“Poi, all’improvviso, il tempo si fermò. Sì: quella cosa cieca e dal respiro lento aveva smesso di strisciare, ed orribili pensieri, con il tempo morto, gli corsero agilmente di fronte, raccolsero un orribile futuro dalla sua tomba e glielo mostrarono.”
[ Il Ritratto di Dorian Gray, capitolo XII – Oscar Wilde ]
Anche la terza notte solitaria è passata. Tenebre viscose e appiccicaticce che scorrevano con la consistenza di cera fusa ma che si sta raffreddando e solidificando in un condotto stretto e freddo. È stata un’agonia, non vedevo l’ora che finisse, perfino un nuovo giorno sarebbe stato meglio, perfino Hegel con le sue astruserie, perfino matematica con tutte quelle assurdità mi avrebbero aiutato. Ho trascorso le prime due ore ascoltando gaiamente Monica che faceva per metà la spiegazione e per metà cionfra, poi la terza è stata animata dal conflitto con quello di latino per il fatto della conversione dei voti da decimi a quindicesimi. La quarta e la quinta ora, francese e di nuovo latino, le ho impegnate divorando letteralmente Zero della Yuki, e all’ultima, di matematica, sono perfino andato alla lavagna, pur di impegnare il cervello.
Zero aveva il suo profumo. Non ho sfogliato pagina senza che mi giungesse alle narici. Ormai, per me c’è quello, nella boccetta disegnata sulla copertina di dietro. E anche quando sono tornato a casa, in camera mia, l’aria ne era satura. Non faccio in tempo ad assuefarmene, che già ruotando il capo torna più intenso.
Mi sembra siano passati secoli da quando quel profumo è entrato nella mia vita. Ieri è stata una giornata di piombo, mi sembra di essere invecchiato di quindici anni o più (cosa che sarebbe utile, ora come ora, per i limiti prefissati). Il tempo è talmente tanto che da due giorni studio latino, a casa, invece che dedicarmi alle varie amenità cui ero avvezzo. Vi sembra possibile che io studi latino? Lo feci seriamente solo una volta, quando dovevo rimediarmi il 5 in Cicerone. E poi mi sono dato a Nana, e poi ho provato a dormire un po’. Senza, peraltro, riuscirci: il mio cervello era costantemente in attività, vagliavo ogni possibile scusa plausibile per una telefonata. Perché sono egoista e vano, e per me sarebbe un dramma stare anche solo un giorno senza la sua voce. Il suo ultimo post è stato una manna dal cielo, lo ammetto candidamente. Avevo paura a leggerlo da solo, ed ecco la scusa buona. E ora? Che faccio? La frase con cui ha riattaccato la conversazione mi lascia un margine di speranza che le ore di buio di stanotte si riducano. Senza quella, mi sarei risolto a prendere della valeriana, o perfino un sonnifero chimico. Improvvisamente, ventiquattr’ore sono troppe, troppe. Non so che farmene, c’è troppo tempo in cui il cervello ha modo di pensare. Devo ammazzare il pensiero, devo intossicarmi d’arte, di qualsiasi cosa, fosse anche tirare fuori i Pokémon sul GameBoy, fosse anche attaccarmi a guardare Streghe dalla mattina alla sera. Fosse anche studiare latino.
Zero aveva il suo profumo. Non ho sfogliato pagina senza che mi giungesse alle narici. Ormai, per me c’è quello, nella boccetta disegnata sulla copertina di dietro. E anche quando sono tornato a casa, in camera mia, l’aria ne era satura. Non faccio in tempo ad assuefarmene, che già ruotando il capo torna più intenso.
Mi sembra siano passati secoli da quando quel profumo è entrato nella mia vita. Ieri è stata una giornata di piombo, mi sembra di essere invecchiato di quindici anni o più (cosa che sarebbe utile, ora come ora, per i limiti prefissati). Il tempo è talmente tanto che da due giorni studio latino, a casa, invece che dedicarmi alle varie amenità cui ero avvezzo. Vi sembra possibile che io studi latino? Lo feci seriamente solo una volta, quando dovevo rimediarmi il 5 in Cicerone. E poi mi sono dato a Nana, e poi ho provato a dormire un po’. Senza, peraltro, riuscirci: il mio cervello era costantemente in attività, vagliavo ogni possibile scusa plausibile per una telefonata. Perché sono egoista e vano, e per me sarebbe un dramma stare anche solo un giorno senza la sua voce. Il suo ultimo post è stato una manna dal cielo, lo ammetto candidamente. Avevo paura a leggerlo da solo, ed ecco la scusa buona. E ora? Che faccio? La frase con cui ha riattaccato la conversazione mi lascia un margine di speranza che le ore di buio di stanotte si riducano. Senza quella, mi sarei risolto a prendere della valeriana, o perfino un sonnifero chimico. Improvvisamente, ventiquattr’ore sono troppe, troppe. Non so che farmene, c’è troppo tempo in cui il cervello ha modo di pensare. Devo ammazzare il pensiero, devo intossicarmi d’arte, di qualsiasi cosa, fosse anche tirare fuori i Pokémon sul GameBoy, fosse anche attaccarmi a guardare Streghe dalla mattina alla sera. Fosse anche studiare latino.
You're not alone.
ReplyDeleteNo matter what they tell You: You're not alone.