A volte mi sembra di essere su delle montagne russe senza fine, in cui la vita prima mi lancia i limoni, poi mi dà lo spremiagrumi e pure lo zucchero per farci la limonata.
Se non si fosse capito, è l’ennesimo post in cui mi trovo ad affrontare una crisi che riesco a superare, e che poi si rivela non essere poi così male.
A questo giro è stato l’hard disk esterno, quello su cui tengo l’intero archivio delle mie foto compresi i CR2 (i file raw che escono dalla fotocamera) e i PSD, i pesantissimi file di Photoshop con tutti i livelli modificabili. Mi apprestavo a comporre Frozen, dopo anni e anni di attesa perché, la volta all’anno che nevicava a Trieste, io ero puntualmente in Sardegna. Ho giusto il tempo di copiare il titolo acquerellato sul computer e bam!, il disco esterno decide di morire. Dentro la testina tenta di leggere, non riesce, il computer non lo mostra, addio foto. E per “addio foto” intendo i file da cui avrei potuto ricavare le immagini a dimensioni originali in caso mi servisse stamparle (sul computer ho la versione a dimensione web). Addio anche a tutte le annotazioni per le foto che devo ancora scattare, le risorse per editare, tutto (tranne gli Infernal Lords, che ho in copia multipla ovunque).
Mi prendo qualche giorno per farmi coraggio, lo porto a un laboratorio qui in città, il tecnico mi dice subito che è un caso senza speranza: è partito, probabilmente l’unico modo per recuperare i dati è spedire il tutto a un laboratorio specializzato che apra l’hard disk in camera sterile, sostituisca il pezzo il tempo di estrarre i dati, per la modica cifra dai quattrocento euro in su. Comunque proverà a vedere lui.
Bam, limoni sparati in faccia.
La limonata è arrivata sotto forma di lui che mi chiama il giorno dopo, mi spiega che forzando un cortocircuito è riuscito a farlo ripartire per una finestra di tempo sufficiente a tentare di recuperare qualcosa. Corro a casa, recupero l’altro hard disk esterno, glielo porto, gli segno la lista delle cose prioritarie da recuperare e lui inizia il trasferimento. Non solo riesce a recuperare tutto, ma a casa scoprio che il piccolo bastardo ha ripreso a funzionare e mi ha permesso di recuperare anche la cartella che gli avevo detto di lasciar perdere perché era elefantina. Lieto fine.
Non so cosa pensare. È la vita che, buttandomi da una crisi all’altra, continua a mettermi alla prova per dimostrarmi che, mantenendo i nervi saldi, arrivo al punto in cui si trova una soluzione? Ok, d’accordo, ho capito che sono più forte di quel che sembra e trovo un modo di cavarmela, ora vorrei un po’ di tregua, grazie.
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