Friday 19 February 2010

Emilie Autumn live in Turin

E così, dopo tanta impazienza e una lunga attesa, è finalmente arrivato il grande giorno: il concerto di Emilie Autumn. Che definire “concerto” sarebbe decisamente riduttivo, peraltro. Dopo una mattina passata a dormire e un primo pomeriggio a visitare Torino (ma di Torino parlerò più approfonditamente in seguito, dato che le visite non sono ancora finite), io e BriarRose ci siamo finalmente vestiti di tutto punto (beh, lei, io ho solo abbinato camicia, jabot e nastrini di velluto, piuttosto anonimo) per andare allo Spazio 211, il locale di due metri per tre compreso palco in cui si sarebbe svolto il live.
Già il viaggio di andata in sé è stato un’avventura, un po’ per la nebbiolina (che no, non era un nebbione, e qui BriarRose sa a cosa mi riferisco), ma molto per il fatto che aver messo Emilie Autumn a tutto volume nell’autoradio ci stava caricando in maniera tale che dopo un po’ la strada ha iniziato ad essere l’ultima delle nostre preoccupazioni, col risultato che: abbiamo saltato un paio di incroci qua e là, abbiamo fatto almeno tre inversioni a U assolutamente scorrette, abbiamo rischiato di mettere sotto un barbone ubriaco, abbiamo centrato con una ruota il picchetto di un portico e abbiamo saltato il locale dovendo tornare indietro (sì, le prime due inversioni a U erano per gli incroci cannati, la terza per questo). Ciononostante, siamo arrivati in perfetto orario per la prima fila, nel senso che davanti a noi c’erano cinque persone e a due minuti dal nostro arrivo hanno iniziato ad aggiungersene altre venti.
Il fatto sta che, assideratici bellamente per tre quarti d’ora guardando Emilie e le Crumpets che trotterellavano allegre oltre le finestre, finalmente ci hanno aperto le porte e ci hanno lasciati entrare. Corsa a perdifiato per la prima fila con Gilliann che ci ha raggiunti immediatamente e voilà, essendo il locale praticamente un gazebo, eccoci a venti centimetri dal palco, il tanto da buttare i cappotti per terra e non averli fra le mani per tutto il concerto. Congrua attesa intanto che l’allestimento scenografico finiva, e finalmente si sono spente le luci.
Disclaimer: da questo punto in poi, metà delle cose del post sarà comprensibile solo ai fan di EA, per cui non sconvolgetevi se leggete cose assurde.
Il palco era minuscolo ma allestito con maestria, col clavicembalo coperto dall’altarino con candele, bambole e orologi sulla (nostra) sinistra, un tavolino coi servizi da tè e simili sulla destra e la grande ruota-orologio di 4 O’ Clock dietro. Inizialmente, sulle note di Best Safety Lies In Fear, sono uscite le Bloody Crumpets: Capitain Maggot, Lady Aprella, Blessed Contessa e Naughty Veronica. A seguire, ecco la padrona di casa, che ha fatto il suo ingresso con una maschera sul viso sulle note di 4 O’ Clock, mentre le Crumpets facevano una coreografia con le tazze e le bustine da tè. Inizialmente ero un tantino perplesso su come le cinque ragazze sembrassero stipate su un metro quadro di palco, ma già con le prime note di Opheliac, per la quale Emilie si è inizialmente impadronita del clavicembalo (e ha successivamente mostrato i suoi stockings che provano la sua virtue), e la successiva The Art Of Suicide, i ruoli si sono ben distribuiti e le cose hanno iniziato a filare lisce.
Purtroppo a questo giro non sono riuscito a fregare la scaletta, e sarebbe d’altro canto difficile riuscire a collocare i vari sketch fra una canzone e l’altra, per cui mi limiterò a dare delle considerazioni di carattere generale focalizzandomi sugli episodi salienti. In primo luogo, definirlo concerto è oltremodo limitante e smaccatamente ingiusto, dato che nelle due ore circa di performance Emilie e le Crumpets si sono arrovellate in una tale varietà di numeri che spaziavano dal cabaret al burlesque passando per il circense, oltre a suonare e cantare. L’interazione con noi Plague Rats del pubblico, poi, è senza paragoni con tutti i concerti a cui sono stato prima, visto che eravamo parte integrante dello show. Fra i momenti della serata da segnalare, Emilie che ha fatto un bellissimo solo di clavicembalo-voce su Shalott, Veronica che su Dominant ci ha regalato una splendida Danza del Ventaglio in versione non porno (anche se mi è dispiaciuto che Emilie non abbia suonato il violino), Unlaced con annesso il Rat Game (che tratteremo a parte), l’arrampicata sull’orologio in 306 ed il delirio cosmico su God Help Me. Subito prima e durante questa canzone è successo letteralmente di tutto, iniziando dalla Veronica che confessava ipotetici tentativi di seduzione (andati tutti a buon fine) con tutte le Crumpets, continuando con i muffin leccati e lanciati al pubblico, gli sbuffi di tè, Maggot che si è lanciata sul pubblico, tè sui seni e quant’altro si possa aggiungere. Emilie ha suonato il violino meno di quanto mi sarei aspettato, limitandosi alla sopracitata Unlaced e ad un solo su Face The Wall (che dal vivo mi ha convinto più che su cd, dove mi risulta addirittura fastidiosa), ma in compenso ci ha offerto un delizioso spogliarello burlesque su Thank God I’m Pretty (nel quale purtroppo non ha mostrato nulla di compromettente). E adesso veniamo a noi.
Per quando riguarda me, probabilmente per via dei siparietti saffici delle Crumpets ho avuto un’esplosione di eterosessualità, col risultato che su God Help Me ho acchiappato al volo e mangiato allegramente il muffin slinguato e lanciato da Veronica, ho allungato un bacio (a stampo) a Maggot mentre si gettava sul pubblico, e su Misery Loves Company ho galantemente baciato la mano ad Aprella. BriarRose, invece, se l’è cavata decisamente meglio: il Rats Game consisteva nel fatto che se Veronica avesse fatto meno di cinque errori suonando il clavicembalo su Unlaced avrebbe potuto fare “il cavolo che voleva”. Così, ecco che Veronica ha annunciato di non aver mai baciato una ragazza in Italia, e ha chiesto che due fanciulle maggiorenni che non avessero mai baciato qualcuna prima salissero sul palco. Ovviamente, dalla prima fila ho fatto una pubblicità spietata a BriarRose, la quale è stata invitata a salire con il suo magnifico outfit da quinta Crumpet segreta. E insomma, trallallero trallallà, la prima ragazza ci ha dato dentro di lingua con la Veronica, mentre BriarRose si è contenuta un po’ di più, salvo poi sporgersi a cercarne ancora quando Veronia si è staccata (sì, cara, io l’ho visto, Gilliann l’ha visto, Die l’ha visto, i suoi amici pure, e no, non siamo stati vittime di un’allucinazione collettiva).
Purtroppo, c’è da notare che una buona parte del pubblico era piuttosto addormentata (pare ci sia stata una pandemia di sonno ai concerti, questo mese), e si svegliava solo se appositamente sollecitata (spesso nemmeno in quelle occasioni, perché Emilie ci ha chiesto di cantare assieme a lei Shalott in caso avesse di nuovo perso la voce e in pochi abbiamo contribuito), e ha dato segni di notevole vivacità solo su Misery Loves Company, durante la quale c’è stato finalmente un coretto degno di questo nome, accompagnato dal volo dei palloncini rosa e rossi dal palco.
Parlando più strettamente di Emilie, per prima cosa tante, tante lodi per la sua voce: a giudicare da qualche video sul Tubo, registrazioni live non del tutto ufficiali e voci di corridoio, non mi aspettavo miracoli, vocalmente parlando, ma mi sono dovuto ricredere in fretta. La performance vocale non è stata ineccepibile (anche perché cantare semisdraiata di traverso su una sedia a rotelle col diaframma stirato non è proprio il massimo), ma le note che temevo sarebbero state più ostiche le ha prese abbastanza agevolmente, e si sentiva che delle cose magari un poco meno corrette erano fatte apposta. In secondo luogo, ha avuto un’ulteriore evoluzione di stile che, se non è paragonabile a quella da Enchant a Opheliac, poco ci manca. Se prima era più sul Victorian-Goth andante, adesso è decisamente sul Victorian-Burlesque con vistose concessioni allo Steampunk, con trucco, vestiti e accessori paillettati, colori sgargianti, piume e la deliziosa coroncina con le lancette da orologio (che le invidio da morire, la metterei anche io da quanto è bella!). A questo punto, sarebbe come minimo auspicabile un bell’album che traduca in sonorità quest’evoluzione stilistica, perché una Emilie steampunkeggiante ci starebbe tutta, accidenti!
Per concludere, unica nota di demerito della serata, a parte io che non avevo contanti per comprare i poster ed il catastrofico ritardo di Die, è stata che Emilie ha preso il volo a spettacolo finito, senza il tempo per autografi, foto e la bella limonata in cui speravo tanto. Oh well, alla prossima non mi sfuggi, ragazza mia, e per punizione oltre allo sfacelo di EP ti troverai anche Enchant da firmare (e possibilmente un nuovo album). Ma tolto questo dettaglio... perché stasera non andiamo tutti a Firenze a rivederla? Eh? Eh? EH?!

9 comments:

  1. Come si farebbe a non amarla?

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  2. Vero, è come la Nutella: che mondo sarebbe senza di lei? *-*

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  3. Ben detto!

    Senza Emilie ..un mondo con tante canzoni meravigliose in meno..

    Parlando di Nutella.. beh, un mondo senza quella dolcezza..Aww! *.* 



    Vedi, le cose essenziali della vita sono queste. u.u



    Amara.

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  4. E pensare che dovevo esserci anch'io ç_ç Mondo crudele ç_ç

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  5. @ Amara: se Emilie non ci fosse l'avrebbero inventata, prima o poi, stanne certa. u__u

    @ RomanticaMiss: Ma come, l'hai persa in tutte e tre le date? Che peccato... .___.

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  6. Anche la nutella? *.*

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  7. Ovvio! :Q___

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  8. Buono allora u_u

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  9. La adoro. *:*

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