Monday 4 November 2013

Lucca Comics and Games 2013

Gusti che mutano, vecchie abitudini che restano ma cambiano completamente significato.
Negli ultimi undici mesi non ho letto nemmeno un manga. Neanche uno, con tutto che sono usciti due volumi del nuovo di Kaori Yuki che dovrebbe stuzzicarmi già solo per i disegni. Eppure, anche quest’anno sono salito sul treno e, con tappa a Ferrara per recuperare la Nipota, sono arrivato di regionale in regionale fino a Lucca, pronto a farmi i soliti quattro giorni di Comics, solo che stavolta allo sbaraglio. L’anno scorso sono andato senza una vera idea di cosa cercare, ma almeno sono tornato con la serie completa di Sailor Moon, che ho divorato nelle due settimane successive, ma quest’anno non avevo proprio la minima idea di cosa stesse succedendo del mondo dell’editoria made in Japan, di quali fossero le ultime tendenze, di cosa cercare rovistando per ore e ore fra i volumetti nei vari stand. Come mai allora sono andato?
Beh, il motivo è presto detto: per intraprendere public relations. Ovvero, per trascorrere del tempo con quegli amici che vedo solo in quest’occasione, o con altri che vedo anche altrove ma mai abbastanza. Cinque giorni di delirio in casa con la solita compagnia, due incontri con persone che sento da anni ma non avevo mai visto prima, rimpatriate con altri che ho visto alle scorse edizioni del Comics, e ovviamente BriarRose, la Ari, e tutto il gruppo cosplay italiano di Games of Thrones.

A proposito di cosplay, quest’anno mi sono deciso e ho portato il mio primo: young Lucius Malfoy, assieme a BriarRose che portava young Bellatrix Lestrange. Parrucca biondo platino, lenti grigio-verdi, bacchetta alla mano e vestiti ripresi direttamene dal mio periodo goth-dandy. Nel complesso non sono neanche uscito male, anche se ho fatto un po’ da accessorio a Bellatrix, che è stata la vera star della coppia. Hair power, visto che la parrucca è sempre un po’ sgamo, mentre i capelli di Bellatrix erano 100% naturali. Comunque, abbiamo trascorso l’intero primo giorno a girare per le strade con aria snob, maledire i luridi Babbani, farci riconoscere da loro, farci fotografare, spararci le pose, e poi pure ad un workshop di fotografi che cercavano cosplayer su cui esercitarsi. Cosplay decisamente riuscito, e ho già richieste di riproporlo in gruppo con gli altri.

Il secondo giorno l’ho trascorso vagando di stand in stand – principalmente al Japan Palace – sbirciando un po’ le varie proposte e offerte, ed è stato l’unico in cui ho fatto acquisti: una maglietta con il dio giapponese del vento dai miei amici del Kingyo Sukui Italia, il quarto numero di Crimson Spell della Yamane (ed era anche ora, mi sono dovuto far riassumere la storia precedente dalla Nipota perché avevo del tutto perso il filo), e Squillo, il gioco di carte di Immanuel Casto, il quale mi ha anche autografato la confezione. Buona parte del pomeriggio, però, l’ho passata a litigare alacremente col mio cellulare che non telefonava per via delle linee intasate, e non voleva nemmeno ricevere i messaggi perché diceva che la memoria di archiviazione era piena (nonostante avessi praticamente cancellato tutto il cancellabile). Alla fine, dopo mille peripezie, sono riuscito a incontrarmi con Luna Sleepingliar, la customizzatrice e donatrice di Ludwig, con la quale tutti i precedenti tentativi di incontro quando andavo a Milano sono tragicamente naufragati. Beh, se non altro stavolta siamo stati più testardi del fato avverso e delle compagnie telefoniche, era anche ora. Tralasciamo poi l’epic fail per il quale mi sono perso per i vicoli del centro mentre accompagnavo lei e i suoi amici al Despar per fare un po’ di spesa, ma se non altro ho imparato dove diamine si trova e non sbaglierò mai più.

Il terzo giorno sono stato letteralmente fagocitato dal lavoro: una parte del gruppo cosplay di GoT ha cambiato momentaneamente soggetto e portato le principesse Disney in versione Claire Hummel, ovvero con i costumi storicamente accurati; io sono stato prezzolato come fotografo ufficiale su raccomandazione di BriarRose, che faceva Pocahontas, così sono stato la loro ombra. Grazie a una rocambolesca infiltrazione in una specie di workshop privato in un palazzo storico, ho fatto un po’ di foto alle ragazze e le ho poi seguite sulle mura e verso il palco, dove avrebbero partecipato alla gara di cosplay. L’idea era di documentare la loro esibizione e poi portarle a fare altre foto, ma le cose sono andate molto per le lunghe, ha diluviato a più riprese (e per fortuna eravamo al coperto), si è fatto buio e così ho fatto più il coscaddy che altro mentre aspettavo che si esibissero. L’esibizione è andata bene e la scenetta che avevano preparato era davvero carina, ma il presentatore è stato un perfetto deficiente, dimenticandosi di annunciarle al pubblico prima dell’esibizione (e d’accordo, la svista ci può stare), e commentando poi: “Un altro gruppo di principesse, ormai ce le propinano in tutte le salse. L’anno prossimo lo faranno uguale con Merida al posto di Pocahontas”, con conseguente attacco di manie omicide da parte mia e dei fidanzati delle altre principesse. Ciliegina sulla torta, la votazione e l’attesa per le premiazioni sono durate uno sproposito, e fa freddo, umido, stanchezza, parrucca da quattro chili e quant’altro, la nostra Rapunzel si è sentita male. Dato che ero l’unico munito di cellulare e sprovvisto di crinoline, mi sono offerto di accomapgnarla sull’ambulanza all’avamposto della Misericordia lucchese, e poi indietro fino all’ostello. Del resto, come si può abbandonare una principessa in difficoltà? Anche io ho un cuore, da quache parte.

E infine, il quarto giorno l’ho totalmente dedicato alle public relations, incontrando un po’ di amici sia casualmente, sia dopo giro di organizzazione via Facebook (che bello avere uno smartphone che ogni tanto funziona anche!) per fare due chiacchiere e visitare assieme qualche stand. Oh, e ho incontrato anche qualcuno che, anni fa, è stato vittima di infinite frecciate qui sul blog. E mentre giravo con la musica nelle orecchie ho anche avuto un’idea geniale per partecipare alla gara cosplay dell’anno prossimo con BriarRose, prendendo un soggetto ancora più banale delle Principesse Disney (presentatore, fottiti) e dandogli un tocco personale. Just wait, you bitches. L’unica delusione è stata scoprire che per fare bungee jumping dalla gru appositamente montata fuori le mura bisognava esibire la propria copia di Assassin’s Creed, di cui sinceramente fottesega, per cui quello è saltato.

E così, Lucca è finita. Su quattro giorni, ho visitato stand solo due (tre se contiamo il primo quando sono andato a trovare i ragazzi del Kingyo Sukui, ma non ho girato da nessun’altra parte), il terzo addirittura avrei potuto non fare il biglietto. Non ho aggiunto nulla di sostanziale alla mia collezione di manga e ho speso più in cibo che in altro (d’altro canto, ho macinato chilometri, avevo tutto il diritto di dedicarmi alla mia passione). Ma ho fatto delle ottime foto, ho finalmente rotto il ghiaccio con il mondo professionale della fotografia e, soprattutto, sono stato bene con un sacco di persone. È proprio vero che socializzare mi ricarica le batterie; peccato che buona parte dei miei amici sia sparsa per l’Italia.

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