Monday, 2 November 2020

Terrore istituzionale

Ci sono alcuni argomenti piuttosto caldi nel dibattito pubblico di cui non ho mai parlato né scritto sulle mie varie piattaforme: il DDL Zan qui in Italia e la legge sull’aborto in Polonia. Con tutto che ultimamente sono più politicamente attivo che mai, online.
Da quando Trump si è ammalato di Coronavirus, ho preso l’abitudine di sbirciare Twitter (dove seguo principalmente celebrità d’oltreoceano con evidenti simpatie democratiche) e ho iniziato a commentare attivamente la situazione politica americana con one-liner pungenti.
Altrove, specialmente sulle storie di Instagram, dove so di avere più seguito, ho affrontato diversi argomenti più approfonditamente, più con l’intento di fornire argomentazioni a chi la pensa come me che di cambiare a chi non lo fa perché quelli, semplicemente, non mi seguono (molti post degli scorsi mesi sono nati da annotazioni per le storie su Instagram), ma senza andare ad affrontare quelle due tematiche nello specifico.
Ora, premetto che il mio interesse per i risultati elettorali americani non è un modo per preoccuparmi dei problemi altrui ignorando quelli in casa mia o dietro l’angolo: dipende tutto dall’amara constatazione che i capricci di chi siede alla Casa Bianca hanno ripercussioni concrete e tangibili anche sulla vita quotidiana di noialtri da questa parte dell’Atlantico. È per questo che sono super nervoso per domani.

Detto questo, il motivo per cui non mi preoccupo di queste due faccende molto più vicine è che mi terrorizzano. E non è tanto la vicinanza geografica a terrorizzarmi, quanto il livello istituzionale a cui si trovano.
Mi terrorizza l’idea che il DDL Zan arrivi alla Camera mutilato da mille emendamenti che lo rendano perfettamente inutile. Sarebbe l’istituzionalizzazione dell’omo-transfobia: la comunità LGBTQ+ continuerebbe ad avere zero tutele concrete e si troverebbe nella posizione di non poterne più chiedere perché i conservatori potrebbero gridare che una legge esiste e non serve più discuterne, che abbiamo avuto quello che volevamo, che sono loro le povere vittime imbavagliate.
Fondamentalmente, sto trattenendo il respiro in attesa degli sviluppi, di sapere se questa legge sarà uno strumento di protezione efficace o se è il caso di perdere anche le ultime speranze.

Per quanto riguarda la Polonia, poi, vedere un Paese europeo tornare indietro di decenni non nella mentalità delle frange più ignoranti di popolazione, non negli usi e costumi, ma proprio nelle leggi nazionali… è spaventoso. È spaventoso che sia lo Stato stesso a legiferare per togliere diritti ai suoi cittadini. Contro la bigotteria casuale si può combattere; contro lo Stato, è più difficile.
E la paura è che il morbo si propaghi dalla Polonia agli altri paesi Visegrad, e che da lì rafforzi le posizioni reazionarie anche nell’Europa Occidentale innescando un effetto domino tremendo.

Sì: l’idea che lo Stato si renda complice, se non addirittura fautore, della bigotteria è uno scenario a cui non pensavo avrei mai assistito in vita mia e che mi atterrisce. Mi fa sentire impotente, travolto da qualcosa di troppi più grande, da una lotta impari e senza speranza.
L’unica soluzione è l’Europa Unita: prego che riesca a consolidare i suoi organi decisionali in modo da poter aggirare il Consiglio e la sua ridicola regola dell’unanimità che impedisce di punire economicamente i Paesi che non si dimostrano virtuosi nel rispetto dei propri cittadini.

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