Tuesday 2 November 2010

Lucca Comics and Games 2010

Questo Lucca Comics è stato parecchio strano, a dirla tutta. Tanti alti, tanti bassi, questi ultimi più per circostanze esterne, e non è facile dire quanto mi sia divertito alla fine. Tanta pioggia, troppi disagi con Trenitalia, poche biglietterie rispetto alla gente che c’era non hanno aiutato a rilassarsi, ma d’ altra parte ho anche incontrato un sacco di persone e fatto la mia dose di acquisti, per cui il bilancio è comunque positivo e sono già in lizza per l’anno prossimo.

Prima di Lucca, in realtà, la mia avvenutra mi ha portato a fare una sosta di qualche ora a Padova dalla mia cara Giulia, che dovevo assolutamente fotografare per il progetto degli Infernal Lords. La visita è stata estremamente piacevole, anche perché non ci vedevamo da almeno tre anni (nonostante le mie continue promesse, regolarmente disattese, di scendere presto a Padova; ah, sono pessimo!), e in tutto questo tempo sono cambiate tantissime cose. Giulia è davvero sbocciata, è diventata una bellissima ed elegante fanciulla da far invidia a gran parte delle sue coetanee. Santa Bathory sarà fiera della sua pupilla, non c’è che dire!
Ad ogni modo, finite le foto siamo dovuti correre nuovamente in stazione, dato che io dovevo proseguire per Ferrara, dove sarei stato, come da tradizione, ospite della Nipota, con la quale sarei partito per la Toscana il giorno dopo. Per arrivare da lei c’è stata una specie di odissea per le vie di Ferrara, durante la quale ci sono state le comiche, con me che sono sceso troppo presto mentre in realtà “ No! Non dovevi scendere a quella, dovevi scendere alla rotonda giusta! Quella dopo la farmacia giusta!”, quoth la Nipota. Arrivato alla farmacia in questione, ero tentato di entrare e chiedere: “Scusate... è questa la farmacia giusta?”, ma un ragazzo con in testa un cilindro che entra e fa una domanda del genere sarebbe stato a rischio sedativi, quindi ho lasciato perdere. Quest’anno niente lotta per riordinare la sua libreria (sebbene ne avesse molto più bisogno dell’anno scorso), anche perché entrambi eravamo piuttosto stanchi, per cui ci siamo coricati subito dopo aver sbrigato le rispettive faccende online. Il viaggio del giorno dopo si è svolto in tutta tranquillità nonostante fossimo a rischio sciopero di Trenitalia (sebbene noi ci stessimo muovendo ancora in orario sicuro), e abbiamo trovato tempo piacevole, abbastanza tiepido, e nemmeno troppa coda per prendere i biglietti.

Il primo giorno è consistito principalmente in un giro di ricognizione fra gli stand principali, compreso il Japan Palace, con poco shopping perché dovevo conservare i contanti per pagare l’affittacamere. Ciò nonostante, ho comprato una spilletta con su scritto “ Seme” , un poster di un manga che nemmeno conosco (solo perché i due bishonen meritavano enormemente e l’immagine era piuttosto goticheggiante), il secondo numero di Viewfinder di Ayano Yamane che era d’obbligo e un manga shounen-ai sottilmente allusivo sui Vampiri intitolato Vassalord, di tale Nanae Chrono, che ho preso al volo principalmente perché il Vampiro sulla copertina mi ha fatto partire gli ormoni per la tangente.
 

Inoltre, la Nipota ed io abbiamo incontrato Erica (con cui avremmo condiviso la stanza in albergo), Francesca e Ieva, a questo giro in borghese. Il nostro affittacamere era a Pisa (purtroppo Lucca era strapiena), così abbiamo dovuto fare i pendolari ogni sera, con i più disparati risultati: il primo giorno ci è andata bene e abbiamo dovuto aspettare solo che la signora dell’affittacamere, che ci ha sistemati a dovere (insomma).

Il secondo giorno, che ci ha regalato una temperatura piacevole e un sole non invadente a tratti coperto da nuvole leggere, è stato devoluto principalmente a due cose: lo shopping e la glorificazione mia e di Ieva. La prima parte è stata piuttosto proficua, con all’attivo un puppazzetto di un Vampiro (quelli di filo, non so se li avete presenti), e l’intera serie di Yellow di Makoto Tateno (uno yaoi preso perché la copertina mi ispirava terribilmente) e Angeli E Demoni di Hirotaka Kisaragi (che avevo sbirciato a casa della Nipota e deciso di prendere perché già nelle prime dieci pagine era saltata fuori una scena velatamente shonen-ai da sbavo). La seconda, invece, si è protratta più o meno tutto il giorno, complice l’abbigliamento mio e di Ieva: pantaloni nuovi in damascato, camicia Lestat con polsini e jabot in pizzo, paltò in broccato di velluto nero (quello che avevo comprato l’anno scorso a Lucca) e cappello a cilindro per me, scarpe lolitose, vestitino grigio con coniglio disegnato e mantellina per lei; inutile dire che ci fermavano ogni dieci metri per scattarci foto, al che abbiamo molto saggiamente deciso di andare sulle mura per usufruire della masnada di fotografi che di solito si raduna lì, col risultato che un tipo ci ha fatto un photoset su uno sfondo carino della città vecchia promettendo di mandarcelo via email (speriamo si sbrighi). Sempre sul lato fotografico, abbiamo incontrato Luna, la Maki e la Ele con dei magnifici costumi Steampunk, per i quali le ho immediatamente requisite per portarle a fare un photoshoot. Peraltro, il cortile della casa dove stavano a Lucca si è rivelato essere perfetto come set (questanno niente bordello, purtroppo), per cui non ho nemmeno dovuto perdere tempo e luce a scarrozzarle in giro in cerca di un luogo non invaso da orde di cosplayers. Sono estremamente soddisfatto delle foto e appena avrò terminato con quelle di Jimmy le pubblicherò su deviantART.
Più problematico è stato il rientro, dato che quei geniacci di Trenitalia hanno spedito per almeno un paio di centinaia di persone stipate sulla piattaforma un treno composto da un, e dico un solo vagone. Ora. Io capisco che Lucca è una stazione tutto sommato secondaria e non ha il bacino di utenza che altre destinazioni possono avere; ma porca miseria, il Comics c’è da decenni, e da decenni arriva gente da tutta Italia: possibile che non ti venga in mente di mandare dei treni non dico lunghi, ma almeno veri in occasione della fiera? E invece no: per salire c’è stata una ressa indecente, e solo per miracolo la Nipota, Erica, Ieva, Francesca, sua sorella ed io siamo riusciti a stiparci sopra, mentre Giulia, un’amica di Francesca, è rimasta a terra, costretta ad aspettare il successivo. Peraltro, in treno c’era un gruppetto di tamarri davvero insopportabile, e nella ressa per scendere ho perso il cilindro (cosa di cui mi sono accorto due giorni dopo). Beh, pazienza, non era mai stato il mio cappello preferito. All’affittacamere, comunque, erano nel frattempo arrivati gli altri ospiti, ma io non ci ho proprio fatto caso perché sono crollato a letto alle undici meno un quarto (recod da anni a questa parte) e non ho sentito nulla del molto casino che mi dicono aver fatto. Oh well...

Il terzo giorno si è annunciato male già in partenza: dimenticando il cambio dell’ora (ma molto riposato dal sonno lungo e pesante) mi sono svegliato a quelle che si sono rivelate essere le sei e mezza, e andando a farmi la barba mi sono chiesto con fastidio perché il bagno fosse occupato da qualcuno che faceva la doccia ad un’ora simile. Beh, la porta del bagno era aperta, e ho così avuto modo di scoprire che il rumore della doccia proveniva da fuori... dalla pioggia.
Inutile dire che ho lasciato pizzi e broccati a casa e sono andato a Lucca, dove la situazione era addirittura peggiore, in borghese. Fortunatamente all’inizio non pioveva troppo, così ho avuto modo di incontrare la mia adorata Gaga, ovvero Claudio, in tutta calma e scattare qualche foto al gruppo di Ieva e le sue amiche, che portavano un magnifico cosplay di Axis Power Hetalia (composto da Russia con rubinetto sovietico originale, Lituania, Prussia, Sealand, Australia e Italia del Sud). Inutile dire che le ho anche costrette a fare qualche scatto yaoi (eccetto che erano tutte donne), fra cui Russia che stupra Lituania e poi si mena con Prussia. Con Ieva, Francesca ed Erica siamo andati anche al Japan Palace per la ParaPara (un tipo di ballo in voga in Giappone), e dopo aver assistito alla conferenza in merito ci siamo anche proposti come volontari per provare, con risultati discreti, tutto sommato.
Alla fine, però, ho mollato le ragazze e sono andato per conto mio in modo da fare un giro con Claudio e le sue amiche, la Silvì dal pipo sexy e la Mattia. Dopo aver fornito numerosi fanservice alle due ragazze, compresa una lezione di sesso orale sotto le mura mentre aspettavamo che il diluvio diminuisse (effettuata su una caramella alla liquirizia, cosa pensavate?!), li ho portati dritti allo stand yaoi della Kappa e Ronin, dove sono rimasto colpito dalle copertine di Not/Love e Heat di Kano Miyamoto, decidendo di comprarli; quindi, ci siamo infilati in un negozio di dischi relativamente specializzato in metal e dintorni, che abbiamo vandalizzato mettendo davanti i cd che ci piacevano e infilando dietro quelli che odiavamo, arrivando addirittura a nascondere dietro l’espositore il cd della Tamarrja da quanto entrambi la disprezziamo (l’idea però è stata mia, e lo rivendico con orgoglio). Ripartito Claudio (sigh, troppo presto! Mi sono sentito una Beyoncé abbandonata!), mi sono dato alla ricerca di Diego (che avevo precedentemente incontrato al Japan Palace), che ho raggiunto in un ristorante cinese per trovare il quale ho dovuto fare i salti mortali sotto la pioggia, e ho successivamente fatto conoscenza con la Vila, su cui avevo letto papiri sui blog di Diego e Ludwig. Dato che sia io che lei e la sua amica morivamo di fame, le ho portate nel ristorantino cinese di cui sopra dopo che Diego & friends se ne sono andati, e lì abbiamo assistito al delirio di quattro tizi che pranzavano/merendavano/cenavano (scegliete voi, erano le cinque e mezzo del pomeriggio) e davano spettacolo ancora sobri (immaginate dopo due giri di sakè).
Il rientro, per il quale mi sono riunito al mio gruppo, è andato insolitamente bene, dato che a) il treno era di lunghezza umana, e b) per miracolo le porte si sono fermate proprio davanti a me e Ieva, che con un urlo selvaggio ci siamo gettati a prendere i posti. Le scene comiche non sono ovviamente mancate, con Ieva che moriva di freddo e si è avvolta la testa con la sciarpa, trasformando il cosplay di Russia in uno del Burkina Faso(?).

 

La serata è stata all’insegna della cionfra in albergo, con tentato stupro di gruppo ai danni di Erica, la Nipota che asciugava scarpe e vestiti con l’asciugacapelli, deliri vari e chi più ne ha più ne metta. Persino io, che notoriamente non sono un estimatore delle compagnie grandi e rumorose, mi sono divertito, il che è tutto dire.

Il quarto giorno ha visto un timido miglioramento del tempo... almeno per le sue prime fasi. Erica ha deciso di rimanere in camera più a lungo, così inizialmente siamo usciti solo io e la Nipota. Arrivati a Lucca, abbiamo visitato lo stand del Games, dove ho adocchiato un cappello a tricorno con inserti steapunkeggianti, e ho successivamente sentito ElephantWendigo, dato che era a Lucca e ci tenevo ad incontrarla. Laciata la Nipota, che ha raggiunto le altre nel frattempo arrivate a Lucca, ho trovatu Audrey e gli altri del suo gruppo e, per sfuggire al maltempo, ci siamo infilati in un cafè, dove ho bevuto tipo due tazze di Earl Grey di fila (e un bicchiere di Baileys). Fra chiacchiere su manga, disegni, varie ed eventuali, Mael, anche lui a Lucca, ci ha raggiunti, contribuendo alla cionfra generale con me che lo brutalizzavo per il suo lasciarsi costantemente mettere i piedi in testa da gente disgustosa. Il piano della giornata è stato semplice: yaoi (potevano mancare?), Japan Palace e Games. Nel tendone dove si trovavano la Kappa e la Ronin c’era anche lo stand della Wacom, a cui Audrey si è immediatamente fermata. Tralasciando questa parte (stupida fretta!), ho fatto l’ennesimo acquisto yaoi, ovvero Il Gioco Del Gatto E Del Topo di Setona Mizushiro dopo che praticamente tutti me ne avevano parlato bene, sebbene il secondo volume fosse ormai esaurito e dovrò quindi andarlo a ordinare in fumetteria. Al Japan Palace ho approfittato delle competenze di Audrey per farmi consigliare sull’acquisto di un manuale per disegnare le figure maschili (sì, ho deciso di mettermici sul serio), e lei ha approfittato dello stand della Copic per comprare un po’ di materiale da disegno.
Alla fine, dopo una pausa in un cafè per prendere una crêpe durante la quale Mael ci ha letto i tarocchi con precisione strabiliante, siamo andati al Games, dove ho infine acquistato il tricorno, assieme ad un anello con croce, che desideravo da un bel po’ (mi piace indossare le croci, su uno come me hanno un che di blasfemo). Quindi siamo tornati in stazione, dove Audrey mi ha disegnato uno spettacolare (e dico spettacolare) chibi di Dorian durante l'attesa. Grazie ancora, Audrey!

Ed è stato a quel punto che è iniziato il dramma. Dopo essermi riunito alle ragazze, ci siamo precipitati al binario e abbiamo aspettato il treno per Pisa. Il quale era composto, ovviamente, da un solo vagone. Questa volta non siamo stati fortunati, anche perché il capostazione ci ha detto che un treno speciale sarebbe partito dopo mezz’ora da un altro binario spingendoci a rinunciare (cosa assolutamente falsa, e buon per lui che non si è più fatto vedere, o l’avremmo spinto sotto il primo treno in transito), così abbiamo dovuto aspettare un’ora affinché arrivasse il successivo. Il quale successivo, ovviamente, non è arrivato. Cinque minuti. Dieci, quindici, venti minuti. Spazientiti siamo andati a controllare il tabellone, solo per scoprire che il treno era ancora segnato, senza ritardi né ulteriori indicazioni, ma anche senza binario. Sempre più sconcertati, abbiamo ascoltato tutti gli annunci di ritardi possibili e immaginabili, senza che si facesse menzione del nostro. Alla fine, sorpresa! “Il treno regionale delle 19:42 per Pisa Centrale è in partenza in ritardo dal binario, invece che dal binario 4. Ci scusiamo per il disagio”.
. . .
Reazione numero uno delle duecento persone accampate in stazione: “Perché sono così sordo da non aver sentito da che binaro parte?”. Reazione numero due: “Ma... non l’hanno detto!”. Reazione numero tre: applauso, perchè davvero era il colmo. Indecisi se chiedere informazioni o piuttosto darci alla ricerca del binario 9¾, abbiamo adocchiato un treno (di due vagoni) che arrivava al binario 6 proprio in quel momento. Ovviamente, il tabellone del binario non diceva nulla su destinazione o simili. Così, ecco decine di persone che si precipitano attraverso i binari per cercare di scoprire se è quello e, in caso, accapparrarsi un posto anche a costo di amputare arti. E nella ressa, il povero Mael è caduto e si è aperto un taglio sopra il labbro, con sangue che usciva a fiotti (meno male che i denti e il naso sono usciti indenni, almeno). Insomma, grazie, Trenitalia.
Alla fine il treno è arrivato (al binario 4, oltre al danno anche la beffa) accolto da fischi e gestacci, e una volta arrivati a Pisa ho portato di corsa il povero Mael, che aveva anche perso il portafogli, al pronto soccorso, dove gli hanno dato due punti di sutura. Lì ho dato sfoggio della mia proverbiale mancanza di tatto quando la mamma di Mael mi ha chiamato mentre lui era dentro, rassicurandola con solerzia che c’era ancora un treno per Grosseto su cui infilare il ragazzo, che i suoi amici lo sarebbero venuti a prendere anche se era tardi, che avevamo trovato una presa dove ricaricare il telefono, che gli avrei prestato io i soldi per biglietto e tassì... insomma, tutto tranne il dettaglio fondamentale: lui stava bene e i punti erano solo per evitare la cicatrice. Empatia portami via.

Peraltro, accompagnato Mael in stazione ho scoperto che il treno per Grosseto delle 22:20 era di otto, e dico otto vagoni, quattro dei quali chiusi per evitare che i cinque passeggeri a bordo finissero nel fosso in una piccola stazione intermedia. Ah ah ah ah ah. Inutile dire che ho aggredito il capostazione, perché se non insultavo qualcuno sarei detonato (alla fine il poveraccio mi ha anche detto che ero simpatico, suo malgrado. E mi ha ovviamente dato ragione, un treno di otto vagoni in una fascia di utenza vuota dopo un miserrimo vagone per l’esodo di fine Lucca Comics è oltraggioso).

Il resto della serata l’ho trascorsa poi a casa di Francesca con la Nipota, Erica e Ieva, a fare giochi improbabili tipo Link (nel quale ho dimostrato un equilibrio inaspettato) e sonnecchiare sul divano. Il viaggio di ritorno è andato quasi bene, se non per un paio di coincidenze saltate causa ritardi (grazie, Trenitalia!), ma allietato dall’inaspettato incontro con Arrigo (profetizzato da entrambi ancora al viaggio di andata), col quale abbiamo intessuto un’interessante conversazione su praticamente ogni argomento possibile e immaginabile.
E questa è la fine del Lucca Comics and Games 2010 + annessi, con ovviamente i soliti postumi tipo febbre (merito della pioggia) e la vagonata di yaoi da leggere. Per il prossimo anno ho deciso: bando alla pigrizia e porto un cosplay. I più probabili sono Rosiel, specie se la Bloempje viene e fa Belial, e Sneasel (Ieva ha proposto di portare i Pokémon e l’idea mi è piaciuta). Stiamo a vedere cosa ne esce fuori.

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