Wednesday 25 September 2019

Scontri generazionali

Non immaginavo che scendere a patti con l’età di un genitore fosse così difficile. Però è proprio vero: la Mater ha quasi settant’anni. Per quanto sia giovanile, attiva, tecnologica, open-minded e livello quaranta di Pokémon Go, ci passiamo pur sempre quasi quattro decenni. E questi quattro decenni pesano.
Pesano soprattutto a un’età in cui la visione del mondo continua a estremizzarsi e i filtri mentali ad assottigliarsi, lasciando emergere indisturbati certi pregiudizi. C’è poi anche la consapevolezza di non durare poi tanto a lungo, che fa sentire assolti dalle responsabilità sociali, e la rassegnazione per come il mondo sta andando senza avere più le forze di opporvisi, che rende ipersensibili anche verso problemi secondari o anche fasulli, specchietti per le allodole montati ad arte.

E comunque, come cerco di spiegare ai vecchi meno vecchi che non capiscono perché ho dei limiti di età così rigidi su Grindr, trascorrere gli anni formativi in un determinato contesto storico e sociale dà una visione della realtà drasticamente diversa che non trascorrendoli dieci anni dopo, e da lì non si esce: saremo sempre figli della storia e del clima socio-politico-economico in cui siamo cresciuti, le incompatibilità reciproche sono inevitabili.
Questioni che sono impellenti ora possono sembrare remote o triviali a chi è cresciuto in un’epoca in cui non esistevano o se ne parlava poco; costumi e usanze sociali che oggi sono la norma possono risultare assurdi e oltraggiosi; giudizi positivi o negativi su alcuni gruppi sociali che adesso non sono ben tollerati possono sembrare invece lampanti.

Tutto questo discorso non è per giustificare il fatto che la Mater, una donna colta e intelligente, abbia per esempio abboccato alla retorica su Greta Thunberg che dovrebbe andare a giocare con le amiche e studiare a scuola invece che essere arrabbiata al Palazzo di Vetro. È solo per ricordare a me stesso che è un’anziana con gli inevitabili limiti: è inutile che cerchi di spiegarle che, dietro Greta, c’è un problema reale, ineluttabile, che contribuisce al mio desiderio di addormentarmi una sera e non svegliarmi più, e che concentrarsi su cosa dovrebbe o non dovrebbe fare una sedicenne con l’Asperger è lo stesso atteggiamento con cui le generazioni fra la sua e la mia si sono concentrate su qualunque cazzata a disposizione pur di non occuparsi del problema finché si faceva in tempo.
È anziana, dicevo: non resta che prenderne atto e trattarla come tutti gli anziani: lasciarla sbraitare in sottofondo mentre la sua visione del mondo si spegne con la sua generazione e la mia lentamente subentra al comando e cerca di mettere una pezza al casino che si è trovata in eredità. Ammesso e non concesso che non si finisca per morire tutti assieme indipendentemente dalla generazione di appartenenza.

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