C’è una breve storia che vorrei condividere.
Da qualche mese, alla Mater hanno diagnosticato il morbo di Dupuytren, una malattia degenerativa che solidifica il rivestimento dei tendini, irrigidendoli finché il dito rimane contratto e non si riesce più nemmeno ad aprirlo. Che insomma, non è piacevole, ma nemmeno la fine del mondo, visto che questo morbo è perfettamente curabile al giorno d’oggi. Oltre all’opzione chirurgica, ce ne sono anche di farmacologiche e meno invasive: una che disintegra il tessuto che si sta solidificando e libera quindi il tendine, e un’altra a base di un farmaco chiamato Collagenase che agisce durante le fasi iniziali della malattia e inverte il processo senza dolori, riabilitazione, effetti collaterali, e con pochissime probabilità di recidiva.
Fortunatamente, buona parte dei Paesi dell’Unione Europea ha stipulato degli accordi con la casa farmaceutica che produce il Collagenase in modo da acquistarlo a prezzi scontati in cambio di ordini molto estesi e poterlo quindi distribuire alle varie cliniche pubbliche. In sostanza, la compagnia trae profitto dal grandissimo numero di flaconi venduti mentre, per esempio, i cittadini italiani possono accedere alla cura senza dover impegnare la casa perché il Ministero della Salute copre le spese. Tutti sono contenti.
Da qualche mese, alla Mater hanno diagnosticato il morbo di Dupuytren, una malattia degenerativa che solidifica il rivestimento dei tendini, irrigidendoli finché il dito rimane contratto e non si riesce più nemmeno ad aprirlo. Che insomma, non è piacevole, ma nemmeno la fine del mondo, visto che questo morbo è perfettamente curabile al giorno d’oggi. Oltre all’opzione chirurgica, ce ne sono anche di farmacologiche e meno invasive: una che disintegra il tessuto che si sta solidificando e libera quindi il tendine, e un’altra a base di un farmaco chiamato Collagenase che agisce durante le fasi iniziali della malattia e inverte il processo senza dolori, riabilitazione, effetti collaterali, e con pochissime probabilità di recidiva.
Fortunatamente, buona parte dei Paesi dell’Unione Europea ha stipulato degli accordi con la casa farmaceutica che produce il Collagenase in modo da acquistarlo a prezzi scontati in cambio di ordini molto estesi e poterlo quindi distribuire alle varie cliniche pubbliche. In sostanza, la compagnia trae profitto dal grandissimo numero di flaconi venduti mentre, per esempio, i cittadini italiani possono accedere alla cura senza dover impegnare la casa perché il Ministero della Salute copre le spese. Tutti sono contenti.
Tutti tranne Donald Trump, che è arrivato sulla scena internazionale a giocare a chi ce l’ha più lungo con mezzo mondo: a causa delle cosiddette Trump tariffs, la compagnia farmaceutica non fa più profitto più vendendo il medicinale a prezzo di favore ai Paesi europei, quindi l’ha ritirato dal mercato internazionale.
Alcune cliniche private hanno preso esempio dal Gloriosissimo Sistema Sanitario Americano e hanno comprato tutte le dosi su cui sono riuscite a mettere le mani e ora curano chi può permetterselo alla modica cifra di ventimila euro a operazione. Gli altri si arrangino.
Alcune cliniche private hanno preso esempio dal Gloriosissimo Sistema Sanitario Americano e hanno comprato tutte le dosi su cui sono riuscite a mettere le mani e ora curano chi può permetterselo alla modica cifra di ventimila euro a operazione. Gli altri si arrangino.
Quindi, qual è il morale della storia?
No, non lancerò un crowdfunding per pagare le cure della Mater. Le alternative ci sono, semplicemente non funzionano allo stadio iniziale della malattia, quindi ci tocca aspettare comunque: o la malattia non peggiora, o peggiora e la si cura con i metodi tradizionali, o magari Trump non viene rieletto e il Collagenase torna disponibile sul mercato.
No, non lancerò un crowdfunding per pagare le cure della Mater. Le alternative ci sono, semplicemente non funzionano allo stadio iniziale della malattia, quindi ci tocca aspettare comunque: o la malattia non peggiora, o peggiora e la si cura con i metodi tradizionali, o magari Trump non viene rieletto e il Collagenase torna disponibile sul mercato.
Il discorso che voglio affrontare è più generale e riguarda un piccolo dettaglio che sembra ovvio ma forse non lo è davvero: il modo in cui si vota ha conseguenze nella vita reale.
E sì, dico proprio a voi, coglioni del “voto di protesta”, “fanculo il sistema”, “laggente™ è stanca”, “non mi fido dei politici tradizionali, preferisco facce nuove”, “Make X Great Again”, “chiudete i confini”, “basta globalizzazione”, “non sono né di destra né di sinistra (ma per qualche ragione attacco solo i candidati di sinistra)”: magari vi siete sentiti fighi, vi siete sentiti edgy, vi è sembrato di aver fatto il dito medio a Il Sistema™ quando avete votato quel buffone col parrucchino o qualcuna delle sue varietà locali, ma le vostre scelte hanno avuto e continuano ad avere conseguenze dirette sulla vita delle persone. Conseguenze che mi spiace, non valgono i cinque minuti in cui vi sentite potenti per procura dopo aver dato a un folle il potere di mandare il mondo intero a puttane con un tweet.
Potrà sembrare spaventoso – e deve esserlo – ma ciò che succede ai vertici di una nazione non coinvolge solo le cose astratte e lontane, come la diplomazia o le relazioni internazionali: ha conseguenze tangibili sulle nostre vite quotidiane. Pensateci, quando votate.
E magari oggi è una signora a caso dall’altra parte del pianeta, ma domani potrebbe essere qualcuno nel vostro Paese, e il giorno dopo qualcuno che conoscete, e quello dopo ancora qualcuno a cui volete anche bene e, prima che ve ne accorgiate, voi stessi. Pensateci, quando votate.
Ai miei amici americani: spesso scherzando dico che il Presidente degli Stati Uniti dovrebbe essere eletto dal mondo intero. C’è un fondo di verità nella mia battuta perché, che ci piaccia o no (spoiler: non ci piace), ciò che succede nella Casa Bianca ha effetti anche sul resto di noi, non solo su quanti fondi Planned Parenthood riceverà quest’anno o chi avrà la libertà di rompere i coglioni agli altri su quale bagno usare. Pensateci, quando votate.
Ai miei amici europei: questo è un esempio lampante di quanto poco i nostri piccoli Paesi di periferia contano a livello globale – non possono permettersi nemmeno di curare i propri cittadini. Cosa può fare da sola l’Italia, di preciso? O l’Ungheria, la Polonia, la Slovenia, la Croazia, la Cechia, la Bulgaria, i Paesi Bassi, il Belgio, il Portogallo, la Grecia, ma perfino la Francia o la Germania? Quindi, prima di bervi stronzate come “fanculo l’UE”, “Brexit”, “vogliamo autogovernarci liberamente”, “possiamo farcela per conto nostro”, “chiudete i confini” o “proteggiamo la nostra economia nazionale” solo perché i rapidi cambiamenti globali vi fanno sentire insicuri e preferite aggrapparvi alla piccola nicchia familiare in cui sentite di essere importanti, ricordatevi che, preso singolarmente, ciascuno dei nostri paesi è troppo piccolo, troppo insignificante perfino per essere considerato un partner commerciale degno da una singola compagnia privata. Pensateci, quando votate.
Perché non lo sottolineerò mai abbastanza: ogni volta che un politico promette di mettere qualcun altro in svantaggio rispetto a voi, non sta pensando come mettere voi in vantaggio, e arriverà un momento in cui vi si ritorcerà contro. Quando sostenete politiche che tolgono a qualcuno, non aspettatevi di ricevere qualcosa in cambio: siete i prossimi nella lista delle persone a cui togliere sempre di più. Se promuovete concorrenza e inimicizia, arriverà il momento in cui voi sarete in svantaggio e ne pagherete tutte le conseguenze.
Dobbiamo pensare come una sola comunità globale se vogliamo migliorare le cose per noi stessi in primis.
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