Mai parlare di loro come se non capissero il linguaggio umano mentre sono presenti. Sul serio, poi si offendono a morte. E ti dimostrano che tu hai torto e loro ragione.
Uno dei motivi della mia depressione delle scorse settimane è presto detto: Murka non sta bene. La mia gatta di sedici anni, con cui sono letteralmente cresciuto, ha un tumore probabilmente ai polmoni e le sue aspettative di vita sono incerte. Ha avuto una brutta crisi a fine ottobre ed è sopravvissuta solo perché la Mater si è dedicata notte e giorno a curarla senza badare a nient’altro, ma sul serio, eravamo convinti che non avrei più fatto in tempo a vederla – il motivo per cui non ho scritto niente prima, avevo paura di verbalizzarlo prima di essere tornato a casa per le vacanze.
E invece, eccola qui, acciambellata sulle mie gambe mentre scrivo al pc. In generale, è sempre intenta a fare le sue cose – correre per casa, saltare sui letti o sul divano, farsi la toeletta, chiedere coccole – con un po’ più di fatica, ma imperterrita. Ed è orgogliosa: l’altra sera, quando sono arrivato, io e la Mater ci siamo messi a parlare di lei e delle sue condizioni, e lei non si è mica inalberata? Ha chiesto con prepotenza di uscire nel pianerottolo, l’ha esplorato per bene ed è scesa tutta pimpante fino a due piani più giù, quando normalmente aveva paura a farne anche uno solo. Per la serie, “Ecco qui, sciocchi: io sto benissimo e sono perfettamente in grado di uscire a passeggiare e farmi le scale di corsa. Basta sottovalutarmi, pff!”.
In realtà no, non va tutto bene e lo spettro di ciò che sarà aleggia sempre nell’aria. Murka ha un appetito molto ridotto, mangia a intermittenza e spesso dobbiamo insistere laddove è sempre stata un’ottima forchetta e non passava un singolo pasto senza che ci ossessionasse per avere anche il bis. Da una parte posso dirmi che è un bene, che possiamo abituarci lentamente alla notizia in modo da essere meno sconvolti quando accadrà e approfittare del tempo che ci resta per goderci la sua presenza. Però è difficile mettere da parte l’ansia. Per dire, ho pianto quando l’ho riabbracciata.
In generale, devo dire che la percepisco proprio diversa. Fino a ottobre, nonostante i sedici anni è sempre stata una bambina. Ha vissuto in un mondo ovattato e non è mai davvero cresciuta, è rimasta la piccola di casa per la quale ogni occasione è buona per giocare. Adesso è diversa, la sento adulta. Non so spiegarlo razionalmente, ma è più matura e consapevole, meno innocente e ingenua.
Probabilmente perché, come ha detto Il Corvo prima, e i The Crest in Childhood’s End poi, “Childhood’s over when you know you’re gonna die”. E Murka è sempre stata una gatta estremamente intelligente.
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