Thursday 1 August 2019

Fotografia di sussistenza

È già da più di una settimana che me ne sto comodamente a casa della Mater. Normalmente, avrei dovuto passare il week end appena trascorso ad arrostirmi sotto il sole di Vinci, facendo foto per un compenso decisamente inadeguato (ma che la mia sindrome dell’impostore mi impedisce di aumentare), o anche del tutto aggratis perché è ovvio, se ho una mezz’ora libera tra un shoot e l’altro mica mi riposo, sono così pollo da dedicarla pro bono a qualche amico/a che me lo chiede, semplicemente perché gli/le voglio bene, mi fa piacere vederlo/a felice e contribuire ai progetti che gli/le stanno a cuore. Io.
Oh, guarda. Neanche sette righe (da desktop) e c’è già la shade.

Formalmente è stata una decisione dell’ultimo momento, quella di non andare. In realtà, erano già mesi che, pur rimanendo in forse, ero piuttosto convinto a saltare e andarmene direttamente ad Alghero.
Un po’ perché #toosoon, non avevo chissà che voglia di rispondere alle domande che inevitabilmente, almeno da qualcuno, mi sarebbero arrivate. Avendo fiducia zero nella popolazione generale del mondo, non posso fare a meno di chiedermi chi e, soprattutto, cosa sappia. Lo so, dovrei dare più credito se voglio credere che gli ultimi anni almeno qualcosa siano valsi, ma c’è una parte di me che è prontissima a immaginare lo scenario peggiore, specie in un contesto in cui la mia fiducia è stata in qualche modo intaccata.
Il succo è che non riesco a non chiedermi ommioddio cosa penserà la gente, almeno basandosi sulla versione dell’accaduto che sarà loro pervenuta.

Il vero motivo per cui non me la sono sentita di andare all’Unicorno quest’anno, però, è l’altra grande delusione che quest’anno ha portato. Sette-otto mesi fa immaginavo che sarei andato all’Unicorno con meno pressione sul mio lato fotografico per quanto riguarda il sostentamento. Che avrei potuto incasellare tot slot fissi, chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori, senza preoccuparmi di sovraccaricarmi tutte e tre le giornata per far quadrare i conti, perché quello di fotografo sarebbe stato un surplus per comprarmi qualcosa di carino.
Quando è diventato fin troppo evidente che non sarebbe stato questo il caso, semplicemente non sono riuscito a fare marcia indietro e tornare alla fotografia di sussistenza. Ho preferito saltare l’Unicorno e risparmiare le energie mentali per il tour de force di Lucca. In fondo, non penso che saltare una fiera danneggerà irreparabilmente la mia clientela. Ammesso e non concesso che lo scenario peggiore non si sia avverato e non sia già stata distrutta.

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