Tuesday, 4 April 2017

Cambiamenti vari ne La Bella e la Bestia

Partiamo da un presupposto: per quanto sia venuto bene, non si può prendere un lavoro di due decenni e mezzo prima, rifarlo uguale pezzo per pezzo e proporlo così al pubblico contemporaneo. Nemmeno se cambia formato, che sia dalla pagina scritta all’opera, dalla musica allo schermo o, in questo caso, dall’animazione al live action. La Bella e la Bestia 2017 ha avuto bisogno di divergere da quello del 1991, che a sua volta si è distaccato dalla fiaba originale, che a sua volta aveva ispirato il film del 1946 da cui, per chiudere il cerchio, il film Disney del 1991 aveva preso in prestito qualcosa. Una storia si evolve, i gusti del pubblico cambiano, il messaggio può aver bisogno di essere aggiornato: è nella natura delle trasposizioni e non c’è necessariamente una versione migliore e una peggiore, possono essercene varie che, semplicemente, sono diverse.

In questo caso specifico, alcuni cambiamenti li hanno fatti perché la gente è stupida. Belle che fisicamente spinge il padre fuori dalla cella per prendere il suo posto? È per sottolineare ancora più chiaramente che decide di sua volontà di rimanere al castello quindi no, non è sindrome di Stoccolma, manica di idioti.
Altri invece hanno tratteggiato con più dettaglio cose che nella versione originale erano lasciati all’interpretazione (spesso carente) dello spettatore.

Prendamo la frase di Mrs. Potts sui servitori che sono stati maledetti perché sono parzialmente responsabili di come il principe è cresciuto. È chiaro che l’hanno messa per risolvere il “problema” del perché fossero stati maledetti tutti i castellani anche se non c’entravano… un problema che non è mai esistito.
La Bestia è stata maledetta per colpa del suo egoismo e della mancanza di empatia verso gli altri, fin qui ok. Ma sono difetti che non colpiscono solo l’egoista: finiscono per ferire tutti, soprattutto chi gli vuole bene. Ha perfettamente senso che anche i servitori fossero maledetti: è proprio quello che insegna alla Bestia (e al pubblico) che l’egoismo ha conseguenze concrete sulle vite degli altri, anche se non ce ne si rende conto. Alla fine lui capisce che dalla sua capacità di migliorare come persona dipende non solo la sua felicità, ma anche quella delle persone che ha più care, e rende ancora più profondo il suo dilemma.
Per come la vedo io, il punto era proprio che il suo comportamento ha avuto conseguenze su persone che non c’entravano niente. Forse una lezione troppo sottile per qualcuno, da cui questo piccolo “fix a plothole” che, comunque, non mi disturba più di tanto.

Altra cosa che non mi urta è come hanno espanso il rapporto di Belle e della Bestia: nel film animato è relativamente ben sviluppato, lasciano intendere che passa del tempo e che iniziano a conoscersi nelle piccole cose prima di sviluppare un legame, ma posso capire che un live action richieda qualcosa di più; il fatto che qui abbiano dedicato più tempo a loro, mostrato che condividono interessi (anche se… Romeo e Giulietta? Che palle!) e aggiunto la tragica perdita della madre come elemento in comune per empatizzare reciprocamente ci può stare.

Belle che inventa cose merita un post a parte, così come l’approfondimento del personaggio di LeFou. Di Gaston, invece, non so bene cosa pensare. Il sottotesto che si evince è che qualcosa non va in lui – probabilmente ha tendenze sociopatiche fin dall’inizio. Da una parte questo rende la sua progressione come villain meno improvvisa e più credibile: era già un violento con tendenze omicide e la faccenda con Belle ha sfondato una porta aperta.
Dall’altra, l’idea che fosse solo uno stupidotto pieno di sé che è snappato all’improvviso perché non otteneva ciò che si sentiva in diritto di avere era più interessante come commento sociale. Ho già parlato di come Gaston incarnasse non solo il peggio della mascolinità, ma anche la normatività sociale (basata su valori sbagliati) e l’intolleranza nei confronti del non conforme. La sociopatia del nuovo Gaston – o, comunque, il suo evidente gusto per la violenza – toglie potenza all’idea che la nostra società, quando si chiude su se stessa, può diventare dannosa verso qualsiasi cosa percepisca come “altro”, solo per il semplice fatto che se ne frega delle sue aspettative. Senza un vero motivo, senza segni premonitori, senza che magari sia violenta in nessun altro aspetto: quell’unica volta, se non può piegare ciò che si ribella, cerca di schiacciarlo. E mostrare che, nel concreto, a farlo può essere non solo il mostro, ma anche il ragazzo della porta accanto, popolare e abituato al successo ma normale, era un ottimo spunto di riflessione, secondo me.
Ma, di nuovo, probabilmente era troppo sottile per il grande pubblico.

E poi c’è il grosso cambiamento nel climax del film che proprio non mi è andato giù – uno che, fra l’altro, è stata una mera aggiunta e non “sistema” nulla: Evermore. NOPE. È tremendamente fuori posto.
Nel film del 1991, la scena di quando Belle va via è potentissima proprio perché è semplice: vediamo lei che cavalca verso il villaggio e sentiamo solo la Bestia che ruggisce dal dolore. Voglio dire, hai appena perso il tuo amore, la possibilità di ricominciare daccapo con la tua vita, la tua libertà, la tua umanità e anche quella dei tuoi cari: cosa fai? Ti butti a terra a piangere, non ti metti a cantare.
Nella versione del 1991 inizio a piangere quando comincia la scena del ballo, non smetto finché il film non è finito e crollo a pezzi proprio quando la Bestia lascia andare Belle. Qui… ho iniziato a piangermi via gli occhi durante il ballo, come sempre, ma quando è partita Evermore è sparita tutta l’emozione. Morta. Guardavo lo schermo con un’espressione sarcastica e aspettavo che la canzone finisse per tornare all’emozione del film. Poi ho ripreso a piangere e la scena in cui i servitori si trasformavano in oggetti inanimati mi ha devastato, ma Evermore ha stonato tremendamente e ha interrotto il flusso della narrazione. Male, malissimo.

Nel complesso, quindi, è fisiologico che ci fossero cambiamenti nel nuovo La Bella e la Bestia. Il fatto che molti siano nati come risposta diretta a critiche che il film del 1991 ha subito nel corso degli anni un po’ mi irrita perché significa che non tutti sono stati necessari (visto che il pubblico è stupido). Nel complesso, però, non urtano e solo Evermore spezza davvero il flusso del film.
Prossimamente, approfondirò alcuni spunti di riflessione che il film mi ha offerto.

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