Sono appena andato in bagno e sono rimasto ferocemente deluso nel constatare che il cielo è interamente coperto dalle nuvole. Volevo ripetere la prodezza di ieri notte quando, per la prima volta, ho individuato la “mia” costellazione, i Gemelli (con un colossale Giove proprio al centro).
Al di là del rant sulla casa dello scorso post, un motivo più concreto per cui un po’ mi seccherà tornare a Trieste sarà proprio questo: l’assenza del cielo stellato. Un po’ è un’impressione mia, dato che, avendo vissuto virtualmente sotto terra per tre anni, dalla finestra non vedevo nemmeno un accenno di cielo; un po’ Alghero è più piccola, ha meno inquinamento luminoso, e permette quindi di osservare più stelle in cielo. Anche uscendo la sera, non ricordo di essermi mai soffermato sul cielo stellato a Trieste, nemmeno a vedere il Grande Carro o dove si trovasse la Stella Polare che è impossibile non notare, per cui penso proprio che la mia impressione sia corretta e buona parte delle stelle sia affogata dalle luci cittadine.
Non ricordo se ho menzionato la cosa recentemente, ma io da piccolo ero letteralmente fissato con l’astronomia. Ero convinto di voler fare l’astronomo, disegnavo continuamente i pianeti (che all’epoca erano ancora nove), ho passato tutta la primavera del 1997 a dare la caccia alla cometa Hale-Bopp assieme alla Mater e avevo tutte le videocassette di Piero Angela con i relativi fascicoli da rilegare nei sei volumi de L’Universo – Grande Enciclopedia dell’Astronomia. Poi ho scoperto in cosa il lavoro di astronomo consistesse realmente, ho visto che ero una schiappa in fisica e, oltre a entrare in crisi per il mio futuro professionale finché non ho scoperto i miei talenti linguistici, ho accantonato un po’ tutta la passione per svariati anni.
Non so bene come sia cominciato questo improvviso revival dell’astronomia. Sicuramente, il fatto di ruolarmi il professore di astronomia di Beauxbatons su un GdR ad ambientazione potteriana avrà influito e mi avrà aiutato a riscoprire tante cose, ma è anche vero che se ho deciso che Florian ha la passione per l’astronomia devo essermene rinnamorato io stesso nel periodo in cui ho iniziato a muoverlo e definire le sue passioni di maghetto mezzo-vampiro all’epoca tredicenne.
Insomma, resta il fatto che ho preso una decisione: osserverò tutte le costellazioni visibili dalle latitudini italiane. Dopo di che, andrò in Sudafrica, o in Australia, o da qualche parte, e osserverò anche tutte quelle dell’emisfero australe, fino a raggiungere il totale di 88. Sono già a buon punto con l’emisfero boreale e la parte di quello australe visibile da qui, specialmente per le costellazioni estive, e ora non vedo l’ora di organizzare una bella nottata di osservazione in inverno, magari quando torno per le vacanze di natale se non fa brutto tempo. Nel frattempo, vedrò se la situazione a Trieste migliora un po’, magari in punta al Molo Audace, o se riesco a reperire qualche zona cittadina meno illuminata che faccia al caso mio. E sì, lo ammetto: non poter uscire dalla città per osservare il cielo è, assieme alla fotografia, l’unico motivo per cui mi dispiace di non avere la patente e una macchina.
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