Friday 19 July 2013

Seduto sulle scatole

Ok, il vero motivo per cui ultimamente facevo regolarmente le sei (sette, otto, addirittura nove) del mattino prima di addormentarmi è presto detto: i miei cari padroni di casa hanno pensato fosse un’idea carina non rinnovarmi il contratto d’affitto per l’anno prossimo sulla base del fatto che… uhm, penso non lo sappiano neanche loro, in realtà. Chiaramente, essendo io una persona a) abitudinaria, b) materialista, c) che detesta le situazioni stressanti, ho vissuto la cosa piuttosto male, e il mio sonno è stato il primo a risentirne.

In realtà avevo già svelato l’arcano nel post precedente, ma ora che sono una free bitch, baby, e che non devo più rendere conto di niente a nessuno (anzi, loro devono restituire a me la caparra) posso benissimo spenderci due parole in più.
Tutto cominciò a metà maggio (ci mancò poco che sganciassero la notizia il giorno del mio compleanno), quando i signori locatari, il cui cognome non riporterò per non provocare grasse risate (non sto scherzando), mi mandarono una mail in cui lamentarono il mio “comportamento molto scorretto” relativo al pagamento delle bollette del precedente settembre, comunicandomi la loro intenzione di non rinnovarmi il contratto (in scadenza ora, a luglio) per l’anno prossimo. Il fatto sta che lo scorso agosto mi dimenticai di ordinare alla banca di sospendere il pagamento dell’affitto (dato che agosto è fuori contratto), e dato che non è che sono così generoso (né abbiente) da regalare loro mensilità extra, chiesi gentilmente che mi facessero il conteggio di quelle bollette e lo detraessero da quei soldi. Se ne sono ricordati? Ovviamente no.
Al che chiamo il signor marito, che è molto bravo via mail a nascondersi dietro i paroloni grossi che gli detta la nazi-moglie, ma che al telefono fa addirittura tenerezza da come entra subito nel panico, gli ricordo il piccolo dettaglio della mensilità extra, e lui si scusa balbettando e mi assicura che farà i conti e vedrà come è realmente la situazione. Beh, arriva sera e mi chiama la Signora Blokova (sarebbe il femminile di kapo, per chi non lo sapesse), la quale mette prontamente in dubbio la mia versione, mi chiede con chi, fra lei, il marito e il figlio, avessi parlato della cosa, se non avessi preso accordi di pagare anche agosto (per cosa, per farmi la villeggiatura a casa mia?), se ero sicuro, se ricordavo che bollette avevo pagato, eh ma non era possibile che non tenessi una contabilità delle bollette (cancellavo le mail come le pagavo perché erano a posto e non mi serviva che penzolassero lì), beh, in quel caso avrebbe tirato fuori tutti i libri contabili da Imhotep ad oggi e controllato che andasse tutto bene, e comunque non era la prima volta che c’erano questi disguidi (l’anno prima perché non mi era arrivata la mail con la fattura e la cifra da pagare). Sì, signora, te la do una settimana per farti i conti e poi dirmi quanto ti devo, non ho fretta.
“Comunque, la decisione di non rinnovarti il contratto l’anno prossimo resta.”, dice con tono molto serio e importante.
“Ah.”
“Sì, perché abbiamo deciso di fare dei cambiamenti, perché questo continuo ricambio di inquilini non va bene. Non so quale sia il motivo, se ci siano stati problemi di convivenza o cosa, ma vogliamo cambiare.”
Va detto che, effettivamente, sono l’unico inquilino ad essere rimasto tre anni qui, cambiando un totale di nove coinquilini.
“Beh, signora, sinceramente nessuno è mai venuto a lamentarsi con me. Ma a parte Tizio che si è laureato, Caia che è rimasta incinta e ha abbandonato gli studi, Sempronia che è andata in Erasmus e la Cannomane che ha proprio lasciato l’università ed è tornata a casa sua, gli altri si sono lamentati che la casa è piccola e, soprattutto, buia. A me personalmente le due cose non danno fastidio perché sto per lo più in camera mia, mi faceva comodo che fosse vicino alla facoltà e alla stazione ed era relativamente fresca d’estate, ma capirà che non tutti possono pensarla così.”
“Ah, quindi si è trattato di problemi relativi alla casa in sé.”

E sì, cara la mia stronza che “comunque ci dispiace molto, perché sei un ragazzo tranquillo che non si lamenta in continuazione, e pagavi sempre con puntualità le rate dell’affitto”, il problema è proprio la tua preziosa casa! Perché io potrò anche passarci sopra perché sono pigro e non avevo certo voglia di organizzare un trasloco, ma oggettivamente parlando, la casa è piccola e oltre le stanze e il cesso ha solo la cucina, la quale è un buco, siamo in quattro con un tavolo da tre posti, non c’è il forno, lo spazio per le provviste è ridotto perché non avete mai appeso due mensole, il frigorifero per quattro persone è alto un metro e mezzo compreso il freezer, e la finestra dà sul letamaio del cortile interno. E vogliamo parlare di quella del bagno fa entrare tutti gli spifferi d’inverno, del fatto che in tre anni non vi siete preoccupati di aggiustare il plexiglas piegato del box doccia così che il pavimento non si allagasse a ogni doccia, che non c’è un cazzo di spazio per stendere la biancheria da letto che resta affastellata sui due stendini che occupano metà corridoio, o che la caldaia ha la pompa della condensa che dà su una tanica che dobbiamo svuotare ogni santo giorno, o che leggere le cifre del contatore dell’acqua è un’impresa da James Bond perché l’avete fatto murare alla cazzo? E non fatemi nemmeno cominciare su quanto siate tirchi e pidocchiosi, perché quando sono usciti i funghi sul battiscopa le avete provate tutte per far cadere la colpa su di noi quando era la vostra tanica della caldaia che aveva una falla, o la lavatrice, di cui voi avete perso la garanzia e per la cui riparazione avete smezzato la cifra con noi facendoci pure anticipare i soldi al tecnico, quando il problema era un bottone incastrato nel tubo di scarico, che però non era di nessuna delle nostre giacche. E due mesi perché rintracciaste la ditta produttrice dei sacchetti dell’aspirapolvere che non avevano da Mediaworld e nemmeno si trovavano su internet, le lampadine non cambiate nonostante non ci abbiate mai spiegato come smontare quelle benedette plafoniere. O quando se ne è andata la Cannomane, la vostra bella mail che la cifra totale doveva comunque essere corrisposta a prescindere dalla rescissione di un inquilino e quindi dovevamo dividerci la mensilità della nostra ex-coinquilina per il mese di luglio, “tuttavia, al fine di evitare che la situazione di incomodo generata da un singolo comporti per voi un aggravio eccessivo, ci proponiamo di venirvi incontro invitandovi a contribuire mediante un pagamento in forma ridotta di euro 70 a testa” abbuonandoci ben 1 euro e 66 centesimi dei 71,66 che avremmo pagato dividendoci la quota in tre senza il vostro venirci incontro! Magari provate a mettere da parte l’atteggiamento da esattore del fisco ogni volta che vi contattiamo perché c’è un problema, non prendete per il culo quando c’è da fare un pagamento extra, e forse qualche coinquilino vi resterà pure.
(Oh e per la cronaca, essendo loro così pidocchiosi ho goduto come Madonna che sente la notizia di Gaga sciancata quando, alla fine della settimana di contabilità, si è scoperto che erano loro a dovere a me 28 euro per la storia delle bollette arretrate).

Insomma, ho impacchettato tutto e ora aspetto di portare gli scatoloni da Linda, che ha gentilmente accettato di tenermeli in soffitta per le vacanze. Dato che i Signori sono stati molto zelanti nel ricordarmi che devo portare via tutta la mia roba da qui, mi porto via pure le lampadine che gli ho cambiato. Non sto scherzando, le ho appena svitate e impacchettate. Ovviamente ho tirato la stanza a lucido per evitare che trovino un granello di polvere e mi detraggano le spese delle pulizie dalla caparra prima di restituirmela, e hanno fatto bene a ricordarmelo perché mi hanno talmente esacerbato che gli avrei pisciato sui muri.
Come ho detto, la casa è in una posizione comoda, si mantiene accettabilmente fresca d’estate e, soprattutto, non ho per niente voglia di organizzare un trasloco ma, ciò nonostante, non me ne vado via con grossi rimpianti. Per una serie di motivi che non mi va di elencare, non sono mai riuscito a mettere radici qui, tant’è che ho appeso tutti i poster e disfatto alcuni degli scatoloni solo all’inizio di quest’anno. Del resto, metà delle scatole che sto usando adesso sono le stesse che ho tenuto dal trasferimento precedente. Come Katia ha giustamente osservato quando le ho raccontato queste cose, mi sono sempre sentito un po’ un ospite, piuttosto che veramente a casa, in questo posto. Mi ci sono solo adagiato per comodità e pigrizia, ma non mi strapperò i capelli perché me lo sto lasciando alle spalle.

L’ultimo atto dell’impacchettaggio è stato tirare giù i poster e mettere Ludwig nella sua scatola. Ho quasi pianto a impacchettare lui, perché mi piange sempre il cuore a infilarlo in una scatola, mentre quando prima gli Hurts, poi i Theatre of Tragedy, e infine il poster di Simon Nessman sono venuti via dal muro ho sancito ufficialmente la mia estraneità a questo posto. In fondo, un stanza senza nulla alle pareti non appartiene a nessuno.

No comments:

Post a Comment