Il talento nel riscrivere seduta stante i testi delle canzoni in modo da mantenerne la metrica ma dando loro un personalissimo significato umoroso e bitchy l’ho preso tutto da mia nonna materna, che a ottanta e passa anni ha dato più di una dimostrazione quando, nel 2007, io e la Mater siamo andati a trovarla.
Così, partendo da un commento un po’ cattivo di Katia, Let It Go è diventata Trololo, perché “the gossip never bothered me anyway”.
Claudio Rossi Marcelli scrive su Internazionale che, più che quella del matrimonio gay, il problema è la mancanza del divorzio gay. Finché si sta insieme, tutto va bene e non c’è molto di che preoccuaparsi se lo stato non riconosce ufficialmente la relazione; il problema sopraggiunge quando si è vissuto a lungo insieme e magari si ha dei figli, e la legge non dà alcuna linea guida su come gestire la situazione.
Beh, non che la cosa mi tocchi personalmente (sono troppo giovane per preoccuparmene, e quando avrò l’età giusta sarò felicemente all’estero), ma apprezzo molto l’approccio alla cosa: quando si pianifica una relazione di qualsiasi tipo, la si deve considerare per prima cosa dalla prospettiva della fine.
L’eventualità di perdere persone per strada ho imparato a considerarla sempre e comunque anche io, qualsiasi siano le circostanze; per questo, osservo attentamente i miei amici quando sono loro a lasciare qualcuno. Li ascolto, vedo come si comportano e, per quanto possa volere loro bene, agisco di conseguenza. Se vedo che qualcuno ha un rapporto estremamente distruttivo con i suoi ex amici, cerco di mantenermi sempre un po’ di margine di manovra intorno. Conosco un certo numero di persone, ho pochi amici fra queste, e quelle a cui dico davvero tutto sono un numero ancora più esiguo. Se vedo che una persona non è affidabile quando si tratta degli altri, per quanto la cosa possa divertirmi, posso dare per scontato che non lo sarà nemmeno con me. Posso volerle bene, ma non mi apro mai veramente: né sentimentalmente, perché non è improbabile che, prima o poi, mi unisca all’interminabile schiera di ex amici, ma neanche in quanto a confidenze. Insomma, se c’è qualcosa su di me con cui so che potrebbe davvero ferirmi, me la tengo e pace. Così, quando con i suoi nuovi amici sparlerà di me come con me ha sparlato dei suoi vecchi amici, non solo non sarò sorpreso, ma ho già una mano sul battente della porta. In questo modo, se capitano incidenti di percorso, nel momento in cui capisco che non vale più la pena riesco presto e senza rimpianti a dire:
let it go,
Così, partendo da un commento un po’ cattivo di Katia, Let It Go è diventata Trololo, perché “the gossip never bothered me anyway”.
Claudio Rossi Marcelli scrive su Internazionale che, più che quella del matrimonio gay, il problema è la mancanza del divorzio gay. Finché si sta insieme, tutto va bene e non c’è molto di che preoccuaparsi se lo stato non riconosce ufficialmente la relazione; il problema sopraggiunge quando si è vissuto a lungo insieme e magari si ha dei figli, e la legge non dà alcuna linea guida su come gestire la situazione.
Beh, non che la cosa mi tocchi personalmente (sono troppo giovane per preoccuparmene, e quando avrò l’età giusta sarò felicemente all’estero), ma apprezzo molto l’approccio alla cosa: quando si pianifica una relazione di qualsiasi tipo, la si deve considerare per prima cosa dalla prospettiva della fine.
L’eventualità di perdere persone per strada ho imparato a considerarla sempre e comunque anche io, qualsiasi siano le circostanze; per questo, osservo attentamente i miei amici quando sono loro a lasciare qualcuno. Li ascolto, vedo come si comportano e, per quanto possa volere loro bene, agisco di conseguenza. Se vedo che qualcuno ha un rapporto estremamente distruttivo con i suoi ex amici, cerco di mantenermi sempre un po’ di margine di manovra intorno. Conosco un certo numero di persone, ho pochi amici fra queste, e quelle a cui dico davvero tutto sono un numero ancora più esiguo. Se vedo che una persona non è affidabile quando si tratta degli altri, per quanto la cosa possa divertirmi, posso dare per scontato che non lo sarà nemmeno con me. Posso volerle bene, ma non mi apro mai veramente: né sentimentalmente, perché non è improbabile che, prima o poi, mi unisca all’interminabile schiera di ex amici, ma neanche in quanto a confidenze. Insomma, se c’è qualcosa su di me con cui so che potrebbe davvero ferirmi, me la tengo e pace. Così, quando con i suoi nuovi amici sparlerà di me come con me ha sparlato dei suoi vecchi amici, non solo non sarò sorpreso, ma ho già una mano sul battente della porta. In questo modo, se capitano incidenti di percorso, nel momento in cui capisco che non vale più la pena riesco presto e senza rimpianti a dire:
let it go,
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