Thursday 8 October 2020

Polvere addosso

Ho sognato che ero in giro con la Mater.
Era più o meno l’ora del crepuscolo, il cielo era di quell’azzurro scuro e desaturato che assume dopo che il sole è tramontato ma c’è ancora luce, e il Centro Storico era già illuminato dalle lampade al sodio ma non aveva perso ancora i colori, così che le chiazze di luce dorata sfumavano in un alone lilla prima di perdersi nell’azzurrino della luce ambientale.
Io e la Mater eravamo in via Carlo Alberto all’altezza di Piazza dello Sventramento, il selciato era umido e rifletteva le luci dei lampioni. Era inverno e alcuni negozi avevano già le decorazioni natalizie, compresi i tappeti rossi davanti agli ingressi, fradici e sporchi.

Eravamo diretti da qualche parte e, mentre passavamo, una negoziante si mette a spazzare per strada in modo da gettarci addosso la polvere. Io mi innervosisco, le dico di fare più attenzione, e quella inizia a fare la vittima dicendo che la stiamo disturbando. Mentre ci allontaniamo si lagna che è una negoziante temporanea solo per il periodo natalizio come se questo la giustificasse nel buttarci addosso la polvere. Dopo diversi metri, mi volto di colpo e le urlo qualche insulto, dopo di che proseguo meditando vendetta.

Arriviamo in un palazzo del centro storico in un’aula illuminata da quei neon biancastri con la sfumatura quasi verdognola. Siamo lì per un corso d’inglese (nota dolente per la Mater anche IRL) e prendiamo subito posto ai nostri banchi. A una certa, Sharon Den Adel (sì, a quanto pare continuo a sognare cantanti a caso) mi fa notare che non ho la mascherina, e lo dice lasciando capire di essere molto delusa per la mia dimenticanza e negligenza. La lezione sta per iniziare, non avrei tempo di tornare a casa a recuperarla, ma mi accorgo che sotto il banco ce n’è na di quelle farlocchissime senza nemmeno i ferretti; è lì da tanto tempo ed è piena di polvere, ma la indosso comunque per non deludere ulteriormente Sharon. A causa della polvere mi si tappa il naso, ma faccio finta di nulla per non sembrare malato.

Inizia la lezione (Sharon non è la professoressa, è lì per seguire il corso) e la Mater alza la mano per fare una domanda su una cosa che non le è chiara. Una tizia a caso fra gli studenti, però, la interrompe con aria di sufficienza, come se desse per scontato che non sapere quel dettaglio fosse da ignoranti, e la prof inizia a dare corda a lei invece che rispondere alla domanda della Mater.
La cosa mi irrita e quindi le dico di starsene zitta perché qualcuno aveva fatto una domanda prima di lei; quella in tutta risposta sposta il banco a destra del mio e mi risponde accavallando la gamba destra sulla sinistra e dondolandola in modo che la suola della scarpa tocchi i miei pantaloni neri e lasci delle strisciate di polvere grigio chiaro. Io le dico di smetterla e non provarci più, lei mi ignora, al che io la spintono e la faccio cadere di lato con tutto il banco.
La prof si china ad aiutarla a rialzarsi e la fa spostare, ma io non lascio correre perché nel frattempo la Mater, offesa per essere stata ignorata, ha iniziato a raccogliere le sue cose per andarsene. Minaccio di andarmene anch’io (so che, per qualche motivo, la mia presenza lì dà lustro al corso) e insisto che sia ingiusto che la prof non sia inetrvenuta a riprendere la maleducata che ha interrotto la domanda di un’altra studentessa e mi ha pure sporcato apposta i pantaloni.
A quel punto mi sveglio.

Dopo l’ultimo post taggato “cripta onirica”, ho deciso che, se quando mi sveglio ricordo il sogno e mi ha colpito particolarmente, lo annoterò e lo riporterò sul blog così da poterlo rileggere, ricordarlo e magari interpretarlo.
Anche perché sarò sincero: non ho idea di perché i temi ricorrenti di questo sogno siano stati la gente che fa di tutto per irritarmi e la polvere che mi finisce addosso, né tanto meno di perché la Mater sia stata una presenza costante e così importante.
Il mio subconscio funziona in modi misteriosi.

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