Tuesday 5 June 2018

Justice for Clementine

Non sono il tipo che si incazza o ragequitta una serie quando uccidono il suo personaggio preferito, ma l’enorme, colossale asinino spreco di potenzialità che Westworld ha fatto dello storyline che Clementine avrebbe potuto avere (e che ci hanno fatto annusare) mi fa un pochino girare le palle.
(Ok, un po’ è colpa mia che ogni volta mi prendo bene per personaggi secondari che importano relativamente nella narrazione generale, ma Maeve e Clementine sono semplicemente fantastiche.)

Screw Dolores, William and the rest: #teamMariposa.
 
Premesso che da qui in poi ci sono SPOILER su praticamente tutto Westworld, e che non sto a riassumere la storia di Clementine perché do per scontato che abbiate visto la serie, la parte più frustrante è che è piena di planting ma senza che ci sia mai pay-off.
Incontriamo Clementine come uno dei primi host che mostrano comportamenti non programmati a causa del nuovo aggiornamento, piccoli tic che non fanno parte del codice e potrebbero essere il riflesso di ricordi dei cicli narrativi precedenti. Addirittura dichiara di aver fatto brutti sogni quando, in realtà, gli host non dovrebbero poter sognare: che sia davvero memoria pregressa? Non lo scopriremo mai, perché viene passivamente coinvolta nel complotto per togliere di mezzo Robert Ford: sembra che aggredisca violentemente qualcuno perché, nonostante il reset, ricorda che le ha fatto del male, ma era una messinscena in cui è stata programmata per reagire in quel modo. Finisce decommissionata, a malapena funzionale ma priva di qualsiasi personalità, e diventa una specie di treppiede da fucile per Bernard prima di spegnersi del tutto.
La ritroviamo nel finale della prima stagione, che ha imbracciato davvero il fucile e si è unita alla rivolta: stai a vedere che, nonostante il decommissionamento, ricorda ed è pronta a vendicarsi? No: nella seconda stagione scopriamo che a funzionare funziona, ma continua a non esserci traccia della sua personalità. Segue Dolores – ora Wyatt – perché è un ricettacolo vuoto da riempire con comandi semplici, non perché è cosciente o crede nella causa, come invece Angela.
E in entrambe le situazioni c’è qualcosa di catartico nel vedere ‘sta donna minuta, di una dolcezza incredibile, che è stata costantemente abusata, darle di santa ragione, imbracciare un fucile, sparare a destra e a manca, trascinare persone adulte come se fossero sacchi di patate e dimostrarsi fisicamente in grado di badare a se stessa… ma in tutte queste cose non ha arbitrio, continua a essere abusata, e questo rende il tutto ancora più triste.

Il colpo di grazia lo dà la performance di Angela Sarafyan, che interpreta Clementine con una profondità emotiva quasi dolorosa, con ‘sti occhioni lucidi e un’espressione malinconica, come se nel profondo davvero sapesse cosa le succede e stesse sempre lì lì per rendersene conto lucidamente.
È proprio la sua recitazione a rendere devastante la scena in cui Clem incontra Clementine Tarocca, la host che l’ha sostituita dopo il decommissionamento. Clementine Tarocca recita le sue solite battute e Clem le mima col labiale, osservando la scena con gli occhi gonfi di pianto, come se una parte di lei, per quanto remota, ricordasse chi è davvero e desiderasse ritornare a esserlo.

Date un Emmy ad Angela Sarafyan.
 
Dolores, sempre stronza e inopportuna, la spedisce a sgobbare, ma a livello narrativo il planting è lì: c’è speranza per Clementine. Non è il mostro che la Delos l’ha fatta sembrare, né quello che Dolores le ordina di essere: la vera Clem è lì, da qualche parte, e nemmeno il decommissionamento può cancellarla.
Sarà mica questo l’arco narrativo di Clem per la seconda stag… lol, no, due episodi dopo me la crivellano di proiettili pochi secondi prima che il back up con tutte le personalità degli host venga fatto saltare in aria da Dolores & co – quindi, se un host muore, muore davvero. E tanti saluti a Clem.

Ora. Il ruolo che Clementine ha ricoperto nella seconda stagione, lo sgherro che fa il lavoro sporco di Dolores, avrebbe potuto farlo chiunque altro. Che senso ha, narrativamente parlando, la sua presenza? Che senso ha che Maeve sia passata dal sentire lutto per la sua “morte” a fregarsene completamente e pensare solo alla figlia del ciclo narrativo precedente? Perché non usare una semplice comparsa? Perché tenerla lì per sette episodi con lo sguardo vitreo e la bocca socchiusa, accennarle un arco narrativo e poi buttare tutto dalla finestra per l’ennesima volta?
È frustrante perché Clementine è un personaggio interessante, la sua storia è piena di spunti ma, prima che ci sia il tempo di svilupparli, viene inglobata nella narrazione di qualcun altro e ridotta a mero plot device. Sul serio, finora non ha avuto un arco narrativo che sia uno, è sempre stata uno strumento, un escamotage, sia in- che out of universe. E allora non fatela interpretare ad Angela Sarafyan, che con un solo sguardo è capace di raccontare un’intera storia!

L’arco narrativo che ho intravisto in quell’unica scena con le due Clementine sarebbe stato interessantissimo: cosa significa davvero essere liberi? Lottare seguendo gli ordini di un leader, o riconquistare una propria identità? E cosa significa avere un’identità? Il fatto che “Clementine” fosse una storia programmata in una macchina, e che è stata pure riutilizzata su un’altra, toglie forse autenticità a ciò che ha avuto coscienza di essere per tutti quegli anni? Se Clementine avesse ricordato la sua vecchia vita e avesse scelto di essere quella persona, consapevole che fosse solo un programma, non l’avrebbe forse resa reale? Libera? Finalmente autodeterminata?
E cosa significa essere “Maeve”? Come Clementine, “Maeve” è una storia che è stata adattata per altre macchine – Akane e la nuova madre nella prateria. Essere la “vera Maeve” avrebbe potuto significare abbracciare entrambe le vite, decidere di essere sia la donna della prateria sia la maîtresse del Mariposa: per essere davvero se stessa, Maeve avrebbe dovuto lottare sia per riunirsi con sua figlia, sia con Clementine, e finalmente si sarebbe tolta il dubbio di agire seguendo la narrazione imposta da qualcun altro.

È per questo che la morte di Clementine mi ha fatto così incazzare: c’era tanto di quel potenziale nel suo personaggio ed è stato sprecato tante di quelle volte che ormai ho perso il conto. E francamente, se volessi guardare una serie per il potenziale sprecato, tornerei a Once Upon A Time.
Scrivendo mi sono un po’ calmato, ma sono ancora di pessimo umore. Finora Westworld aveva fatto pochissimi scivoloni, ma non so quanto possa perdonargli questo. Potrebbero salvarsi in corner solo perché Maeve e Clem sono entrambe crivellate di proiettili: buttatemele nello stesso magazzino, fatele riunire e date un senso a questo casino. Fino ad allora, mi sento anch’io un po’ Clementine, ma per niente clemente:

Fanculo, sceneggiatori di Westworld.

No comments:

Post a Comment