Ho notato che alcune persone sono rimaste perplesse da Belle che inventa cose nel nuovo La Bella e la Bestia. Ammetto che, finché non ho letto pareri in merito, non mi ci ero nemmeno soffermato. Del resto, anche nel film del 1991 Belle era un’intellettuale e un’innovatrice: Gaston rende palese che una donna acculturata non è la norma sociale vigente e lei è semplicemente troppo avanti per fregarsene.
Il nuovo approccio al personaggio rientra nella direzione generale del film, meno sottigliezza: il commento di Gaston non è abbastanza per il pubblico, bisogna proprio imboccarlo mostrando il maestro del villaggio che parte alla carica perché Belle sta – gasp! – insegnando a leggere a una bambina perché è troppo avanti, non tollera la discriminazione e vuole migliorare il mondo.
In questo caso, però, capisco perché si sia voluto sbattere in faccia il fatto che Belle sia una donna intelligente. Un po’ per renderla più attiva in punti chiave del film, come quando è rinchiusa durante il climax e se ne tira fuori da sola. Ma in gran parte, beh, per questo:
Complimenti, Jeff Hong: non hai capito un cazzo di Belle. |
Non entro nel merito dell’intera serie, o della validità dell’iconoclastia sull’infanzia altrui come metodo per attirare l’attenzione su argomenti di rilevanza sociale. In questo caso specifico, Jeff Hong ha toppato alla grande. D’accordo, è la Bella e la Bestia. D’accordo, lo dice anche la canzone: “Now, it’s no wonder that her name means ‘Beauty’, her looks have got no parallel”. Ma Belle che considera la chirurgia plastica? Bitch please, fra tutti i personaggi della Disney è probabilmente l’ultima che lo farebbe!
Belle è bella: ciò è costantemente sottolineato nel film. Dagli altri. Ma non è il tratto distintivo del suo personaggio. La sua bellezza è incidentale, serve come simbolo per fare da contrasto con l’aspetto mostruoso della Bestia. Ma lei non capitalizza sulla sua bellezza, non la sfoggia, non la coltiva se non con la cura basilare del corpo e non la ritiene qualcosa di fondamentale. Né su di sé, né negli altri, o avrebbe accettato la proposta di matrimonio di Gaston e non avrebbe dato una possibilità alla Bestia perché il suo carattere si è ammorbidito. Certo, immagino che, come tutti, sia contenta di non essere un roito, ma la bellezza è l’ultima delle sue preoccupazioni.
Inoltre, l’intero inizio del film è dedicato a mostrare quanto Belle se ne sbatta delle aspettative sociali. Non va bene che una donna legga? Che non partecipi ai pettegolezzi del paese? Che non penda dalle labbra di Gaston? Che difenda suo padre anche se è “eccentrico” per i tempi? Lei se ne frega, va avanti per la sua strada anche se questo le costa l’ostracismo del villaggio.
Perché mai, quindi, proprio Belle dovrebbe considerare la chirurgia plastica? Non si ritoccherebbe per sé, visto che l’esteriorità non è una priorità, né per conformarsi all’ideale comune di bellezza, visto che di ciò che pensa la società se ne infischia. Quest’immagine non ha senso.
Ma esiste perché ciò che la gente ricorda pensando a Belle è questo: è bella. Troppo stupidi per cogliere il messaggio del film, fanno esattamente l’opposto, si fermano alle apparenze senza preoccuparsi di indagare cosa c’è sotto. L’intelligenza, l’amore per la cultura, la forza di carattere, la furbizia, l’indipendenza, l’empatia, la capacità di vedere oltre le apparenze: a nessuno importa di questo. Belle è bella.
E in parte questo è colpa della Disney, di come marketizza il brand Disney Princess: sono belle figurine allineate, addobbate per fare la loro figura e stop. Belle ha sempre un’espressione civettuola e una rosa in mano, non un libro, perché lì non importa che la sua più grande passione sia la lettura, no, lei è bella, le rose sono belle, mi pare ci fosse una rosa nel film, va bene così.
Quando si pensa allo stereotipo della Principessa Disney, stucchevole, bella e vuota, si critica proprio quello presentato dal merchandising, che ignora per primo i film di riferimento. Perfino Cenerentola, in mezzo a sogni, sorrisi e sospiri d’ammoreh, è sassy A.F. e non perde occasione di rispondere a tono alla matrigna: non è la ragazzina ingenua e passiva a cui tutti pensano. In quella bella testolina ha carattere.
Da qui, la nuova Belle inventa cose. Si è preso un tratto fondamentale del vecchio personaggio – astuzia e intelligenza – e lo si è presentato al pubblico in maniera inequivocabile in modo che, uscendo dalla sala, si ricordasse non solo che Emma Watson è bella, ma che il suo personaggio ha inventato la lavatrice! In un clima mediatico in cui ogni singolo personaggio femminile deve essere un role model, non c’è posto per la sottigliezza, specie se la stessa compagnia genitrice rema contro per far soldi.
Oltre a questo, però, nell’altro post ho menzionato che nelle trasposizioni le opere vanno aggiornate per restare al passo con i tempi. Belle che inventa cose è di grande attualità.
Viviamo nell’epoca in cui prima le echo chamber su internet e ora perfino la politica danno voce agli ignoranti e incompetenti. Terrapiattisti, no vax, complottisti, antispecisti che frenano la ricerca scientifica, hipster che schifano le tecnologie di comunicazione, Selvaggia Lucarelli… c’è una grande sfiducia nella scienza e nella tecnologia – sebbene tutti quanti vivano una vita comoda godendosene i frutti – e una costante caccia agli intellettuali, a chiunque metta Tizio e Caia di fronte alla realizzazione della loro mediocrità. Inoltre, mentre sbrogliamo l’intricatissima matassa della parità sociale, uno dei fenomeni di cui ci siamo accorti è la resistenza degli ambienti scientifici stessi verso le donne: anche quello va affrontato iniziando dalle future generazioni di scienziati e scienziate.
Da una parte, quindi, Belle che inventa cose incoraggerà le bambine di oggi a seguire la loro passione anche se è la scienza e non la bellezza, e di fregarsene se il vecchio maestro del villaggio dice che non si fa. Dall’altra, vediamo le conseguenze dell’ignoranza che si arroga il diritto di agire con la sua paura dell’innovazione: quanto beneficio avrebbe portato all’intera comunità la proto-lavatrice inventata da Belle? No, loro l’hanno distrutta perché non la capivano, senza soffermarsi a valutare le conseguenze. Mostrare quanto questo sia sbagliato facendolo capitare a un personaggio con cui il pubblico empatizza è un’ottima mossa.
I motivi per cui nel 2017 Belle inventa cose, quindi, sono questi tre: per renderla più attiva nella storia, per sottolineare i tratti distintivi del personaggio oltre alla bellezza, e perché la nostra società, in questo momento, ha bisogno di persone intelligenti che trovano nuove soluzioni a vecchi problemi. Serve che loro abbiano una fonte di ispirazione, qualcuno che non è stato compreso ma se n’è fregato ed è andato avanti, e che Tizio e Caia vedano come la loro chiusura mentale può ferire gli altri e,alla fin fine, danneggiare se stessi.
Abbiamo bisogno di uscire da un cinema dove Belle, una principessa Disney, inventa cose.
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