più comodo: finché prima il coprimaterasso e ora un cambio di lenzuola non si asciugano, non posso rifare il letto e ho mezza stanza divorata dal caos.
In un angolo c’è il secchio col mocio, ché ho pulito la metà stanza libera, ma nell’altra, oltre al materasso, c’è ancora parte del pacco con i vestiti che mi sono spedito da giù e la valigia di Lucca (tolte le cose che ho mandato a lavare). Devo almeno togliere di mezzo il materasso per pulire e lavare quella parte di stanza, per cui stanotte il secchio dorme qui. Riordinare il macello di vestiti che invade in parte il pavimento e in parte l’altro letto è un pensiero piuttosto sgradevole. E ovviamente, finché non avrò finito anche con la lavatrice del nero, non potrò nemmeno ritirare lo stendibiancheria, che contribuisce, almeno visivamente, al disordine. Alla fine, credo che troverò un compromesso, ammasserò i vestiti sull’altro letto e mi occuperò solo della pulizia, non dell’ordine.
Il succo è che, come mi giro, c’è qualcosa da fare e sembra che, nonostante i miei sforzi, la situazione non riesca a tornare alla normalità. È solo un’impressione dettata dal fatto che, finché il bucato non si asciuga, ho le mani legate, ma anche se il tempo è qualcosa totalmente fuori dal mio controllo, il mio cervello non mi dà tregua.
Se non altro, buttando giù qualche riga per schiarirmi le idee sono riuscito a zittire la paura di andare a dormire. Quando ho delle incombenze che mi turbano, cerco sempre di rimandare il più possibile il sonno: la notte è come un magico momento di stasi, in cui non è giù più ieri, ma non è ancora nemmeno domani. Se vado a dormire, la stasi si rompe e, non appena mi sveglio, devo affrontare domani con tutte le cose che ho da fare. Non sono mai felice, nella stasi notturna, ma almeno posso far finta di essere sereno e privo di pensieri.
Vorrei poter controllare il tempo, castare una compressione temporale come Artemisia di Final Fantasy VIII per vivere in un eterno presente senza dovermi preoccupare di ciò che succederà in futuro.
Vorrei poter controllare il tempo, castare una compressione temporale come Artemisia di Final Fantasy VIII per vivere in un eterno presente senza dovermi preoccupare di ciò che succederà in futuro.
Che poi, che brutta parola, “futuro”.
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