Tuesday, 8 October 2019

Burocrazia portami via

Se è vero che ormai ho imparato (o mi sono rassegnato) ad affrontare un po’ tutto nella vita, una fonte di stress che non riesco a ridimensionare sono gli uffici pubblici della Repubblica Italiana. Voglio dire, c’è un motivo se da anni la mia situazione col medico di base è un casino: chi ha il coraggio di andare alla ASL di Trieste per chiarire la faccenda?
Ebbene, per quanto mi lamentassi della mia carta d’identità a forma di lenzuolo, sciupata sui bordi (perfino la custodia in plastica è a brandelli) e con una foto obsoleta in cui avevo i capelli lunghi e giusto un accenno di pizzetto, ora che è arrivato il momento di rinnovarla e fare l’elettronica mi sono ritrovato in un incubo.

Intanto perché devo fare la fototessera e ultimamente in foto mi sembro sempre un mostro; il fatto che il parrucchiere di qui mi abbia fatto un taglio che, appena sono uscito, mi ha provocato un meltdown tale che solo Katia è riuscita a trattenermi dal diventare Britney 2007 non aiuta. Comunque, alla fine mi sono fatto sto benedetto autoritratto su sfondo bianco, ho applicato una quantità generosa di fluidifica ai capelli per dar loro un senso, ho tolto brufoli e occhiaie (fra i vantaggi di essere fotografi c’è uscire bene nei documenti) e quella parte l’ho sistemata.
Per il resto, ho trent’anni, dovrei essere adulto, dovrei saper gestire queste cose. Invece è stata la Mater ad andare all’anagrafe e prendere appuntamento per me, perché io stavo già per rinunciare e tornare a Trieste col passaporto.
Il fatto è che per fissare l’appuntamento serve letteralmente solo parlare con l’impiegato allo sportello, e il giorno dopo sei già pronto ad andare, bollettino del pagamento e fototessera digitalizzata alla mano. Sul sito del Ministero degli Interni, invece, descrivono una trafila interminabile, un appuntamento che può essere dato dall’una alle due settimane dopo, e solo previa registrazione sul sito stesso… che può avvenire solo quando hai la fortuna di beccare online un admin che ti dia manualmente le credenziali dopo che hai fatto richiesta.
Seriamente, Repubblica Italiana, che problemi hai? L’informatizzazione della burocrazia è stata fatta per facilitare le cose sia ai cittadini sia agli impiegati pubblici, non per complicarle. Da quando parlare con le persone risolve i problemi più velocemente che googlare e compilare moduli online? Non hai imparato nulla da JustEat?

Comunque stamattina sono andato e nessuno si è accorto che la mia fototessera è stata beauty-ritoccata. Anzi, l’impiegata mi ha fatto i complimenti per la qualità della foto, ché la gente arriva lì con i selfie fatti alla meno peggio da cellulare, e mi ha ringraziato per avergliela portata già ridimensionata; e meno male che sempre il sito del Ministero paventava regole draconiche sulle fototessere, con istruzioni precise circa il formato, le proporzioni, la posizione, i DPI e le dimensioni, pena la squalifica.
In compenso, ho ricambiato la cortesia aiutandola a navigare l’explorer del computer, che ha un sistema operativo speciale (come un bambino speciale) e fa i capricci con i supporti USB: un po’ di tentativi e ho trovato il modo di aprire la foto, scaricarla sul computer e allegarla al format digitale per la richiesta. Relativamente rapido e indolore.

Naturalmente sono stato accompagnato dalla Mater, che ha dovuto subire i miei nervi a fior di pelle, e altrettanto naturalmente, una volta tornati a casa, mi sono buttato a letto a recuperare il sonno che avevo perso la notte prima per l’ansia e che mi è crollato addosso tutto assieme una volta che la tensione è scemata.
Odio gli uffici pubblici italiani. Riescono a rendere qualcosa che dovrebbe essere semplice – avere un pezzo di plastica che mi identifichi come cittadino del mio Paese – un inferno di complicazioni. Fortuna che da qui al 2029, quando dovrò rinnovare la carta d’identità, la società civile sarà collassata sotto il peso dei cambiamenti climatici, i documenti non avranno più alcun significato e potrò risparmiarmi tutto questo stress.

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