Thursday, 1 October 2020

Revenge Shoot

Fra la mia riflessione (un po’ paraculo, bisogna ammetterlo) su come una bella amicizia possa sfumare in una semplice conoscenza senza bisogno di traumi o conflitti e la mia presa di posizione sul far valere i miei sentimenti e opinioni c’è stata, effettivamente, una goccia che ha fatto traboccare il vaso. Quando ho scritto il primo post ero sincero, non portavo rancore ed ero pronto a lasciar correre e metterci silenziosamente una pietra sopra, ma nel frattempo ho avuto modo di cambiare idea e tirare fuori tutto il risentimento di cui, sulle prime, nemmeno mi ero reso del tutto conto.

Oggi, a più di due anni di distanza dal casus belli e a oltre uno e mezzo da quando la persona in questione ha ricevuto quattro pagine word fitte fitte di Reason You Suck speech, mi capita ancora di lanciare frecciate acide e fare battute crudeli con persone informate dei fatti. Il più delle volte il discorso salta fuori per caso, ma capita anche che sia io a creare questo “caso” apposta per arrivare lì. Lo so, mi diverto con poco.

La cosa più interessante è che, in tutto questo, è uscito il nuovo album degli Hurts è molte delle canzoni trattano della fine di un rapporto sottolineando la colpa della controparte. Non sono io, sei tu, teso’. Addirittura, una di queste canzoni riprende quasi pari pari le mie battute conclusive delle quattro pagine di Reason You Suck speech. E considerando che gli Hurts hanno avuto un ruolo indiretto nell’intera faccenda, chi sono io per lasciar correre un’occasione d’oro come questa per lanciare shade sotto forma di foto da includere nel progetto ispirato alla loro musica?

Per cui eccomi qui, appena tornato da uno shoot per il primo di quelli che la Cami definirebbe “revenge shoot” (un po’ come il Revenge Dress di Lady Diana), pronto a riaprire le ostilità e lanciare shade senza che ci sia stata la minima provocazione dalla controparte, di cui non ho notizie dal giorno dopo il RYS speech (perché ovviamente non poteva non trovare una scusa per avere l’ultima parola, bitch).
E non lo faccio nella speranza che arrivi alla persona in questione, né per catarsi o roba simile: semplicemente, è bello prendere una delusione professionale e artistica e trasformarla in materiale per essere creativo.

Del resto, forse dovrei semplicemente rassegnarmi: la mia amicizia è rara, ma quando la concedo è per sempre. Ed è talmente profonda che, se mi si spinge al punto di ritirarla, al suo posto non potrà mai restare indifferenza, ma un rancore che, ugualmente, è per sempre. Sorry not sorry, bitch.

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