Non ho nessuna voglia di innamorarmi di nuovo.
Dovendo essere sincero, in questo momento, se trascorressi i prossimi diciannove anni e spiccioli (ovvero, lo ricordiamo, quelli che mancano alla data programmata per tirare le cuoia, dato che il piano A è stato ripristinato di gran carriera) da solo, non potrebbe fregarmene di meno. Tanto ho il mio Black Symphony dei Within Temptation da ascoltare, e fra l'altro, il tour de force di ballate da cuore spezzato tutte di seguito in mezzo al concerto lo prendo solo come un quartetto di belle canzoni senza mal di cuore o cose simili. A proposito del concerto, lo includerò senza ombra di dubbio nel romanzo. Purtroppo, temo che non riuscirò a far sviluppare la mole di eventi che ancora mi restano nel primo racconto nelle due settimane che restano di gennaio in modo da far iniziare il sequel coi miei bimbi che escono dallo Ahoy di Rotterdam tutti contenti per l'ottimo concerto, ma poco male, ciò accadrà nel primo libro (il che significa che dovrò allungare un po' il brodo per le due-tre settimane precedenti il live).
Sto lavorando parecchio al racconto, e ho trascorso i giorni passati a sistemare vari dettagli sui personaggi. Ergo, non dovendo stare costantemente al telefono per le inezie più insignificanti, so come impiegare bene il mio tempo, il che di certo non è un male.
Il problema è che Alessandro non innamorato è come uno yogurt tenuto fuori dal frigo: più passa il tempo e più inacidisce. Così mi vengono le crisi d'infantilismo acido come l'altra sera.
Per inciso, l'università non è ancora iniziata e già mi sta facendo cascare le gonadi a terra: ho prodotto più scartoffie nell'ultimo mese che in cinque anni di liceo. Poi ci si chiede come mai la foresta amazzonica stia scomparendo: grazie al cavolo, se la mangia tutta l'Italietta, che è una repubblica pseudo-democratica fondata sulle scartoffie.
Come dico sempre io,
ReplyDeletequando meno ce lo si aspetta...