• Senso di inadeguatezza: ho oggettivamente dei mezzi scarsi che spremo fino al limite. Non so nemmeno quale prospettiva mi spaventi di più, se rischiare di deludere una conoscente per cui nutro un’enorme ammirazione professionale, che è abituata a lavorare con persone ben al di sopra di me, e rischiare di bruciare già la nostra prima collaborazione, o un’amica con cui mi trovo a mio agio a lavorare, che umanamente comprende le mie difficoltà e sa che una defaillance per me non è la regola, ma a cui voglio talmente bene (oltre a nutrire enorme ammirazione professionale) da non riuscire proprio a considerare l’idea di deluderla.
Ora, c’è a dire che sia la mia scarsezza di mezzi, sia altre circostanze che complicheranno i prossimi giorni non dipendono né da me, né da loro: ci sono forze più grandi all’opera che ci vogliono mettere i bastoni fra le ruote, sono stupido ad addossarmene la colpa. E comunque, sono ricco di risorse con cui far fronte alle emergenze, per cui di solito la cosa si traduce non in un fallimento, solo in fatica in più – o, se vogliamo, una sfida più appassionante e che lascia ancora più soddisfazione quando è superata. Razionalmente so che posso farcela, così come ce l’ho fatta in passato, ma ciò non m’impedisce di essere un nervous wreck mentre aspetto di entrare in azione.
• Senso di rassegnazione: se evadere dalla routine ogni tanto mi fa bene e mi rilassa (specie quando passo il tempo con altre persone introverse che sanno quanto sia importante rispettare i reciproci spazi), va comunque fatto a piccole dosi. Sempre a causa delle circostanze impreviste, quelle che si prospettavano come due settimane al massimo di vita fuori dagli schemi sono diventate praticamente un mese, e no, quei dieci giorni di delirio in più non li passerò con qualcuno che sa quando è il caso di lasciarmi a cuocere nel mio brodo. Ormai il danno è fatto e, anche se vorrei darmi alla macchia sino a fine mese, sto cercando di rassegnarmi all’idea che non avrò una vita mia per le prossime due settimane. Niente musica, niente serie TV, niente tempo per ruolare, niente momenti da solo con i miei pensieri…
Non sarà mai una prospettiva che accoglierò con entusiasmo, ma vorrei riuscire almeno a farmene una ragione. Solo che, dato il mio stato nervoso già precario per il punto di sopra, continuo a rigirarmi nel letto, imbottito di melatonina fino alle orecchie, senza chiudere occhio. E mi chiedo se non sia il caso di smezzarmi un clonazepam e vedere se almeno quello aiuta.
Già il fatto che abbia scritto un post criptico che nemmeno ai tempi del liceo significa che, in questo momento, sento addosso uno stress tale che non mi va nemmeno di esplicitare ciò che mi turba. Nemmeno pensarlo tanto chiaramente da riuscire a digitarlo.
Che palle. Tutto.
No comments:
Post a Comment