Thursday, 27 March 2008

Downfall? Not really

Credo di poter affermare che, a questo giro, me la sto cavando meglio. E la cosa lascia perplesso me, per primo.
Dopo un lunedì divorato dall’angoscia ed un martedì da statua vivente, è dal mercoledì della settimana scorsa che il mio umore levita tre metri dentro un melo, incurante del tempo atmosferico, scheggiato solo da momentanee cadute dovute principalmente ai cali di zucchero.
Ale, ma che diavolo hai? Non dovresti essere, che so, depresso, triste, sentire una sensazione di vuoto incolmabile, soffrire, piangere? Continuo a ripetermelo, sconcertato, ed anche leggermente disgustato. Disgustato perché è evidente che c’è qualcosa che non va. Perché l’aggettivo che per istinto so descrivere come mi sento in questo momento è leggero. D’accordo, potrebbe essere merito delle vacanze di Pasqua che mi hanno permesso di tirare fino a tardi la notte, di svegliarmi quando volevo e quant’altro, ma è anche vero che per questo motivo mi ritrovavo con tanto tempo da buttare e non l’ho guastato minimamente. Mi aggiravo per casa canticchiando allegramente canzoni del calibro di Lacrymosa, Bye Bye Beautiful, Tourniquet, Bless The Child, SaturnineCloud Nine (sì, insomma, tutta robbina allegra e leggera) accanto ad altre davvero allegre, o, per lo meno, ritmate, saltellando e ballicchiando qua e là. Inoltre, scrivo che è una meraviglia, mi vengono in mente delle scene grandiose e delle idee per andare avanti, così che la mia storia ha subito un tale sviluppo della trama e molti dettagli che prima non erano chiari vanno definendosi. Sono molto soddisfatto del fatto che Dorian e Frisson abbiano assunto una loro vita propria e stiano andando avanti a gonfie vele. Li amo alla follia, e mi sento come un papà orgoglioso che vede i suoi bimbi felici. Mi è perfino venuto in mente un titolo da dare al racconto.
L’aria disseta. Respirare è davvero piacevole. Sì, l’aria disseta, è fresca e leggera, priva di quell’umidità opprimente o di quella densità schiacciante. Entra fresca nei miei polmoni, che sono tanto larghi da sorprendermi. Respiro profondamente e provo piacere, sento la freschezza e la leggerezza. I don’t need to touch che sky, I just wanna feel that high. Il mio mondo sta in questa frase. That high ci sono, eccome, e mi sento come un palloncino gonfiato ad elio. Se durante le vacanze avesse fatto caldo e bel tempo sarei uscito a fare delle foto con una certa maglietta che non vedo l’ora di indossare senza felpa.

C’è anche un rovescio della medaglia, però. Sono diventato totalmente insofferente a qualunque tipo di zavorra, senza distinguere se sia la scuola, la tesina, una persona che uso due volte e di cui mi stanco, gli orari. Ora che fluttuo sopra i tetti non voglio tornare ad indossare le cavigliere di piombo, il che mi provoca qualche problemino. Per esempio, il pensiero di dovermi svegliare per andare a scuola mi priva del sonno. Sono due notti di fila che vado avanti a pillole di valeriana senza il benché minimo risultato. Ad una certa, mi scoccio, mi alzo, afferro l’iPod, metto How To Measure A Planet? dei The Gathering, che dura mezz’ora così non mi sconvolge il numero degli ascolti, metto l’illuminazione permanente e leggo clandestinamente in cerca del sonno. Nemmeno l’autoerotismo multiplo mi aiuta a prendere sonno, il ché è seccante. In compenso, non sogno. L’unico sogno che ho fatto da una settimana a questa parte era di essere baciato da Tim degli Evanescence, a cui poi chiedevo se mi passava tutti i demo della band dietro promessa che non li avrei divulgati pensando “Però dai, a Veronica li do!”. Comunque, spero che si tratti solo di un’inversione del ritmo sonno-veglia dovuta alle vacanze e che poi il ritorno a scuola o la stanchezza post-gita-scolastica (in Emilia-Romagna, ergo via libera ad incontrare la Nipota & co!) la facciano passare.
Un altro problema è il cibo. Sono dimagrito da far spavento (me l’ha fatto notare stamattina la prof di storia), e non riesco a capire perché. La mattina la colazione la infilo controvoglia, a pranzo vinco i conati per infilare un intero piatto di pasta nello stomaco, a cena nascondo e butto metà della carne. Cristo, con tutte le cose che potevano rimanermi, oltre a pizza e fichi, piciuì et similia, dovevo beccarmi proprio i problemi alimentari? Anche qui, si spera dipenda dal ritmo sballato dalle vacanze, ma sono meno ottimista a riguardo. Magari sto somatizzando fisicamente e non sto male mentalmente per questo, ma a questo punto, chissene, veramente. L’umore ottimo me lo voglio tenere. La cosa che mi sconvolge maggiormente è che non è una posa: ci sono momenti in cui cerco con furia dentro di me la falsità della mia allegria, in cui cerco di vedere a partire da cosa l’ho costruita, senza alcun risultato.

Una sola cosa mi dispiace: sto talmente bene da non aver ancora trovato la voglia per lottare per quella cosa a cui tengo tanto. Sì, ne vale la pena… ma me ne occuperò fra un po’.

1 comment:

  1. dopo questo non posso che.. grrr! >.<



    [gin tende le mani per stringolare il gracile collo di ale]



    e non me ne pento. senza pietà.

    annullato il patto.

    TUOMAS E' ETERO, credimi. u.u



    e i demo li prendo tutti io.



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