Wednesday 25 February 2009

Riflessioni di carattere esistenziale

Il Curioso Caso di Benjamin Button non mi ha provocato le crisi depressive da invecchiamento che temevo: anche ringiovanire è una grossa fregatura, senza ombra di dubbio. Dando per scontata l’esistenza, l’ideale sarebbe bloccarsi e non invecchiare. Morire, questo sì, ma senza invecchiare.
Tuttavia, sarebbe qualcosa di troppo illogico che tutti potessero scampare alla vecchiaia, dovrebbero poterlo fare solo pochi eletti, altrimenti la Giovinezza non avrebbe alcun valore, e dunque, ne consegue che l’intera vita sia un nonsenso destinato alla decadenza.
Alla fine, tutto non fa che dare ragione a Schopenhauer: la vita è un eterno e cieco ciclo che si autoalimenta. È un non-senso. Non ha ragione di essere.

E mi fanno ridere tutti queli inutili ambientalisti. Chi si credono di essere? Chiunque si strappi i capelli credendo che l’uomo sta distruggendo la natura non è altro che un misero granello pieno di arroganza. Non si tratta dell’uomo contro la natura. Non esiste un’opposizione di questo genere. L’uomo è parte integrante della natura e, in quanto tale, agisce come suo mezzo. Ciò che noi crediamo sia un danno che le stiamo arrecando è, in realtà, soltanto un suo modo di rinnovarsi. Da quando la vita è nata le specie si estinguono e se ne creano altre. Il fatto che le azioni dell’uomo alimentino questo processo è qualcosa di assolutamente naturale, il termine "artificiale" è l’unica cosa che realmente può realmente essere definita tale.

E poi, che cos’è mai l’estinzione se non un processo naturale? Centinaia di specie si estinguono ogni anno a causa dell’uomo. Ebbene? Quando i dinosauri si sono estinti non c’era nessuna Legambiente che sbraitava. Le calotte polari si ritirano, il clima cambia. Ergo? Quante glaciazioni e disgeli abbiamo avuto senza che gli ambientalisti aprissero bocca?

I cambiamenti che apportiamo al pianeta non sono altro che frutto del processo evolutivo della vita stessa. La quale non ha altro scopo se non autoalimentarsi costantemente. È un nonsenso assoluto che solo la morte del Sole stessa potrà spezzare (speriamo).

Monday 23 February 2009

Cascade (For A Day)

Like this feels nothing ever will.
Life reveals, kicks in and heals me for a day.
L’inno di ieri è stato senza dubbio Cascade (For A Day) degli Autumn, una canzone che, come ha scritto la stessa band, parla della bellezza di passare una giornata perfettamente felice senza preoccuparsi che duri solo fino alla mezzanotte e l’indomani riservi dei problemi.

Fumettopoli, Milano. Dopo una sveglia ad un’ora improponibile per prendere il treno, sono iniziate le mille peripezie legate al fatto che, a differenza da me, quasi tutti gli altri andavano a Venezia per il Carnevale (ovvero: i treni erano talmente stipati che per far salire la gente ci si impiegava un secolo; fortuna che ero partito dal capolinea e avevo trovato ancora posto a sedere). Ma della gente in maschera che soffriva in piedi non mi fregava nulla: avevo il mio microcosmo di musica (principalmente gli Autumn) che mi teneva allegro mentre guardavo il Friuli ed il Veneto scorrere davanti ai miei occhi oltre il vetro.
Sull’Eurostar diretto a Milano, invece, non c’era calca, e ho potuto continuare indisturbato a godermi la mia musica mentre osservavo il mondo. Fino all’arrivo a Milano Centrale, la solita stazione che amo e odio allo stesso tempo, con le sue bellissime gallerie in ghisa che fanno molto Belle Époque ed i suoi ridicoli marmi e mosaici pseudo-romani del periodo fascista, con dei bei ricordi in compagnia lo scorso Marzo e un Novembre di anni fa e le snervanti attese per i treni puntualmente in ritardo sotto gli assalti dei piccioni assassini che fanno i raid aerei sui malcapitati passeggeri.

Ma non era ovviamente la stazione la mia destinazione: mi sono infatti diretto alla metropolitana, ho preso la linea 2 e sono sceso alla stazione di Garibaldi. Da lì, seguendo la fiumana di gente in cosplay, sono arrivato al luogo che ospitava la Fumettopoli, dove mi attendeva BriarRose, la mia Emilie Autumn torinese, in corpetto bianco con cuoricino-Opheliac, bloomers, calze a rete rosse e bianche e nere e bianche, anfibi e collarino di pizzo. Da lì, è stato un susseguirsi di esposizioni di manga, bancarelle Gothic Lolita, cosplayers (ho notato svariate Misa Misa, un Near molto ben fatto, una successione di Light, qualche L, Yu e Creamy) fra cui la mia amica Laura direttamente da Bologna (ovvero una delle presunte amanti che ho incontrato in gita scolastica la scorsa primavera). Sottolineiamo che Laura e il suo gruppo hanno vinto il premio per la miglior interpretazione con il loro cosplay di Soul Eater.

Fra le cose da segnalare, oltre ad essere stato riconosciuto come uno che ha “la gallery su deviantART, vero? Oh, sì, sei tu!”, ed aver sperimentato l’eterna validità della Legge del Tartan (ogni volta che non compri qualcosa in tessuto scozzese, poi lo rimpiangi il doppio) con una maglietta con tanto di maniche a rete su cui ho buttato l’occhio ma, dato che ero riluttante, non ho preso e quando mi sono deciso e sono ripassato era stata comprata, la più importante è senza dubbio che, rullo di tamburi...
Ho completato la mia collezione dei volumi di Kaori Yuki Presenta
! Dopo secoli di ricerche infruttuose, ce l’ho finalmente fatta! Ora mi mancano soltanto i numeri 1 e 2 di God Child e avrò fatto l’en plain (non tenendo conto di Angel Sanctuary, la cui edizione Gold è ancora in uscita). E questo è stato il top della giornata.

Al ritorno in treno mi sono dato all’ascolto, nell’ordine, di Emilie Autumn, Leandra e i Tristania, e nonostante la minaccia di ritardo da Milano a Mestre con coincidenza strettissima per Trieste ed il successivo ritardo della seconda (a saperlo non mi sarei preoccupato minimamente), sono stato di ottimo umore per tutta la sera, cullato dolcemente dall’oscurità fuori dal finestrino, a scambiare messaggi fino alla morte della batteria del cellulare. E l’umore è stato talmente buono da aver lasciato dei consistenti strascichi anche oggi (complice il cielo grigio che finalmente è tornato a degnarmi della sua presenza).
Ho avuto la mia giornata perfetta, senza casi umani fra i piedi, pagine da studiare, vicini truzzi con la musica a palla e altre seccature. E ora ho un sacco di manga da leggere ed un’altra collezione finalmente completa. Mica male, insomma.

Saturday 21 February 2009

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Water Dice by `KevLewis

 Le sort est jeté:
Je veux te sublimer,
Je veux te dominer.
Le sort est jeté:
Je veux te sublimer,
Je veux te dominer.

Il venerdì sera è sempre, in un modo o nell’altro, una serata molto (d)istruttiva. Anche quando buona parte d’essa si riduce ad un gran logorio di nervi fra un drink e l’altro. Tralasciando il fatto che oggi ho aperto il portafogli e ci ho trovato dentro 20 euro interi, il che significa che ieri sono andato via senza pagare il mio cocktail (cosa che mi è assolutamente sfuggita, sul momento), diciamo che buona parte della serata è stata all’insegna del veleno, sia quello che ci scambiavamo via sms io e Luisa su terze persone (presenti e non), sia quello che mi logorava il fegato. Tuttavia, gli sviluppi che sono saltati fuori sono stati talmente interessanti da farmi pensare che, sotto sotto, ne fosse valsa la pena. Anche perché una volta che la compagnia si è un po’ alleggerita, le cose sono diventate molto più calme e divertenti.

Ed oggi? Oggi mi sono ritrovato a fare la piccola Aracne, che sta nell’ombra a tramare, a tessere, tessere, tessere la sua trama per acchiappare la sua bella mosca e divorarla. Mi sta venendo fuori un delizioso istinto sadico che non vede l’ora di sfogarsi, con un bel filo spinato intorno al celeberrimo rubinetto e tanti saluti alle buone intenzioni di essere una brava persona (quella la riservo a chi se la merita).

In tutto ciò sì, sembra impossibile, ma parrebbe che mi sia liberato definitivamente di Luana.
Speriamo che duri.

Thursday 19 February 2009

Back to the real world

Con un sospiro di sollievo, ho constatato che, dopo le vacanze di febbraio, la mia vita qui a Trieste ha ripreso il suo normale corso, senza scossoni, problemi o influenze dal mio stile di vita casereccio, otaku e internet-dipendente di Alghero. Avere internet molto limitato non si è rivelato essere un dramma, tornare ad uscire con gli amici è stato naturale e semplice, all’università vado tutt’altro che controvoglia, la pizza alla mensa è buona e non stanca, e tutte queste piccole cose. Anche gli aspetti più minuti della vita universitaria sono ripresi come nulla fosse, come il mercoledì sera di cionfra in giro, le lezioni di letteratura italiana del giovedì pomeriggio marinate allegramente in compagnia, ed i piccoli drammi emotivi dell’esistenza quotidiana celati abilmente come nulla fosse. Manca solo Ginevra per tornare ai fasti della settimana prima di partire.

Sì, avevo avuto molta nostalgia di Trieste, anche se sul momento cercavo di stordirmi con quanto avevo lì per non pensarci. E mi è mancata anche la socializzazione dal vivo, senza passare per uno schermo e una connessione. La vita virtuale inizia a diventare un ripiego per quando non ho di meglio, invece che la totalità della mia esistenza. Con questo non voglio sminuire il valore delle persone che amo ma vivono dall’altra parte di un computer (sì, tecnicamente vivono da un’altra parte d’Italia, ma funzionalmente alla mia esistenza la cosa è irrilevante, paragonata alla locazione-computer), ma mi sono reso conto che sarebbe molto meglio averle qui. D’altro canto, però, con nessuno qui ho un grado di confidenza tale da permettermi di parlare di ciò che mi si agita nella testa e mi rende progressivamente più acido (anche perché è più prudente parlarne con persone lontane, in modo che orecchie sbagliate non sentano cose che non devono), per cui possiamo parlare di due tipi di amicizia diversi. Sì, è un discorso un po’ complicato, il cui sunto è: voglio bene un po’ a tutti, ma ho poco tempo a disposizione, per cui o vivete qui, o vi procurate un cellulare con un numero Vodafone e mi cercate tramite quello, o sono problemi.

Ok, da che era un post con un senso logico, è diventato un delirio. In effetti, l’idea di questo scritto era di sfogare un po’ l’incavolatura per un pomeriggio irritante da morire, e, assieme a Laced di Emilie Autumn, ha decisamente aiutato alla causa. Ora, gli obiettivi successivi sono cenare e farmi uno shampoo (l’altra grande piaga della mia esistenza: con i miei capelli che si asciugano in tre ore e più, trovare un ritaglio di tempo nel quale lavarli è una vera impresa, per cui il più delle volte li raccolgo, ci metto sopra la cuffia stile Nonna Lena ed evito di lavarli), per poi trascorrere un’allegra serata all’insegna dei Tristania (ossimoro) in compagnia della Bloempje.
Concludo qui, e vado a cena, va’.

Tuesday 17 February 2009

Post vietato ai minori

Momenti di delirio al telefono con la Bloempje:

Lei:
Papi, papi, papi... qualcosa mi turba! (snif)
Io:
+ le fa togliere le mani da lì… e.e
Lei:
Ma mi turba, non mi masturba!!!
Io:
Ops…! Beh, dimmi che c’è, allora…
Lei:
Voglio un Kebab… (snif)
Io:
Uhm… mi dispiace, io ho da offrirti soltanto un wurstel…
Lei:
Ma no!! Non sminuirlo così!!!

Lei:
Ma la figlia Rò è alta, io sono bassa, uffa!
Io:
Perché lei è figlia da più tempo di te! Tu sei più piccola di lei, sei nata da poco!
Lei:
Oh, sono appena uscita dalla vagina di mamma!
Io:
… Ma non ce l’hai una mamma, c’è solo il papi!
Lei:
Allora sono appena uscita dal culo di papi!
Io:

Lei:
Oh no, vuol dire che sono una stronzaaa!
Io:
Ecco, figlia stronza.

Lei:
Papi, voglio la pizza!
Io:
Eh, cosa?
Lei:
Voglio la pizzaaa!
Io:
Ah! Io avevo sentito “voglio la frutta”! In quel caso stavo per dirti: “Ho da offrirti una banana, se vuoi”.
Lei:
Ri-non sminuirlo così!

Saturday 14 February 2009

Starlit

We stepped out and sought for height,
And I looked for a single star
Through a starlit sky

And the tangles of sheets.


Chiamasi, questa, testardaggine o, più semplicemente, ristagnamento sentimentale dovuto alla mancanza di valide alternative.

There’s nothing to expect
From this place.
We don’t understand
What is said.
We’re human, we’re alone,
So confused.

We’ve lost all our means
And we’ll lose, yeah.
 

Osservando quelle piccole schegge di vetro che sono le persone, tutte mosse dal desiderio di trovare un’altra scheggia che, accostata ad esse, combaci perfettamente col bordo dentellato, o comunque il meglio possibile, è difficile non pensare che chi dice che l’amicizia fra uomo e donna è sì possibile, ma spesso e volentieri uno dei due, che crede di aver trovato la sua scheggia anche se i bordi cozzano un po’, anela a qualcosa in più, rendendo il tutto più penoso e difficile da gestire.
È abbastanza ovvio che ciò non è valido solo per due individui eterosessuali di due sessi diversi, ma anche per due omosessuali dello stesso sesso. Ma anche fra un individuo eterosessuale ed uno omosessuale del sesso opposto. Insomma, la ricerca incessante del frammento di vetro che meglio tratteggia il nostro bordo non è priva di questi incidenti, e spesso, nella fretta, si punta per una scheggia che ha un bordo abbastanza combaciante, ma non perfettamente. Il problema, però, che se le sue piccole punte fuori posto non ci danno fastidio, le nostre possono invece farlo, rendendoci di fatto incompatibili. Possiamo provare a smussarci, ma ne vale davvero la pena?
E poi c’è anche l’altro grande problema: con un amore non corrisposto, spesso ci si trincera dietro l’ignorare il sentimento per orgoglio, senza sapere che, invece, l’altro ne è a conoscenza, ma fa comunque finta di nulla, un po’ per tatto, un po’ per quieto vivere. Ma, forse, davvero le cose non divengono reali finché non so ne parla, per cui si può continuare a mentire, a se stessi e agli altri, senza problemi: alla peggio, si può sempre negare l’evidenza.

I see faces staring
Other faces staring.
Don’t talk, don’t tell.
Don’t talk, don’t tell.

E allora? Qual è l’utilità di questa ricerca, se spesso si rischia di fallire e perdere qualche granello per strada? Vale la pena di cercare, cercare, cercare? Cercare e imbattersi in persone sbagliate?
Secondo me sì. Il trucco è non fermarsi ad una scheggia inadatta, e guardarsi intorno. Perché dare la caccia ad un’unica stella in un intero cielo baluginante? Se non è quella giusta, perché accanirsi, perché non guardarsi intorno e notarne una che brilla di più?

L’unica cosa da tenere a mente è che nessuno ha mai saputo se si possono incontrare più anime gemelle lungo il cammino della vita. È importante, dunque, non lasciarsela sfuggire, quando la si trova. Non lasciarla passare e continuare ad aspettare lamentandosi che non se ne trova traccia.
We’re waiting for morning.
No sign of it.
I’m listening, can’t hear it.
Are we sure we didn’t miss it?

Un delirio senza capo né coda dettato da pensieri disordinati che hanno trovato in una canzone la loro rappresentazione.
Buon San Valentino, innamorati e non, felici e non. Prima o poi, toccherà a tutti, basta non chiudersi apposta in una torre d’avorio.

Wednesday 11 February 2009

Stressssss

Oggi è stata una giornata piuttosto stressante, durante la quale ho preso in mano un piccolo filo al quale ho attaccato un pezzettino del mio futuro: magari, se il filo è abbastanza resistente e non si spezza, potrà sostenere quel pezzettino, e questo potrebbe crescere e divenire importante.
(Non so se sono autorizzato a dire di più, dato che ho avuto a che fare, sebbene in maniera indiretta, con dei personaggi pubblici internazionali).

E la giornata stressante si è conclusa con tre finestre di chat, dove scrivevo rispettivamente in Italiano, Inglese e Francese: non è propriamente rilassante passare da una lingua all’altra. Anzi, è già tanto che almeno il Neerlandese mi è stato risparmiato (principalmente perché sono ancora agli esordi, perché altrimenti avrei dovuto pure scriverci, dato chi sedeva dall’altra parte).

A proposito del Neerlandese: come terza lingua, avevo inizialmente intenzione di scegliere Portoghese. Ma ero fortemente indeciso, perché a causa dei miei interessi musicali, anche il Neerlandese mi faceva gola. Avrei potuto sceglierli entrambi, uno come quarta lingua, ma gli orari si sovrapponevano. Poi, per via del licenziamento dei prof, il corso di Portoghese non è partito fino al mese scorso. L’ho preso come un segno del destino volto a chiarire il mio dubbio, e ho iniziato Neerlandese. E come ha detto la Mater, probabilmente doveva andare così perché in futuro magari mi servirà aver studiato il Neerlandese al posto del Portoghese.
Magari, è per questo che tutto è accaduto. Speriamo bene.

Fertilia (Black as the Devil Panteth)

The Devil is as black as He painteth.
O Canvas! wherefore?…


Ormai siamo diventati degli habitué del Piazzale San Marco di Fertilia.
Di notte, le luci artificiali di Alghero si riflettono nell’acqua nera della Rada, e la guglia del campanile si staglia timidamente contro il cielo vellutato: quella è la vista che si ha da lì.
La prima volta con la brezza estiva che scuote dolcemente i capelli da sotto il cilindro, ed una magnifica luna crescente che si avvia al tramonto sull’orizzonte di un mare calmo.
La seconda con un gelido vento invernale che cerca invano di strappare via il basco, e le nuvole capricciose che incorniciano una luna da poco piena e già sulla via del declino.

Il tutto a fare da cornice a tutte le chiacchiere mai scambiate in cinque anni. L’ironia sta proprio in questo.

On air: Black As The Devil Painteth dei Theatre of Tragedy, senza altra ragione se non che la riproduzione di iTunes me l’ha proposta.

(Ps: se mi metto a scrivere simili futilità a quest’ora di notte è solo perché non riesco a riprendere sonno).

Friday 6 February 2009

Grace submerged

Don’t believe a word,
Words are so easily spoken
And your heart is just like a promise:
Made to be broken.
 


Questo pomeriggio on air abbiamo le Octavia Sperati, probabilmente condannate a morte certa come i The Crest, dato che si vocifera che la cantante Silje Wergeland sia la nuova voce dei The Gathering.


Pensavo al modo particolare che ho di gestire i miei stati emotivi.
Purtroppo, come probabilmente avrete capito, sia che mi seguiate da due anni e mezzo o da poco, sono totalmente incapace di indifferenza. O meglio, sono molto abile a dimostrarla, ma nel profondo non mi appartiene mai. Questo perché ho il dono, che spesso è una maledizione, di amare (ed anche odiare) in maniera molto appassionata: passo dal fuoco al ghiaccio, senza una temperatura di mezzo, né tanto meno assenza di calore.
È dunque un’ovvia conseguenza di ciò che, se non tengo a freno i miei sentimenti, rischio di provocare danni incalcolabili: alla mia psiche, alla mia reputazione, alla mia dignità, al mio ego smisurato. Non essendo uno stupido, ho provveduto, anche inconsciamente, a trovare un modo di prevenire tali danni. Credo sia calzante la similitudine con un rubinetto: ho messo un rubinetto ai miei sentimenti, in modo da decidere come, quando, se e quanto farli fluire.

So che come discorso può sembrare molto arrogante, ma ho la razionalità sufficiente per dominare il mio lato emotivo. Ne sono quasi perfettamente in grado. O meglio, ne sono in grado quando si tratta di sentimenti di grossa portata, diciamo dall’innamoramento in su. Per quanto riguarda la blanda attrazione o il “piacersi”, non ho affatto controllo, ma non è un problema, perché riesco a vivere entrambe le cose in maniera abbastanza distaccata. E poi, sono un ottimo modo per tastare il terreno.

Mettiamo in chiaro una cosa: non sono contrario ad innamorarmi, né non lo desidero. Solo che non ho intenzione di rischiare più del dovuto. Sono più che propenso ad aprire il rubinetto, ma non intendo farlo finché non avrò sufficienti certezze dall’altra parte. Il rubinetto resta chiuso fintanto che qualcuno mi piace ma non mostra interesse. Quando inizia a mostrare interesse, se vedo che è superiore al mio, apro appena appena. E così via. Ma non intendo rinunciare al mio controllo finché non so che posso fidarmi. Ed è vero, la volta che l’ho fatto, quando deliberatamente ho lasciato che il flusso dei sentimenti sgorgasse libero senza impedimenti, ne è valsa la pena. Oh, eccome se ne è valsa, sono felice di averlo fatto! Ma non credo che sia possibile di nuovo.

Questo è il modo in cui si affronta un flirt dopo l’altro senza esserne toccati veramente quando si rivela essere un buco nell’acqua. Anche se mi rendo conto di trovarmi di fronte una persona della quale potenzialmente potrei innamorarmi perdutamente (in particolare quando questa è di una bellezza tanto levigata da togliere il fiato ad ogni apparizione improvvisa), e con “potenzialmente” intendiamo “sicuramente, se non ci fosse il rubinetto”, non accade nulla, nessuno si fa male, nessuno perde la faccia, io non calpesto il mio orgoglio. Al massimo lusingo, ma quello è un altro paio di maniche, perché dopo diventa facilissimo fingere indifferenza e far finta che non sia successo nulla se non che ho bevuto uno Scivolo di troppo. Così, anche se il sentimento di attrazione c’è, non si va oltre, non c’è nessuna evidenza da negare e la mia indifferenza sembra davvero genuina. Peraltro, è facile spostare il sentimento di attrazione sul prossimo bersaglio e chiudere il discorso lì.

Il problema è: anche se non sono innamorato e non sto male, sono comunque infastidito perché ancora non ho trovato un buon nuovo bersaglio. Si continua a cercare, ovviamente, ma in attesa di trovarlo le cose si fanno antipatiche e il pensiero tende ad andare dove non deve. Non è doloroso, è solo fastidioso. Ma c’è.

Attempting to ignore how you affect
The presence of my solitude.

Peaceful outbreak conquer silence
With exuberant revenge.
End of time approaches as the eye
Hunts with desperation.

Thursday 5 February 2009

Trova le cinque differenze

In questi giorni, fra molti fan ed ex tali, si fa un gran parlare di quanto la Signora Hartzel (da nubile Amy Lee) sia maturata molto come persona e come artista in questi anni. Ora, a casa mia, il termine “maturazione” implica un miglioramento. Tralasciando che io considero in generale l’abilità nel vestire parte dei talenti artistici di una persona, in questo caso particolare sappiamo che in passato è spesso stata lei stessa a disegnare i propri vestiti. Per cui, direi che l’abbigliamento rientra a maggior ragione fra i suoi talenti artistici. E beh, ecco… in quanti qui vedono un…
...miglioramento?
A qualcun altro sfugge il motivo per cui il futuro artistico di questa donna lo vedo molto poco roseo?

Per inciso: se anche il suo album solista dovesse piacermi, ho deciso che non lo comprerò per preso partito. A meno che non produca qualcosa con la scritta “Evanescence” bella in grande sulla copertina, non le regalerò altri soldi.

Wednesday 4 February 2009

She’s back…

È tornata.
Si è appiccicata a Giovix con richieste assurde. Talmente assurde che se non avessi letto i messaggi sul cellulare di Gio non ci avrei creduto.

Gio:
“Mi ha chiesto se voglio mettermi con lei, così farà pace con te.
Io:
“Le hai detto che sniffare la colla vinilica fa male?”
Gio:
“Secondo me non è colla vinilica. E poco fa mi ha chiesto di convivere. Le ho detto che se lo faccio, non solo non farai pace con lei, ma toglierai il saluto anche a me.”
Io:
“Magari si sarà fumata il lievito di birra, per partorire idee del genere.”

Io:
“Probabilmente si è messa in testa che se convive con lui, io lo andrò a trovare, mi troverò lei davanti, mi si aprirà il cuore e faremo pace.”
Veronica:
“È tornata in piena regola allora. E ricordiamo che lei e Giovix non si potevano vedere, se non erro. Ah, che gran classe.”
Io:
“Come se non bastasse, ho appena visto una tipa in fila dal medico con una borsetta con la scritta ‘Luana’. Miei dèi.”
Veronica:
“È una cospirazione! O magari lei spera che tu andrai direttamente a convivere con loro due, no? In tal caso, vince il premio per il piano più geniale del 2009!”

Bloempje:
“Mi hai condizionato… Con Foscolo invece che scrivere Laura-lettere ho scritto Luana-lettere.” -.-


Come se non bastasse, ho pescato un’altra esaltata su Deviant che mi promette amore eterno in un pessimo inglese dopo una giornata di conversazione. Ah, thank god I’m pretty (cit.)…