Sunday 9 February 2014

Together to be. Toghether, and be.


Murka è morta oggi alle 15:45 circa. Quattro ore fa.

Ha smesso di lottare, semplicemente. Quando è stata male lo scorso ottobre la Mater l’ha portata e riportata dal veterinario per curarla, e nonostante la diagnosi del tumore ai polmoni si era ripresa. Più fragile e magrolina, visibilmente più anziana, ma si era ripresa. Allora temevamo che non l’avrei rivista neanche durante le vacanze di natale, invece è stata con noi fino alla fine dell’anno, fino a quando sono ripartito. È stata bene, ha avuto qualche momento di inappetenza e qualche giorno in cui era più debole, ma era la stessa di sempre, affettuosa, giocherellona e dolce. Anche se forse sentiva che non sarebbe durata a lungo, perché si è lasciata scattare un mucchio di foto nonostante normalmente odiasse la macchina fotografica.
Ha tenuto duro tutto gennaio fino a mercoledì 29, due giorni prima che arrivassi, e da lì ha smesso di mangiare. Per una settimana io e la Mater siamo riusciti a convincerla, anche se con riluttanza, fino a questo venerdì, quando ha iniziato a rifiutare completamente il cibo. Ha smesso di farsi la toeletta e ha passato quasi tutto sabato in una specie di torpore nel suo cesto, alzandosi solo ogni tanto a bere e andare in bagno e gridando di dolore dopo un po’ che camminava.
Ieri notte è venuta a salutarci. Oggi la situazione si è aggravata definitivamente e abbiamo chiesto al veterinario di venire a visitarla a casa. Siamo rimasti con lei fino alla fine. Poi l’abbiamo portata in pineta e le abbiamo trovato un bel luogo.

Onestamente, non so nemmeno dire come sto in questo momento. Sono stanco – davvero tanto stanco – ma a parte quello vado a momenti. Quando mi guardo intorno in casa, la sua presenza aleggia ovunque. Non solo nei giocattoli sparsi per casa, nei cesti in cui dormiva, nel grattatoio, ma anche nelle nostre abitudini: la portafinestra della cucina da lasciare aperta perché è da lì che andava alla lettiera, la porta del bagno chiusa per non farle mangiare le piante, rimettere tutti gli oggetti a posto per non rischiare che li faccia cadere passando, la cautela nel camminare o aprire le porte per non rischiare di calpesterla. E qualsiasi movimento ai lati del campo visivo che mi sembra lei, la macchia scura del maglione sul letto che mi fa voltare la testa. In questi momenti non sto affatto bene.
Poi penso che, date le circostanze e la malattia, il modo in cui se n’è andata è stato il migliore possibile. Volendo fare il sentimentale, potrei dire che si è ripresa, ha regalato a me e alla Mater un natale tutti insieme, e poi mi ha aspettato per salutarmi prima di andare. Prima che Murka si aggravasse, la Mater sperava che, se ci fosse stato un aggravamento, che fosse mentre io non c’ero, così da risparmiarmi di vedere Murka che soffriva e dover prendere con lei la decisione di darle l’eutanasia. Col senno di poi, sono contento di essere stato con lei fino all’ultimo. Siamo sempre stati in tre, ed è in tre che ci siamo salutati. Se dopo essersi aggravata così fosse sopravvissuta fino alla mia partenza, avrei strappato il biglietto: non mi sarei potuto perdonare di essere partito. Avrei passato il resto della mia vita con il rimorso di averla abbandonata nel momento in cui era più fragile e aveva più bisogno di me. Invece sono stato l’ultimo a darle una carezza e un bacio sulla fronte prima che il veterinario le facesse l’ultima iniezione e la ricomponesse.

Spedirla ad un inceneritore in Lazio era fuori questione, così abbiamo trovato un bel posto in pineta, sotto un cespuglio, le abbiamo scavato una tomba, abbiamo gettato le prime due manciate di terra, un fiore ciascuno, poi ci abbiamo messo sopra una bella pietra e tre pigne, come noi eravamo in tre. In quel momento, e quando poi abbiamo fatto un giro in macchina, eravamo almeno un po’ più sereni: abbiamo sempre cercato di darle una bella vita, sia in termini di comfort, sia quanto ad affetto. Penso siano stati sedici anni e mezzo felici per lei.
Ora, senza di lei la casa è vuota. La frase più cliché che possa esistere, ma è vero: da che viviamo qui, lei è stata con noi. L’abbiamo presa due settimane dopo esserci trasferiti, è stata una presenza costante e abituarsi a non averla sarà tremendo. In particolare per la Mater, che ha continuato a vivere da sola con lei per tutti questi anni, ma anche a me farà strano pensare di tornare per le vacanze in una casa in cui lei non c’è. Lei, che era sempre la prima che salutavamo rientrando in casa e l’ultima quando uscivamo, e che con la sua sola presenza dava più conforto di mille parole.

(Ps: non ho la forza di rileggere questo post, sarà pieno di strafalcioni stilistici e cliché mielosi, ma non me ne frega nulla.)

Together by GothicNarcissusYou said, ‘You don’t have to speak.
I can hear you,
I can feel all the things you’ve ever felt before.’
I said, ‘It’s been a long time
Since someone looked at me that way.
It’s like you knew me
And all the things I couldn’t say.’

Together to be.
Together and be.
Together to be.
Together and be.
[ The xx ]

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