Tuesday 30 September 2014

Riflessioni su una giacca in broccato rosso

Mi sento un po’ una brutta persona, ma sto scoprendo di godere davvero della sensazione di libertà che si prova a non avere più un giudizio distruttivo che pende sopra la testa per ogni minima cosa. Musica, serie tv, fotografia, abbigliamento, amicizie… ogni cosa. Ammetto che, essendo abile a riconoscere a naso le critiche costruttive da quelle distruttive, il tempo di inquadrare i miei interlocutori e le seconde mi scivolano addosso. Tanto, non si fosse trattato dei miei pantaloni nuovi sarebbe stato l’ultimo video che ho condiviso in bacheca, o stavolta sono le scarpe ma avrebbe potuto essere la canzone con cui sono ossessionato: insomma, critiche e giudizi dati gratuitamente per il solo gusto di ascoltarsi dare critiche e giudizi supponenti, qualsiasi sia l’oggetto. È così che ho scoperto che si può voler bene a qualcuno senza stimarlo o tenere in conto la sua opinione. Poi per carità, anche a me piace da morire avere ragione e crogiolarmi nella superiorità del mio buon gusto, ma c’è una linea oltre la quale la tuttologia diventa patologica.

La parte più triste, in un certo senso, è notare tutto ciò nelle piccole cose: anche solo il ritrovato piacere di condvidere un link con dei vestiti che ti piacciono senza la consapevolezza che tempo tre secondi e arriverà lo sberleffo travestito da critica. Sberleffo di cui frega poco, ma la cui assenza lascia più spazio ed energia per godersi le foto degli abiti.
(A parte che, detto tra noi, chiunque può conciarsi in maniera ridicola e spacciare il look per avanguardia pura incompresa dalle masse retrive; indossare un classico riadattato è molto più impegnativo e non è da tutti.)
E quindi, eccoci qui, a chiederci cosa sia andato storto e far finta di non conoscere precisamente la risposta. Dal canto mio, mi costa dirlo: Luana non mi ha insegnato proprio niente.

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