Non mi aspettavo che scattare e pubblicare una certa foto risolvesse magicamente certi problemi che si erano creati con una certa persona. La foto è stata un casus belli, è stata l’Arciduca Francesco Ferdinando, ha solo esacerbato una situazione di cui non mi ero nemmeno voluto rendere conto ma che mi è piombata addosso nel momento in cui è diventata troppo palese. Mi piace scherzarci sopra, chiamarla la foto “che infiniti addusse lutti” come se il problema fosse (solo) la mancata disponibilità di due pomeriggi, ma so che non è così.
Il problema reale è stato uno squilibrio nella disponibilità reciproca, nell’importanza che si dava alle rispettive passioni, non una volta, ma per anni e anni, occasione dopo occasione, rimando dopo rimando. Ed è stato la reazione che ho ricevuto quando ho provato ad affrontare apertamente il problema e intavolare un discorso costruttivo per risolverlo. E, mesi dopo, quando il logorio del rapporto è diventato palese, il tentativo di attribuire la colpa unilateralmente.
No, sapevo già che scattare e pubblicare una certa foto non mi avrebbe fatto tornare indietro. Mi ha sicuramente alleggerito di un rancore, ma non per provare a tornare indietro: semmai, per andare avanti. Mi ha permesso di chiudere definitivamente un capitolo della mia vita, una piccola parte del quale continuava a indugiare nella mia mente perché qualcosa era rimasto in sospeso.
Non sento la mancanza di qualcuno che ho scoperto di non conoscere più davvero. Però ora posso ripensare ai bei momenti trascorsi insieme senza chiedermi se, oltre al rapporto, si sia rotto anche qualcosa di irreparabile in me. Quei bei momenti non me li toglie nessuno, nemmeno la rabbia; per i progetti lasciati in sospeso ho scoperto esserci ancora tempo e speranza, basta che mi rimbocchi le maniche e coinvolga persone che credono in me non solo a parole.
Non sento la mancanza di qualcuno che ho scoperto di non conoscere più davvero. Però ora posso ripensare ai bei momenti trascorsi insieme senza chiedermi se, oltre al rapporto, si sia rotto anche qualcosa di irreparabile in me. Quei bei momenti non me li toglie nessuno, nemmeno la rabbia; per i progetti lasciati in sospeso ho scoperto esserci ancora tempo e speranza, basta che mi rimbocchi le maniche e coinvolga persone che credono in me non solo a parole.
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