Saturday 2 October 2010

Theatre of Tragedy: Meet & Greet

Il primo vero giorno a Stavanger comincia con una colazione di buon’ora nel bed and breakfast dove io e Simon alloggiamo. Dato che il cibo in giro è piuttosto costoso, ne approfittiamo per fare il pieno ora che è tutto compreso nel prezzo. Per la mia gioia, fra le bustine di tè proposte c’è anche l’Earl Grey: la giornata è salva e posso aspettarmi che tutto vada per il meglio.
Finita la colazione, ci prepariamo e andiamo a fare un giro per Stavanger sotto un cielo soleggiato. La città è abbastanza piccola ed è molto facile muoversi anche a piedi, e sebbene le vie sembrino un po’ tutte uguali, non ci si può perdere nemmeno volendo. L’idea principale è quella di trovare un supermarket dove il cibo non costi uno sproposito, un negozio di musica dove ficcanasare e possibilmente qualche ristorante economico. Alla fine del lungo giro, ciò che troviamo è ben altro: attaccato ad una cabina elettrica c’è infatti un poster che annuncia il concerto dei Theatre of Tragedy; è vecchio, tuttavia, dell’era di Storm, con questa bella foto stampata sopra:

 
Inutile dire che, sebbene Simon non sia d’accordo, mi precipito a staccarlo e arrotolarlo: una simile rarità non me la lascio sfuggire per nulla al mondo. Dopo questo episodio di vandalismo gratuito facciamo il giro del porto e ci addentriamo nel centro storico della città. Le casette in tipico stile norvegese, in legno dipinto di bianco, rendono questa parte di Stavanger irreale, quasi fosse il set nemmeno di un film, ma addirittura di un cartone animato. È mentre guardo tutto questo con gli occhi che brillano che rimpiango ancora una volta che la mia cara Ayl non sia con me: vista così la città offre spunti solo per foto turistiche, ma contestualizzandovi una modella sarebbe potuto uscire qualcosa di sensazionale.
Dopo aver girato a sufficienza e aver lasciato il poster in albergo, ci addentriamo di nuovo nel cuore della Stavanger commerciale è troviamo non solo il supermercato, ma anche un ristorante cinese abbastanza economico e il tanto agognato negozio di cd. Purtroppo, in questo la patria dei Theatre of Tragedy non si è rivelata all’altezza delle mie aspettative: niente Kari Rueslåtten, che speravo davvero di trovare (ma in compenso c’è Tiziano Ferro!), e nella sezione metal ci sono solo cose che avevo già, a parte Rubicon. A questo proposito, in Norvegia i cd non sono incellofanati, così ho avuto modo di dare uno sguardo al suo interno, con l’ovvia conseguenza che ho deciso che, dovesse anche piacermi se e quando l’ascolterò, quel robo mi rifiuto di comprarlo. Davvero, il booklet è un’oscenità, come grafico amatoriale non posso permettermi di sprecare soldi su una cosa del genere! (Poi il fatto che Meri sia indecente a livello visivo non aiuta, ma nemmeno Vibeke avrebbe salvato quella roba dal cestino).
Appena usciti, ci accorgiamo di una cosa abbastanza ironica: poco lontano ci sono due ragazze che distribuiscono pacchetti gratuiti di fazzoletti Cleanex ai passanti. La domanda sorge spontanea: si sarà mica sparsa la voce di ciò che succederà l’indomani e gli abitanti di Stavanger stanno correndo ai ripari? Molto probabile, e noi accettiamo di buon grado il regalo, dato che ne avremo sicuramente bisogno.
Dopo aver pranzato nel ristorantino, che si rivela essere piuttosto buono, io e Simon incontriamo Eva e Andreas (aka Mommy e Daddy), i quali ci annunciano che Hein, il batterista dei Theatre of Tragedy, si sarebbe presto unito a noi per un caffè. Mentre lo aspettiamo, Andreas fa una capatina in hotel a prendere la birra ultra-speciale che ha comprato per lui, mentre noi tre visitiamo l’interno della bella chiesa in stile Neogotico davanti alla quale ci troveremo con Hein. Il musicista arriva puntuale con appresso la figlioletta nel passeggino, e dopo il momento dei saluti, ci accompagna in un delizioso localino dalle estetiche di palese ispirazione Art Nouveau, con tanto di candele sui tavoli (candele, eh, non lumicini). Mentre gli altri quattro prendono il loro caffè, io prendo ovviamente una tazza di Earl Grey, e nel frattempo partono le chiacchiere libere con Hein.
Veniamo così a sapere che una volta che tutte le questioni riguardanti il DVD saranno concluse, inizierà a lavorare ad un progetto in cui ha già le mani in pasta che comprenderà l’ex-chitarrista dei Theatre of Tragedy Tommy Olsson, quello attuale Frank e vedrà Nell alla voce; purtroppo ci annuncia anche che Kristian Sigland e Nell hanno deciso di porre fine ai The Crest (per lasciarsi alle spalle la scomoda label), ma hanno già in cantiere un nuovo progetto, che vedrà ugualmente la sua partecipazione, come guest, o chissà, magari in via definitiva. Inoltre, Nell ha collaborato nuovamente con i Dark Tranquillity registrando delle parti vocali accompagnate da un video che verranno utilizzate nel tour della band (anche se non ho capito se per Insanity’s Crescendo o per un’altra canzone). Insomma, nonostante nel giro di quarantott’ore i Theatre of Tragedy non esisteranno più, non si può certo dire che lasceranno un vuoto assoluto dietro di loro. Sul concerto, il batterista ci conferma che suoneranno tre tracce in più rispetto alla setlist londinese, e ci racconta divertito che avevano anche provato qualche volta una cover di Toxic di Britney Spears, sebbene alla fine ci avessero ripensato (peccato, ci sarebbe stato da ridere!). Finite le nostre bevande, andiamo a prepararci per l’evento del giorno: il meet & greet in sala prove fra la band e gli utenti del forum. La serata si preannuncia lunga e ricca di sorprese.
Recuperato tutto l’autografabile in albergo, io e Simon raggiungiamo Eva ed Andreas, e prendiamo con loro un tassì per la sala prove. L’autista è un inetto di proporzioni ciclopiche (non a caso ci appesta con la sua stupida musica hip-hop), e riesce a portarci esattamente nella direzione opposta a quella giusta, perdendosi quattro volte anche quando finalmente si decide ad accendere il benedetto navigatore satellitare (nonostante tutti e quattro gli indicassimo la strada). Alla fine, comunque, riusciamo ad arrivare a destinazione tutti interi, paghiamo un forfait per la corsa (e ancora mi chiedo perché) e troviamo ad accoglierci Hein, che ci accompagna giù, dove gli altri ci aspettano. La sala prove è la stessa utilizzata dai Tristania, quindi accanto ai poster con i Theatre of Tragedy sono costretto a vedere anche la faccia di Meri, ma sinceramente m’interessa poco: Nell sarà lì da qualche parte, e il mio cuore è tutto suo. Beh, di certo arriverà a momenti, visto che nella sala, oltre agli altri strumentisti della band ci sono solo alcuni altri membri del forum. Saluto Lorentz, Vegard e Frank (che si ricordano di me da Londra), conosco finalmente di persona con i ragazzi con cui ho interagito per via testuale e, voltandomi verso la porta, finalmente vedo la bella cantante, vestita tutta in nero con un maglioncino a maniche lunghe, una minigonna pieghettata in ecopelle, collant, scaldamuscoli e stivaletti. Ci salutiamo con un abbraccio entusiasta, poi mi accorgo anche di Raymond e mi dedico un po’ a lui.
Mi vado a sedere su uno dei divanetti e aspetto che la festicciola entri nel vivo, visto che per ora siamo tutti un po’ timidi e ognuno sulle sue. Fortunatamente, Hein torna a salvare la situazione portando cinque grandi pizze e mostrandoci le birre. Gli stomaci si riempiono, l’alcool inizia a circolare nelle vene e finalmente il party può decollare. Saluto gli utenti di Pages of Tragedy man mano che arrivano, parlo un po’ con i due chitarristi e poi, vedendo che il posto accanto a lei si è liberato, finalmente raccolgo il coraggio e mi avvicino a Nell. È un po’ come a Londra: nonostante la mia timidezza lei riesce subito a mettermi a mio agio, e iniziamo a chiacchierare del più e del meno, a partire dal fatto che la sua caratteristica pettinatura è frutto più o meno del caso e di tante forcine e lacca, che per l’indomani ha ingaggiato una truccatrice e parrucchiera professioniste vista l’occasione del DVD e che indosserà vestiti sobri, continuando con la conferma dello scioglimento dei The Crest, la sua nuova collaborazione con i Dark Tranquillity e la verità dietro quella con gli Alight. A quel punto, Hein porta un po’ di regalini per noi: alcuni poster e le sue bacchette e le pelli di tamburo usate (e sì, parlando di pelli qualche battuta su certe rughe è volata). È dunque l’inizio della signing session, e io vado a recuperare il mio materiale. A fine serata mi trovo con i booklet di Letters From Fire, Cassandra e Der Tanz Der Schatten, quello di Forever Is The World di Fra, il mio vinile, i due poster, la pelle di tamburo, la bacchetta e una foto autografati (sulla pelle di tamburo Frank ha disegnato anche la sua celeberrima Metal Cow, un pezzo immancabile per la mia collezione!). Nel frattempo parlo un po’ anche con Xavier e Peggy, due utenti storici della board, ed altri arrivano portando regali. È meraviglioso vedere quante persone di quanti Paesi diversi si siano riunite in quella sala guidate da una passione comune: come il giornalista del quotidiano di Stavanger presente all’incontro scriverà poi nell’articolo, Brasile, Messico, Germania, Italia, Danimarca, Svezia, Russia sono solo alcuni dei Paesi da cui proveniamo.
Quando poi le missioni cibo, alcool, autografi e regali sono state completate, it’s show time: la band raggiunge gli strumenti e improvvisa un mini-live per noi. Le canzoni che suonano, fra una risata e l’altra, sono A Rose For The Dead, Hide And Seek, Ashes And Dreams, And When He Falleth e Hollow. Purtroppo niente cover di Toxic (anche se Nell ridacchia quando la propongo), ma il mini-live è più che soddisfacente.
Fra una chiacchiera e l’altra si fa tardi: la mezzanotte è ormai vicina, e siamo tutti ben consci del fatto che i ragazzi saranno super-impegnati l’indomani. È Frank ad annunciarci che è ora di ritirarci, ma lo fa in un modo del tutto inaspettato, ovvero imitando Günther. Hein gli fornisce “ze biit”, Lorentz improvvisa una melodia techno alla tastiera e il bel chitarrista canta Ze Fisch, ovvero essenzialmente che dobbiamo toglierci dalle scatole, impreziosendo il tutto con un “Isch liebe disch, oh oh oh oh” in falsetto di più che palese ispirazione. Riusciamo a guadagnare un altro po’ di tempo con una foto di gruppo, ma inevitabilmente arriva il momento dei saluti.
È troppo per me: la consapevolezza che la band ha poco più di ventiquattr’ore di esistenza prende il sopravvento a tradimento mentre sto salutando Nell, e le prime lacrime di quella che so essere una lunga serie iniziano a scendere. Nell mi spupazza un po’ per consolarmi, cercando di trattenersi a sua volta (al che le do l’utile suggerimento di usare del make up waterproof il giorno dopo, e lei si ricorda di doverlo ancora comprare: Alessandro saved the day), dopo di che passo a salutare gli altri (riuscendo fortunatamente a moderare l’attacco di pianto), fino a quando non usciamo dalla sala prove e andiamo in cerca di un mezzo di trasporto affidabile per tornare in città.
Salutiamo per l’ennesima volta la band, e solo Vegard resta a farci compagnia, dato che è visibilmente alticcio e ha saggiamente deciso di farsi venire a prendere dalla fidanzata. Nel vedermi ancora sull’orlo dei singhiozzi, decide di consolarmi a modo suo e mi affibbia un bacio (a stampo) sulle labbra, salvando definitivamente la serata (I kissed Vegard and I liked it, hope his girlfriend won’t mind it). Alla fine, sua moglie arriva e dà un passaggio anche a Eva, Andreas, Simon e Me, tutti stipati sui sedili posteriori. Eva ed Andreas pianificano di sequestrare Vegard e ricattare la band minacciando di rispedirlo indietro pezzo per pezzo se non ci ripensano sullo split, ma quando la macchina ferma davanti al loro albergo e il povero chitarrista apre lo sportello per sboccare decidono saggiamente che forse è meglio spedirlo dritto a nanna. Salutiamo tutti e andiamo a cazzeggiare un altro po’ assieme, prima che io e Simon decidiamo di ritirarci in cerca di riposo. È questa la conclusione di una giornata all’insegna dell’allegria e della spensieratezza, la calma prima della tempesta. Mai come oggi ho vissuto il presente cercando di cacciare il pensiero del futuro il più in fondo possibile nella mia mente, e devo ammettere che alla fine ho trascorso un momento di beatitudine perfetta.

No comments:

Post a Comment