Tolgo subito di mezzo quella che sarà l’opinione impopolare: grazie al cielo, basta con Wolverine. Hugh Jackman è fantastico nel ruolo, interpreta il personaggio alla perfezione, lo rende piacevole pur con tutti i suoi difetti, e in questi diciassette anni è diventato iconico… ma oltre a essere un geyser di soldi per la 20th Century Fox non ha molto da dire.
Il motivo per cui mi sono affezionato meno al franchise degli X-Men rispetto al MCU è che, dando così tanta prominenza a Wolverine, la 20thCF è finita a raccontare la stessa storia più e più volte. Tutti i film in cui Wolverine ha un ruolo centrale hanno la stessa trama: Logan è un Lupo Solitario Egoista™ ma con un cuore d’oro ben nascosto; Logan viene trascinato controvoglia nel conflitto; Logan manda tutti a quel paese e se ne va (o segue la sua sottotrama personale) perché è un Lupo Solitario Egoista™; il cuoricino di panna prende il sopravvento, Logan torna e si unisce alla lotta comune; bravo, Logan, hai imparato a non essere un Lupo Solitario Egoista™. L’ha fatto con gli X-Men, poi con gli X-Men, poi con gli X-Men, poi con Gambit & co, poi con la Jappominkia, poi con gli X-Men in loop temporale, e Logan ha esattamente la stessa trama, cambia solo il contorno. La lezione che impara è importante – nessun uomo è un’isola e fa star meglio lottare per gli altri che solo per se stessi – ma è
sempre la stessa. La impara e poi, a quanto pare, la dimentica, con la
crescita del personaggio che viene resettata ogni singola volta. Quanti altri film si possono fare andando avanti così?
Cioè, è chiaro che la priorità della 20thCF è far profitto sul Wolverine di Hugh Jackman piuttosto che produrre film interessanti su di lui (da cui il disastro che sono gli altri due solisti), ed è quindi comprensibile che Hugh abbia deciso di dire “ciaone” e abbandonare il ruolo. Ma l’ha fatto davvero col botto perché, tralasciando l’ennesima reiterazione della solita trama, il film è davvero solido, dà una chiara motivazione (se vogliamo, un’“evoluzione”) alla stanchezza esistenziale di Logan-Lupo Solitario Egoista™, e anche un senso di chiusura alla storia della “vecchia guardia”.
Pur riconoscendo i meriti del film, però, l’ho trovato deprimente su tutta la linea – proprio una di quelle volte in cui lasci il cinema con dentro il vuoto e un senso di sfiducia verso il mondo e l’umanità.
SPOILER ALERT da qui in poi.
Non tanto per Logan in sé: lui è sempre stato l’incarnazione del Mainagiona e della stanchezza esistenziale. Di diverso, stavolta, c’è la totale assenza della speranza che, incontrando gli X-Men, imparando a combattere con loro eccetera, le cose potranno cambiare: qui è semplicemente vecchio, avvelenato dagli impianti di adamantio, davvero stufo di lottare e sa che le cose potranno al massimo andare peggio. Però è sempre il solito stufato di pessimismo che conosciamo e non è quello che mi ha fatto male.
No, la parte che mi ha devastato maggiormente è stato il Professor X: colpito a fasi alterne dalla demenza senile, rimasto con solo due mutanti accanto, ridotto a sopravvivere mezzo drogato dentro una fottuta cisterna per l’acqua. Il grande idealista, la mente più brillante del mondo, il mentore, l’insegnante, il leader, con la sua bella casa spaziosa in cui ospitava i ragazzi e dava loro riparo e sicurezza e una famiglia, dimenticato dal mondo, nascosto dentro una fottuta cisterna per l’acqua. Con delle piante mezze malaticce che crescono sotto la luce artificiale fluorescente come unica cosa da fare tutto il giorno. I can’t even. Sul serio.
I… |
…can’t… |
…even. |
Non so perché, ma come situazione mi ha colpito molto più del bunker della timeline originale di Days Of Future Past. Forse perché è dannatamente più realistico.
Ma forse, il destino di Charles in particolare (e, in generale, Logan e la vecchia guardia dei mutanti) in questo film mi ha depresso tanto per ciò che gli X-Men rappresentano: la minoranza ingiustamente demonizzata, perseguitata come capro espiatorio per creare una narrativa del “noi contro loro” che dia coesione alla maggioranza e la distragga dai veri problemi; l’attivismo per rivendicare il diritto a esistere, per ricordare che siamo tutti umani, che tutti possiamo essere feriti.
Davvero è questo ciò che ci aspetta? Lottare tutta la vita, una battaglia dopo l’altra, una crisi dopo l’altra, una scusa per annientarci dopo l’altra, per poi finire ai margini della società, in una cisterna, a morire dimenticati o, al massimo, immolandoci per dare una possibilità alla prossima generazione che già nasce dovendo lottare, perché tanto per la nostra non c’è niente da fare?
Perché sì, il film ci prova a buttarcelo lì, quel brandello di speranza: Charles sa che ormai ha fatto il suo tempo e punta tutto sul mettere in salvo Laura, la prossima generazione di mutanti; e Laura e i suoi amici ce la fanno, fuggono in un posto che dà loro asilo e, si spera, protezione. Ma davvero non c’è speranza nel presente e il massimo che possiamo fare è sacrificarci perché forse in futuro ci sia una possibilità?
Mi piacerebbe pensare che sto leggendo troppo in profondità in un film in realtà superficiale ma, come ho detto, Logan non è X-Men Origins: Wolverine, né The Wolverine: è fatto con cura e cognizione di causa, rispettando la storia (in- e off-universe) degli X-Men; non è solo una scusa per marketizzare Hugh Jackman e infilarlo in qualche scena d’azione senza soffermarsi sul messaggio che Gli X-Men hanno sempre portato. Ed è questo che lo rende così deprimente.
Parlando sempre di cose tristi ma un po’ più facete (continuano gli spoiler), Sir Ian McKellen ci è rimasto male perché non l’hanno chiamato a fare Magneto. E io con lui, perché un Professor X dimenticato nella dannata cisterna e anche senza Magneto è doppiamente deprimente.
E comunque, che occasione si sono persi! Quanto sarebbe stata fantastica la scena della morte di Charles se ci fosse stato anche Erik, magari altrettanto ferito a morte, e avessero concluso la loro vita ditensione sessuale irrisolta cordiale rivalità ideologica allungandosi a sfiorarsi le mani prima di spirare tipo Sailor Uranus e Sailor Neptune? Ecco, una cosa del genere mi avrebbe distrutto, ma di feels, non facendomi sentire vuoto e senza speranza. Ah, dannati sceneggiatori.
Davvero è questo ciò che ci aspetta? Lottare tutta la vita, una battaglia dopo l’altra, una crisi dopo l’altra, una scusa per annientarci dopo l’altra, per poi finire ai margini della società, in una cisterna, a morire dimenticati o, al massimo, immolandoci per dare una possibilità alla prossima generazione che già nasce dovendo lottare, perché tanto per la nostra non c’è niente da fare?
Perché sì, il film ci prova a buttarcelo lì, quel brandello di speranza: Charles sa che ormai ha fatto il suo tempo e punta tutto sul mettere in salvo Laura, la prossima generazione di mutanti; e Laura e i suoi amici ce la fanno, fuggono in un posto che dà loro asilo e, si spera, protezione. Ma davvero non c’è speranza nel presente e il massimo che possiamo fare è sacrificarci perché forse in futuro ci sia una possibilità?
Mi piacerebbe pensare che sto leggendo troppo in profondità in un film in realtà superficiale ma, come ho detto, Logan non è X-Men Origins: Wolverine, né The Wolverine: è fatto con cura e cognizione di causa, rispettando la storia (in- e off-universe) degli X-Men; non è solo una scusa per marketizzare Hugh Jackman e infilarlo in qualche scena d’azione senza soffermarsi sul messaggio che Gli X-Men hanno sempre portato. Ed è questo che lo rende così deprimente.
Parlando sempre di cose tristi ma un po’ più facete (continuano gli spoiler), Sir Ian McKellen ci è rimasto male perché non l’hanno chiamato a fare Magneto. E io con lui, perché un Professor X dimenticato nella dannata cisterna e anche senza Magneto è doppiamente deprimente.
E comunque, che occasione si sono persi! Quanto sarebbe stata fantastica la scena della morte di Charles se ci fosse stato anche Erik, magari altrettanto ferito a morte, e avessero concluso la loro vita di
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