Tuesday 10 April 2018

Don’t go gentle into that goodnight

Finalizzare il distacco non è mai stato il mio forte. Tecnicamente, io e Vanessa, la mia fidanzatina dell’infanzia, staremmo ancora insieme visto che non si è mai detto “Senti, lasciamoci” dopo che mi sono trasferito via in terza elementare. Ed è vero che in questo caso nessuno si è fatto male, la faccenda è morta e sepolta dato che non ci si è più visti negli ultimi vent’anni e, da allora, ognuno è andato per la propria strada (dovrei provare ad aggiungerla su Facebook, btw?) ma, nel corso della mia vita, la mancanza di chiusura ha portato a situazioni alla spinose, assurde, disastrose o anche solo vagamente fastidiose.

(Per inciso, che la chiusura non sia il mio forte è ovvio, visto e considerato che, a distanza di oltre vent’anni, la Mater e il suo Signor Ex ancora non sono in grado di racimolare quel briciolo di maturità e civiltà per comunicare direttamente senza me a fare da tramite, perfino su faccende di natura estremamente pratica; giusto oggi è stato lui a mandarmi a chiedere a lei una fattura sempre per gli stessi lavori, e seriamente, ragazzi, piantatela.)

Ora, per fortuna non tutti sono Quella Luana: non sempre lasciare un rapporto esausto a languire sullo sfondo, evitando di dire ad alta voce che è bello che finito, causa anni di disagio e stalking. Giovix è stato un po’ un’altra Vanessa: abbiamo iniziato a sentirci sempre meno, anche perché siamo cresciuti in direzioni molto diverse e in comune avevamo solo i ricordi dell’adolescenza, finché un giorno non mi sono più trovato fra i suoi amici di Facebook. Niente drama, niente ufficializzazioni, semplicemente ci siamo persi per strada, un’amicizia che è andata delicatamente verso la buona notte.
E poi ci sono situazioni che si ritrovano a metà fra Luana e Giovix. Amicizie bizzarre a più fasi, che iniziano ad assottigliarsi sempre di più finché non arriva un qualche litigio a distruggerle. E anche se poi ci si mette sopra una pezza perché è più comodo così che tenersi il broncio, le cose non tornano più come prima perché, semplicemente, non ne vale la pena. Non vale la pena di riparare una comunicazione che, a conti fatti, è sempre stata superficiale e selettiva, basata più sul condividere tossicità che sul costruire un rapporto. Nessuno dei due ci mette vero impegno, chi perché probabilmente non ne è capace, chi perché aveva sentito un vero e proprio sollievo dopo la rottura, è contento che i rapporti rimangano distanti e li ha riallacciati quel minimo solo per risparmiarsi sfuriate, frecciate, voci messe dietro e altre simpatiche cose che ha visto fare alla controparte.

Tutto considerato, quindi, mi fa strano esserci rimasto male di fronte all’ufficializzazione della fine di quest’amicizia. Sembrava quella che più probabilmente sarebbe scivolata silenziosamente verso la buona notte, e invece ha alzato la voce e fatto intendere che non ci sono più né confidenza né comunicazione, nemmeno finte. Il tempo è passato, ci si è allontanati – o meglio, la lontananza è diventata palese – e si è due perfetti estranei.
O forse sono sorpreso per l’improvviso moto di schiettezza da parte di una persona che non consideravo capace di esserlo. Magari è vero che tutti cresciamo e che prima o poi si riesce anche a fare a meno di maschere, sotterfugi e cose dette solo alle spalle.

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