Tuesday, 16 July 2013

The Outsider

Feeling like a loser, feeling like a bum,
Sitting on the outside observing the fun.
Don’t get on my bad side, I can work a gun.
Hop into the backseat, baby, I’ll show you some fun.

Penso che stamattina le mie coinquiline si siano sorprese di vedermi andare a lavarmi i denti prima di nanna mentre loro facevano colazione, ma sinceramente mi frega poco: loro cambiano casa, io pure, e comunque la cosa non influirà sicuramente su un rapporto che già di per sé non è mai andato al di là del “Ciao, sono tornato” per tutto un anno.
Le mie coinquiline sono Anastasia e Genoveffa. La seconda, nello specifico è proprio fisicamente identica a Genoveffa, ed è pure antipatica uguale, mentre l’altra, presa da sola, diventa anche accettabile, proprio come Anastasia. È stata BriarRose a uscirsene con il soprannome mentre era qui da me, ma ci ha azzeccato in pieno. In realtà non è che mi maltrattino, schiavizzino o simili, e se non ci parlo è più per mancanza di voglia che perché ce l’ho con loro. Però sono totalmente incapaci di parlare a un volume umano, così che ogni cena (che si tiene di fronte alla mia stanza, visto che comunica con la cucina) diventa occasione di divulgazione di gossip, cazzate e, immancabilmente, interminabili sermoni su come è andata l’università (facciamo tutti la stessa facoltà) che chiunque potrebbe sentire nel raggio di cento metri, incluso il sottoscritto che magari vorrebbe anche pensare ad altro oltre che alla vita accademica.
La terza coinquilina poteva benissimo essere Lady Tremaine (era anche più grande delle altre due), ma verso di lei avevo ragioni di odio più personale e l’ho soprannominata la Cannomane. Lei e la sua stramaledetta marja quotidiana dalla mattina alla sera, nonostante le avessi spiegato chiaramente che a) l’odore mi fa schifo, b) mi irrita molto gli occhi, c) mi fa tossire e d) la porta di comunicazione fra le nostre due stanze sarà anche stata chiusa a chiave, ma oltre a far passare tutti i rumori lasciava filtrare fumo e puzza che era una meraviglia. Pensate che abbia mai tenuto la finestra aperta? Manco per un cavolo, al massimo teneva aperta la porta della stanza quando era sicura che non ci fosse nessuno in casa (a parte l’altra amica anche lei adepta al culto marjano che veniva da noi a officiare) così che rientrando si veniva investiti con la forza di un pugno dalla nebbiolina fetida già sulla soglia di casa. Poi, tesoro, non sorprenderti se hai l’umore più instabile di una connessione internet in Malawi, ovvio che bombandoti di tutto da mattina a sera non riesci più a capire da che parte stai girata e poi mi ti addormenti con i programmi di approfondimento politico che vanno a tutto volume fino alle tre del mattino, come se non urlassi già al telefono con tua mamma per qualsiasi cazzata descrivendole nel dettaglio tutti i ritardi che ha avuto il tuo ciclo. E non fatemi nemmeno parlare del Gehörnt, il fidanzato tedesco a cui prima ha messo il palco di corna, per il cui arrivo a quasi sorpresa (tipo tre giorni di preavviso) ha dato in escandescenze ed isteria al telefono per tre ore e mezza con la mamma, ma con cui poi è tornata a scopare allegramente con i Pink Floyd di sottofondo parlandogli in tedesco con le vocine. Fortuna che la depressione se l’è portata via – nel senso, via dall’università e da Trieste.

Tralasciando il mio odio di natura pratica per la Cannomane, con Anastasia e Genovegga, come dicevo, non ci ho mai davvero litigato, mi stanno solo cordialmente sulle scatole per il loro essere sguaiate. Non ho idea di cosa pensino di me, ma sono abbastanza sicuro che mi considerino un tipo strambo per il fatto che quando sono a casa passo tutto il mio tempo chiuso in camera e ci siamo incrociati praticamente solo in uni. Del resto, mi sono reso conto che l’unico modo per non avere un pessimo rapporto con la gente con cui convivo è non avercene proprio nessuno, o limitarsi al minimo indispensabile. L’idea di dover chiacchierare amichevolmente su base quotidiana con qualcuno mi sa di soffocante già a livello puramente teorico e astratto, figurarsi a metterlo in pratica. Per cui, che pensino pure che sono un nerd asociale la cui presenza in casa è puramente spirituale: almeno così siamo sicuri che non finirò a staccare loro la testa, un giorno di questi.

(Questo prendetelo pure come uno dei posti su “come ha vissuto Narciso negli ultimi due anni”.)

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