Wednesday, 14 October 2020

Esistono gli incel gay

Non penso ci sia un modo per indorare il titolo del post – o, se c’è, sono troppo amareggiato dall’umanità per ingegnarmi a trovarlo.
Ebbene sì, signore e signori: esistono anche gli incel gay. Scoperto giusto oggi direttamente su PlanetRomeo fra gli utenti che hanno visitato il mio profilo:

 
Trent’anni, un metro e sessantacinque per novantotto chili. “Vivere pieno di odio, disprezzo e rimpianto. Morire suicida. Il riassunto della mia vita”. Fisico panciuto, senza barba ma peloso, in cerca di amici, sesso o relazione tra i ventisette e i trentun anni.
La morte è tragica ma la vita è misera. Specialmente se sei un incel.
Non chiedetemi una foto, mi troverete troppo brutto o ‘non il mio tipo’. E fidatevi, essere uno svedese brutto significa che il primo pensiero la mattina è ‘la mia vita è disgustosa, voglio morire’.
Inoltre, odio il mio corpo senza bisogno che me lo facciate notare.
 Perché certa gente scrive cose tipo ‘Voglio incontrare brave persone’? Non volete brave persone, volete modelli. Non vorrei mai essere vostro amico (ho due lauree, cercate cos’è una cotutelle, e un lavoro molto ben pagato nel risparmio gestito... la maggior parte di voi hanno solo un diploma della scuola media e lavori di bassa manovalanza), ma almeno amici con benefit. In ogni caso, non ottengo mai ciò che voglio e voi continuate a mentire.
Se c’è qualcuno là fuori, ho imparato a non aspettarmi nulla. Dopo tutto, ci sono più ragioni per fregarsene e non condividere nulla.
Auguro alla maggior parte di voi un cancro al pancreas.
Wow. No, davvero, wow.
Per i pochi fortunati che ancora non sanno cosa sono, gli incel sarebbero gli autoproclamati “involontariamente celibi”, ovvero uomini che ritengono di avere il “diritto” a una relazione sessuale e/o affettiva con una donna e che il loro essere single sia una decisione da parte delle donne, superficiali e arriviste, che subiscono loro malgrado solo perché non sono ricchi o attraenti (da qui celibato “involontario”). La realtà è un pochino diversa e si tratta di uomini che, semplicemente, hanno fallito nel creare rapporti costruttivi con l’altro sesso e anche con se stessi, e odiano quindi tutti: le donne che non gliela danno, gli uomini che hanno più successo di loro, la loro vita perché non ottengono ciò che vogliono anche se puntano i piedi.
Ecco, finora non avevo idea che questo fenomeno esistesse anche nella comunità gay e mi è davvero cascata la mandibola. Anche se, a onor del vero, il tizio qui sembra essere l’unico articolo genuino sull’app: gli altri due profili che escono cercando “incel” sono un venticinquenne alquanto palestrato (sempre se è lui) che ha la parola nel nick ma non scrive nulla nel profilo e un cinquantacinquenne che l’ha menzionata en passant nella bio in altri contesti.
Resta solo il nostro amico “unico svedese brutto” nella storia del suo popolo.

Beh, fortuna per lui che ha solo visitato il mio profilo e non mi ha scritto, se no mi sarebbe partito subito subito un consiglio non richiesto: il suo piccolo flex sull’avere un lavoro ben retribuito gli toglie automaticamente ogni scusa per definirsi “incel”.
Se guadagna bene, vuol dire che può permettersi tutto il sostegno professionale di cui ha bisogno per darsi una sistemata: un dietologo o nutrizionista per perdere peso, un abbonamento in palestra per ridefinire il fisico e, soprattutto, un terapista per lavorare sui problemi di autostima e sul modo che ha di rapportarsi agli altri.
Davvero, non c’è nulla che gli impedisca di trovare aiuto. Anche ipotizzando che di viso non sia un granché e che l’altezza gli dia problemi, i mezzi per intervenire sia sul suo corpo, visto che è chiaramente è una fonte di disagio, sia sulla sua mente, che chiaramente necessita di un intervento – uno che gli permetta di stare bene con se stesso e di non essere sgradevole agli altri, perché sicuramente un atteggiamento del genere non contribuisce a fargli guadagnare punti.
Detto francamente, sedersi a terra e organizzarsi un pity-party piuttosto che rivolgersi a qualcuno che lo guidi nel prendere in mano la sua vita è una sua scelta deliberata, non c’è nulla di “involontario”. Il problema, come per tutti gli incel, non sono gli altri: è lui, la sua autopercezione e il suo modo di porsi nei confronti del mondo.

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