Monday 13 September 2010

I smell a motive…

Il riassunto di una nottata trascorsa buttato sugli scalini del portone (aperto) della Prefettura in Piazza Unità a Trieste a chiacchierare e fare un po’ di autoanalisi in compagnia della Fra è: l’intera tetralogia di Lotus non è altro che la dimostrazione lampante che io sono uno dei quattro casi sul milione su cui Sigmund Freud ha azzeccato in pieno. Davvero, analizzando i personaggi che ho creato, fra principali, corollari, perfino estremamente marginali, la sintesi di un racconto più sequel in cantiere più altri due in programma è: un intreccio fitto di varie situazioni tutte causate da padri del cavolo che vengono infine riscattate quando è il protagonista a diventare padre. Se poi a questo si aggiunge un altro mio personaggio di GdR, che si chiama Orestes ma che stravolge radicalmente la figura mitologica di riferimento, dato che danneggia il padre per vendicare la madre, c’è da citare in pieno la Fra che dice (e ripete varie volte) “I smell a motive”. Benvenuto quindi a Edipo e al suo stupido complesso, che spiegherebbe anche perché gli uomini più grandi di me mi facciano abbastanza ribrezzo, dal punto di vista sessuale.
Di solito, i ragazzi che cercano uomini più grandi lo fanno per trovare una figura paterna di cui hanno avuto carenza. Stando alle conclusioni tirate dalla Fra, che merita una laurea honoris causa in psicologia (Padova, attivatevi!), nel mio caso la figura paterna c’è stata, solo che ha fallito sin dalla radice nel suo ruolo, quello di fornire protezione e amore in maniera incondizionata (soprattutto quest’ultimo punto). Di conseguenza, ho una violenta repulsione verso la figura paterna o qualunque uomo me la possa ricordare, e un desiderio inconscio di trovare un amante da coccolare, viziare e proteggere per riscattare la cosa (e ciò è ben evidente da come faccio muovere Dorian). E data la mole di situazioni che sono riuscito a creare in una sola storyline, è una fortuna che esteriorizzi scrivendo, perché altrimenti diventerei probabilmente un serial killer ossessivo-compulsivo che va in giro ad uccidere padri con una meticolosità tale da non lasciare la minima traccia per farmi catturare.
O beh, ora si spiegano tante cose, in effetti.
Sempre a proposito del racconto, mi sono venute in mente un po’ di voci da associare ai miei personaggi in caso di una metal opera tratta dalla tetralogia: Dorian sarebbe Fursy Teyssier dei Les Discrets, Frisson invece Neige degli Alcest, Vibeke ovviamente la Santa Stene da Sokndal dei Tristania, Vypera sarebbe Nell Sigland dei Theatre of Tragedy, mentre Aaron sarebbe il suo omonimo Stainhorpe dei My Dying Bride (e giuro che non sapevo che si chiamasse Aaron quando ho deciso di ribattezzare il mio bimbo, l’ho appena googlato!) ed Abigail Silje Wergeland dei The Gathering. Gli altri arriveranno presto.
Sempre a proposito di uomini, invece, da segnalare che sabato c’è stata la mia Jota probabilmente più proficua da quando frequento il giro. Comunque più di quella di luglio 2009 con Thomas l’austriaco. Speriamo bene.

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