Friday 1 June 2018

Love, Simon: il coming out di cui abbiamo bisogno

Love, Simon è uscito qui in Italia giusto giusto per il mese del Pride. Ci sono voluti dei mesi rispetto alla release statunitense, ma l’involontaria rilevanza tematica delle tempistiche è stata ottima, perché trovo sia un film di cui vale la pena parlare.
Perché Love, Simon è un film che rientra sotto l’ombrello del cinema LGBT, ma affronta il tema con una freschezza e leggerezza che ho trovato liberatrice.


La storia è semplice: Simon è un adolescente gay che non ha ancora fatto coming out. Stringe un’amicizia telematica e anonima con “Blue”, un altro ragazzo segretamente gay: scambiandosi email, lentamente se ne innamora. Tutto bene finché il bulletto della scuola non lo scopre e lo ricatta per farsi aiutare a conquistare la ragazza che gli piace; quando i suoi tentativi falliscono pubblicamente, diffonde le email di Simon e “Blue” per distogliere l’attenzione da sé. A Simon tocca raccogliere i cocci di questo outing non voluto, sistemare i rapporti con famiglia e amici, rinventarsi a scuola per non cedere al bullismo e tentare di riconnettersi con “Blue” che, di fronte alla pubblicità non voluta, sparisce.
Messa così, sembra la versione light per adolescenti dell’ennesimo pippone drammatico sull’omosessualità di cui Hollywood sembra tanto innamorata: essere gay è un dramma esistenziale per il protagonista, quando tutti lo scoprono le conseguenze sono terribili, la storia d’amore non potrà mai durare e, magari, alla fine uno dei due muore.
Nulla di più lontano da Love, Simon.

Perché l’orientamento sessuale di Simon e il suo coming out sono sì il filo rosso che connette l’intero film, ma non sono i perno dell’intreccio. Il fulcro del conflitto che va a crearsi nella vita di Simon si rivela essere non la reazione dei suoi cari al fatto che è gay, ma ai sotterfugi e alle macchinazioni che ha messo in atto per nasconderlo, alle bugie e mezze verità che ha raccontato loro. Il problema di Simon nella storia non è essere gay in sé e per sé, quanto il modo in cui gestisce la cosa con gli altri.
E sì, nel 2018 è ancora un po’ troppo idealistico rappresentare una famiglia in cui il padre fa del machismo ma senza malizia e, quando scopre dell’orientamento sessuale del film, capisce il suo errore e lo accetta senza problemi. Lo è anche mostrare una scuola in cui preside e insegnanti si preoccupano attivamente del benessere degli studenti (doppiamente divertente se si considera che nel cast ci sono Hannah Baker e Alex Standall di 13 Reasons Why), cercano di sostenere al meglio il ragazzo a cui è stato fatto outing. E anche la scena in cui i bulletti se la prendono con Simon e vengono zittiti dagli altri studenti non è ancora così universalmente verosimile. È fin troppo ottimistico pensare a un mondo in cui il coming out è più un problema interiore, in cui il grosso è la paura di farlo ma poi le cose vanno inaspettatamente bene.
Ma è bello vedere un film su un ragazzo gay che non è un dramma interamente incentrato su quello. Love, Simon è prima di tutto una storia di amicizia e amore con un protagonista è gay: l’orientamento sessuale ha impatto sulla storia perché è una parte di lui, nello stesso modo in cui la vita reale di una persona LGBT+ ne è influenzata in maniera anche sostanziale, ma non gira intorno a quello in ogni singolo aspetto. E se ancora è presto per vedere un mondo in cui, in una situazione simile, il modo in cui un ragazzo ferisce i sentimenti dei suoi amici fa passare in secondo piano il suo orientamento sessuale non eteronormativo, parte della normalizzazione di qualcosa passa anche dai media, quindi è bene che la rappresentazione passi anche da storie in cui i protagonisti hanno drammi che non consistono interamente in quello. La vita di Simon non è tutta essere gay: è un normalissimo insieme si scuola, famiglia, amici e una persona che gli piace, come quella di qualunque altro adolescente americano. Perché il mondo che vogliamo è proprio così, uno in cui essere gay è solo un altro dei mille, normalissimi casini quotidiani che un ragazzino deve affrontare, non la fine e l’inizio della sua vita.

Alla fin fine, Love, Simon non è una storia sul coming out, è una storia sul coming of age di un ragazzo gay. E il suo fascino sta proprio lì.

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