Saturday 22 June 2019

C’est le malaise du moment

A volte mi ritrovo a guardare i ragazzini della Generazione Z con quel misto di condiscendenza bonaria e nostalgia che suscitano i giovani di belle speranze, quelli che hanno ancora l’entusiasmo di buttarsi a capofitto nel mondo, quando tu hai più o meno smesso di farlo.
È un po’ una running gag, così come le battute sul fatto che, passati i trenta, sto invecchiando, che “ai miei tempi” così e colà, che non ho più l’età per mantenere uno stile di vita sociale e attivo, che questi giovinastri con la loro musicaccia e fuori dal mio cortile, eccetera.

A volte invece non mi sento ancora nemmeno adulto. E non è solo il consumo smodato di media della mia infanzia, o di quelli che ci si rifanno (con gusto, non come i remake live action Disney). Guardandoli quando eravamo piccoli, i nostri genitori sembravano capaci di gestire tutto insieme. Invece, se per caso capita un imprevisto la mattina e deve venire il tecnico, al pomeriggio non mi restano più le energie mentali per andare a fare la spesa come avevo programmato e la sera ceno da JustEat. E se e quando riuscirò a trovare un lavoro vero e stabile, come gestirò quello, la spesa, cucinare, pagare le bollette, vedere persone e trovare tempo per me stesso? Semplicemente, non è possibile affrontare tutto.
La cosa peggiore è che sembra essere un’epidemia generazionale. Ovunque mi guardi, i miei coetanei, i famosi Millennial, alcuni dei quali iniziano ormai ad andare verso i quaranta, si trovano in questa specie di limbo, sospesi fra essere ancora profondamente infantili e sentirsi vecchi nell’anima, stanchi del mondo e della vita.
Siamo una generazione sconfitta prima ancora di provare a mettere un piede davanti all’altro. Ci hanno promesso il mondo coccolandoci fino alla soglia dell’età adulta, e poi ci hanno portato via tutto per pura e semplice avidità. Il mondo che ci hanno descritto, per il quale ci hanno cresciuti, non è lo stesso che abbiamo trovato una volta “diventati adulti”. Ancora non abbiamo nemmeno preso il potere e siamo schiacciati da tutti i problemi che quelli che ci hanno preceduti hanno causato e non si sono degnati di risolvere.
Se proviamo a guardare al futuro, siamo al tempo stesso bambini spaventati lasciati a fare la fila alla cassa da mamma che ha dimenticato di prendere qualcosa, senza soldi per pagare una volta che arriva il nostro turno, sia vecchi disillusi ed esausti che non riescono più a trovare la speranza di migliorare le cose.

E no, non mi consola che mi si dica che c’è chi ha affrontato la guerra, la fame e chissà cosa, e ne è uscito. Se c’è una cosa che sai per certo della guerra è che prima o poi finisce, fosse anche la Guerra dei Cent’Anni. Da questa situazione, invece, non si vede via di fuga.

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