Friday, 16 April 2021

Something something social media

Potrei aver appena disinstallato Twitter dal telefono. Ops.
Sono ancora lì, profilo e tutto, e ho ancora l’accesso attivo dal computer, ma credo di aver bisogno di un bel periodo di detox. Che poi, per anni Twitter l’ho avuto ma l’ho a malapena usato; poi Trump si è preso il covid e mi sono fiondato lì per partecipare alla Schadenfreude collettiva. Poi ci sono state le elezioni americane, quel magnifico cassonetto in fiamme, e sembrava che non ne avessi mai abbastanza. Ho iniziato a twittare i miei “snarky one-liners”, ho sguazzato in quello di Mrs. Betty Bowers, America’s Best Christian, di Bette Midler e di vari altri, e pian piano è diventato l’ennesimo vizio, peggio delle app di dating.
Il problema è che come ambiente è fondamentalmente tossico, un po’ come Facebook, che frequento sempre meno, ma per certi versi ancora più esacerbato, forse per la limitazione dei caratteri con cui esprimersi.
Oh, e i cancel party. Mi si era rivoltato un pochino lo stomaco già per quello di Armie Hammer prima di scoprire che c’era del merito dietro; poi quello perfettamente immotivato a Tom Ellis (solo che un cancel party solo italiano lascia il tempo che trova); ora Lindsay Ellis, che è stata l’ultima goccia. Un paio di conversazioni sono degenerate in insulti e parolacce già alla prima risposta, mi è stato dato del subumano per aver fatto le condoglianze alla regina Elizabeth perché le è morto il marito… Quindi niente, per quanto mi piaccia andare a blastare in tempo reale i conservatori americani o i peggiori politici nostrani, mi sono reso conto io stesso di quanto già poche settimane di frequentazione abituale a novembre mi avessero reso più aggressivo e spietato: preferisco fermarmi prima che la cosa mi sfugga del tutto di mano.
Che poi, meno Twitter significa più Instagram, che non è molto meglio. Solo che il medium visuale si presta meno al flame gratuito (chi ha voglia di leggere le caption anyway?) e i commenti sono un filo più macchinosi, il che rende fruire di un feed infinito di contenuti meno tossico. Con le dovute precauzioni: è da qualche giorno che medito di fare l’ennesima pulizia di account di bellocci che non postano più che le solite, trite e ritrite thirst trap. Non c’è salvezza da nessuna parte.

Per quanto riguarda i crociati delle cancellazioni, comunque, trovo molto stupido ritrovarmi colpito dal fuoco amico, ma ancora non penso che pretendere responsabilità da parte degli altri sia una cosa intrinsecamente negativa. Poi c’è gente che usa questo ideale come scusa per dar sfogo alla propria aggressività ed evitare le ripercussioni morali delle proprie parole, ma lì c’è poco da fare. È ben diverso dalla gente la cui stessa ideologia consiste nel nuocere agli altri. Quindi no, questa lagna che si sta cercando di zittire tutto e tutti continua a essere una grossa scemenza.

Quanto a Twitter, ho silenziato le conversazioni in questione, fatto un ripulisti di risposte inutili, donato due spicci al GoFundMe della ragazza trans che mi ha insultato (per la soddisfazione che sappia che alla sua transizione ha contribuito anche un subumano che ha fatto le condoglianze a Elizabeth II; si può essere petty anche facendo del bene), bloccato di nuovo Rose McGowan per non essere tentato di incazzarmi per le stronzate che spara, e adesso penso che farò ciò che fa la gente sana e andrò solo a sbirciarci un po’ di porno ogni tanto. Per quanto abbia bisogno di una valvola di sfogo in questo periodo, ho più bisogno di ridurre la tossicità dell’ambiente che mi circonda.

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