Monday 31 August 2009

Ma vaff!

Diciamocelo: dato che ogni tanto il vizio di trasformare la mia vita in romanzo salta ancora fuori, ho passato gli ultimi due giorni a fantasticare su chi potesse essere il misterioso visitatore francofono che commentava il mio blog. Gli indiziati erano due.
Ebbene…


sgamata.
È lei. È tornata. Come Luana. Devo rendere il blog privato per liberarmene?

E, detto proprio con tutto il cuore: vaffanculo! E io che mi ero illuso che fosse il bel francese dai capelli lunghi. Possibile che riesca solo a fare danno? Gesù, quanto mi girano!

Ps: a quanto pare, l’ho scampata bella!!! OMG!

AAAAAAAAAAHHHHHH! O___O

Friday 28 August 2009

Angelo per caso

Step back, watch me closely
As my
crimson snow-white
wings unfold
You see me as I am...
Fase di preparazione alla partenza. Prima di impacchettare la roba era necessario raccattare tutta l’immondizia e buttarla, con particolare attenzione alle bottiglie di plastica perché qui in Germania, se le porti al supermercato e le infili in un’apposita macchina, ti danno 25 centesimi a bottiglia. Infilo i jeans, le converse e la maglietta nera con le ali disegnate sulla schiena, lego le buste, prendo iPod e chiavi, esco di casa, salgo sul tram, esplico le mie faccende e vado alla fermata per tornare a casa. Mentre attendo, osservo il panorama: la fermata si trova su un ponte sotto il quale corrono i binari della stazione di Düsseldorf-Derendorf. Il sole sta tramontando, in lontananza si vede il solito ponte autostradale e le solite ciminiere, dall’altra parte qualcuno aspetta il tram nella direzione opposta. Ed è in quel momento che lo noto: un piccolo coniglio grigio che zompetta sul ciglio della strada contro l’orlo del marciapiede, diretto chissà dove. In quel momento passa una macchina e lui si accuccia tremante, incapace di proseguire. Su quella strada il traffico è bello pesante, così il poveretto non ha un attimo di tregua e non riesce a proseguire. Perché un coniglio zompettasse a piede libero in un posto così poco ospitale non è dato saperlo. Ad ogni modo, faccio del mio meglio per guardare altrove e farmi gli affari miei.

Uno sguardo.
Non sono fatti tuoi, Ale, continua ad ascoltare la musica.
Un altro sguardo.
Fa tutto parte della vita. In natura gli animali muoiono in più modi, e dato che anche l’uomo ne fa parte, se una macchina ci passa sopra è comunque una conseguenza naturale.
Un terzo sguardo, la creaturina trema.
E se lo soccorri? Che cambia? Devi darlo ai Taubert. Ok, hanno altri conigli in casa, ma se i suoi nuovi compagni non lo accettano e lo uccidono? Magari lo condanni a morte.
Sguardo al tabellone del tram: accidenti a lui, è in ritardo. Intanto il coniglietto trema. La signora con i bambini continua ad occuparsi dei bambini, la coppia anziana continua a farsi gli affari suoi, le due ragazzine continuano a scimmiottare davanti alle macchine che passano.
E il coniglio trema. Un’altra vittima della paura del dolore.
Tutti gli altri se ne stanno fregando: fallo anche tu. Quell’animale non è tuo, nessuno penserà che sei crudele se te ne torni a casa e lo lasci lì.
Il coniglio trema, il tram arriva.
Al che corro, aggiro il tram, attraverso la strada e prendo la bestiola fra le mani, mentre alle mie spalle il tram riparte. Oh well.

Il prossimo è dopo venti minuti, a piedi arrivo prima. Inizio a camminare con la bestiola fra le mani e un grande senso di tristezza nel petto. Tanto meglio, gli occhioni lacrimosi faranno sicuramente colpo quando andrò a suonare dai Taubert.
In quel momento, il coniglio inizia a dimenarsi. Ora, non ho mai avuto un coniglio e non ho simpatia per i roditori generali. Temendo che mi morsicasse il dito, d’istinto lo lascio andare e questo cade (malamente di schiena) sul marciapiede. Il tempo di gettarmi a riprenderlo che passa dal buco di una rete di recinzione e si infila in un’aiuola piuttosto malconcia che a meno di mezzo metro scoscende verso la strada sottostante. Lui se ne sta lì, in mezzo al cespuglio, e non ho modo di recuperarlo. Fine della storia.

Beh, se non altro l’ho salvato da una brutta morte per il terrore del rumore delle auto e dei treni. Se non altro, magari ora zampetterà fino ai giardini delle case di sotto e qualcuno lo soccorrerà. E di certo, nessuno lo investirà. Se non l’ho salvato, almeno ho impedito che morisse nella mezz’ora successiva.

Il risultato? Mi tocca farmela a piedi e lungo la strada attacco a piangere come una fontana. Perché? Non perché il piccolo bastardo mi è sgusciato fra le mani e ora chissà cosa gli sarebbe successo, ma perché prima i gettarmi a salvarlo ho atteso fino all’ultimo. L’ho lasciato in balia del terrore fino a che non ho più potuto sopportarlo io stesso. Se l’avessi lasciato lì, nessuno avrebbe pensato che ero crudele, certo. Ma l’avrei saputo io. E lui sarebbe morto per colpa del mio cinismo. Del mio, come di tutti quelli che sono saliti su quel tram senza prestargli attenzione, ma la mia coscienza non avrebbe certo diviso il senso di colpa fra tutti. Detesto questo mio lato sensibile.

Epitomo: mai indossare una maglietta con le ali bianche sulla schiena, poi si finisce a fare gli angeli.

Das Ende

Out In The Real World by GothicNarcissusE così, eccoci agli ultimi due giorni in Germania. Domani finirà il corso di tedesco e, con esso, anche la mia vacanza a Düsseldorf. Ho già iniziato a prepararmi per il ritorno: oggi sono stato alle poste, dalle quali ho spedito il pacco contenente i cd (troppi e troppo pesanti da far entrare in valigia), e fra un po’ inizierò a girare per il bilocale in cerca della mia roba da raccattare. Inutile dirlo: questa partenza mi rattrista non poco. A conti fatti, non posso dire che questa sia stata la miglior vacanza che ho fatto, dato che ha avuto molte luci ma anche qualche ombra (a partire dal fatto che mi manca la Bloempje, per continuare con internet che va e viene), ma il bilancio è comunque positivo. Qui in Germania mi sento molto più a casa che in Italia. A partire dal clima, che mi ha consentito di girare in anfibi e maniche lunghe senza coprirmi di sudore, per continuare con i ventidue cd totali acquistati (senza contare quelli che mi hanno chiesto di portar giù), la puntualità dei trasporti pubblici, le città costruite come vere città con strade larghe e dritte, edifici proporzionati e, accidenti, perfino belli (anche le chiese moderne qui le costruiscono in stile neogotico, mica come i tendoni da circo che vanno di moda in Italia), l’efficienza degli uffici pubblici, e le coppie omosessuali girano per strada mano nella mano o a braccetto senza che nessuno si interessi a loro.

Ora mi tocca tornare in un paese dove il caldo ti impedisce di uscire anche in sandali e canotta, il massimo che si può reperire sugli scaffali dei negozi sono i Lacuna Coil, i trasporti non funzionano neanche se preghi Lucifero in persona, le città sono caotiche e non si possono fare cento metri senza dover svoltare da qualche parte, gli uffici ti mandano da una parte all’altra senza lasciarti concludere nulla di nulla, gli omosessuali vengono feriti con le bottiglie e altre magagne di questo genere. Oltretutto non posso nemmeno consolarmi pensando che quando torno trovo ad aspettarmi una bella connessione ad internet stabile, perché dato che il pc della Mater si rifiuta di farmi connettere devo fare affidamento alla wireless di qualche vicino, che ogni tanto mi fa dannare peggio che qui. Oh well, se non altro potrò sentire la Bloempje, che mi manca da morire.

Scusatemi, ma a questo giro niente cartoline: non ho avuto un granché di tempo per lo shopping turistico. E nemmeno regali: sì, è vero, quando sarò tornato distribuirò Altitude degli Autumn a destra e a manca (ne ho comprate tre copie extra, oltre la mia), ma trattasi di soldi anticipati. Per inciso, ho idea che al prossimo concerto degli Epica sarò molto simile a Babbo Natale che distribuisce i doni. Dovrò vestirmi di rosso, per l’occasione?

E questo è quanto. Non sono in vena di parlare (come al solito), per cui concludo con una riflessione di stampo romantico: l’immagine che per me simboleggia la Germania è quella che ho messo a inizio post, un perfetto connubio di antichità e modernità, gotico e tecnologia, dai toni elegiaci di un eterno cielo grigio e autunnale.

Thursday 20 August 2009

Ragni

Mentre cenavo, sono giunto alla conclusione che la mia teoria cosmologica è più che corretta: la ricerca del Piacere muove la vita di ogni essere vivente e la paura del dolore la affligge. Il come è molto semplice: ho visto che l’inquilino che da qualche giorno abita con me, uno di quei ragni con le zampe lunghissime, era sceso fino quasi al tavolo. Ora, non avendo io cuore di uccidere una povera bestiola indifesa che non mi dà alcun fastidio (sottolineo quest’ultima parte, a scanso di equivoci, dato che le zanzare le uccido volentieri e altrettanto farei con certe persone), ho iniziato a soffiargli addosso per spingerlo a tornarsene nell’angolino in altro. Il risultato? Si è talmente terrorizzato che non riusciva nemmeno più a salire, scivolando ogni due secondi sul suo filo di cristallo e tentando poi quasi disperatamente di riarrampicarsi. Nel movimento frenetico di quelle piccole membra aggraziate ho letto un tale terrore di ricevere dolore fisico e morire che mi ha quasi fatto pentire del mio gesto.

Terrore, vero terrore di soffrire. A parte le amebe, alcuni altri esseri unicellulari e chi segue fedelmente le religioni monoteistiche, tutti ce l’hanno in natura. Dall’acetosella che accartoccia le foglie quando gli armenti iniziano a brucarla per apparire poco appetibile, all’uomo che ha inventato gli scarponi per evitare di vedere le dita dei piedi staccarsi dal freddo. È la goccia di veleno che rovina ogni singolo momento di chi vive.

Sempre il ragno mi ha fatto tornare in mente una storiella che avrò sentito nove o dieci anni fa al catechismo, una parabola raccontata da Gesù Cristo: un ragno che viveva sulla cima di un albero decise di scendere sui rami inferiori. Lì si stabilì e costruì la sua bella ragnatela, dimenticando presto la vita che faceva sulla cima. Così, quando vide un lungo filo che si arrampicava verso l’alto lo ritenne inutile e lo tagliò, causando così il crollo della sua nuova ragnatela. Il tutto a simboleggiare che, se si recide il legame con Dio, la vita prende una brutta piega. Oh well, caro Gesù: dopo che la ragnatela gli si è sfaldata, cosa pensi che abbia fatto, il nostro bravo ragno? Se ne sarà costruita una nuova. Non ci vuole mica molto. Idem dicasi per noi: premettendo che sono agnostico quindi la storiella la prendo come tale e quanto sto per dire lo scrivo in maniera assolutamente teoretica ed astratta, se anche recidere il cordone ombelicale con Dio ti fa crollare la fede e la vita, sai quanti altri appigli ci sono per iniziarne una nuova? Ovviamente il seguito della storia non l’hai raccontato, eh, vecchio volpone? D’altro canto, è proprio quello che ha fatto Lucifero: ha reciso il cordone ombelicale e, una volta precipitato nell’inferno, si è ricostruito un regno con le sue sole forze. Ammirevole, direi.

Smettendo di raccontare favole, a questo punto mi tocca smentire una delle cose che ho detto prima: i seguaci delle religioni monoteistiche sono i primi ad essere dominati totalmente dalla paura di soffrire. In vita abbracciano il dolore come fosse un vecchio amico, ma solo perché il loro cervello è talmente passato per il ciclo lungo della lavatrice religiosa che credono talmente fermamente che la vita non sia importante e tutto debba essere vissuto nell’ottica del dopo da preferire ottant’anni di sofferenza continua e certa sulla terra alla prospettiva di un’ipotetica eternità di dannazione all’inferno. Il che mi porta a dedurre: del loro prezioso dio non potrebbe importar loro una cippa, se non ci fosse lo spauracchio dell’inferno dove soffrire in eterno a tenerli buoni. L’ennesima conferma della mia teoria: la paura del dolore è uno dei principi cosmici, e certa gente furba ha saputo approfittarsene.

Tutto questo ispirato dalla musica dei Draconian: correte ad ascoltarli, sono ottimi per le riflessioni filosofiche.

Notizie di varia natura dalla Germania


Ich Liebe Dich by GothicNarcissus
Finalmente Splinder ha deciso che posso accedere anche aus Deutschland, per cui via con le ultime notizie. A partire dal fatto che mi manca la Bloempje e le dedico la foto di cui sopra!

Diciamocelo: sono fisicamente piuttosto stanco. Non sono abituato a girare tanto, e qui a Düsseldorf esco di casa alle otto del mattino e rientro alle sette di sera. La mattina sto a scuola, il pomeriggio giro, giro, giro fra posti d’interesse culturale e negozi, molto in tram ma più a piedi. Senza contare che da casa mia allo Sprachforum ci vogliono una quarantina di minuti circa, venti per il centro, e anche questo si somma. E, alla sera, ho da studiare e fare i compiti. Però sono molto, molto felice di questa vacanza. In primo luogo perché da zero assoluto sono passato a parlare un po’ il tedesco e a capire quasi tutto, anche in velocità, sebbene la cosa mi richieda ancora un sacco di concentrazione. Oh well, avrei dovuto pensarci l’anno scorso, in modo da arrivare all’università meglio preparato. Certo, le lezioni private con la Mater sono state molto utili, ho appreso tutti i fondamenti, e se il corso dell’università fosse partito da zero sarebbero state più che sufficienti, ma dato che quelle sadiche sono partite già con i testi sullo Schleswig-Holstein e la grammatica avanzata spiegata in lingua, un po’ di pratica non avrebbe guastato.

Al di là dell’aspetto prettamente linguistico, c’è anche quello musicale: con i cd che ho ordinato oggi, il mio shopping tedesco si attesta sulla quantità di venti fra album, EP e singoli, fra cui spiccano la discografia completa dei Draconian in una botta sola, quella dei Tristania completata e svariate edizioni speciali. Pensate che in un negozio mi sono riusciti perfino a rintracciare il demo eponimo dei Tristania, e ho detto tutto: altro che Italia. Dovrò spedire un pacco postale, dato che se li infilo in valigia supero di certo i 15 kg consentiti da dalle regole di stacippa di RyanAir. Sempre in ambito musicale, se la scorsa settimana sono stato ossessionato dagli Stream of Passion, in questi ultimi giorni sono stregato dalla cover che i Leaves’ Eyes hanno fatto di Scarborough Fair. Lo ammetto, dopo Vinland Saga li avevo dati per spacciati, ma con Njord sono riusciti a sorprendermi, motivo per cui approfitto del fatto che il cd esce il giorno prima della mia partenza e lo prendo en passant, che tanto qui te lo tirano dietro, mica come in Italien.

Anders Jacobsson
A parte Scarborough Fair, però, il mio vero amore di questa settimana è di nuovo il growl di Anders Jacobsson dei Draconian. Sul serio, non avrei mai pensato che un growl potesse essere sexy, e invece Anders lo trovo incredibilmente sensuale. Anche prescindendo dal fatto che è davvero un bell’uomo.

In tutto ciò, mi sono accorto di aver un vero e proprio fetish per gli uomini dai capelli lunghi, e non mi riferisco solo a Thomas l’Austriaco. Isaac degli Epica, Anders, giusto per andare lontano, rientrano nei miei gusti, e anche per strada guardo quasi soltanto i ragazzi coi capelli lunghi. E la cosa peggiore è che non trovo nessuno di mio gradimento qui. Ho gli ormoni che ballano la lap-dance e sto tirando fuori un racconto breve pesantemente pornografico, ma non c’è nessuno anche solo vagamente interessante. In compenso, posso rifarmi gli occhi su ModelMayhem, conciliando l’esperienza estetica con la ricerca di qualcuno che posi per me. A questo proposito, ho pescato un francese che è la fine del mondo, al quale farei volentieri ben altro che solo foto, ma è troppo lontano anche solo per pensare ad una collaborazione professionale, figurarsi altro. E ovviamente ha i capelli lunghi. Argh, Gott hilf mir!

Saturday 15 August 2009

Aus Deutschland

In primo luogo: oggi la mia adorata gattina Murka compie dodici anni, per cui mi aspetto che le facciate gli auguri, se non volete essere fustigati per lesa maestà.

Chiarito questo punto fondamentale, la mia prima settimana a Düsseldorf è andata bene e se non scrivo sul blog è solo per problemi di internet, e non perché sono morto. E diciamolo pure: questa della connessione è l’unica magagna della vacanza, perché per il resto me la sto godendo talmente tanto che un pensierino a rimanere qui invece che tornare in Italien lo sto facendo seriamente. Ma forse è il caso di scendere nei dettagli.
Innanzi tutto, la famiglia che mi ospita è molto simpatica. Il primo giorno mi hanno invitato a pranzo sebbene io abbia pagato solo per l’alloggio, e la sera dopo hanno organizzato un barbecue e mi hanno chiesto di unirmi. La mamma e il papà sono molto simpatici e ospitali, e mi hanno dato un sacco di consigli su come girare per Düsseldorf, dove fare la spesa eccetera. Mentre i figli sono simpatici, alla mano e piuttosto divertenti. A proposito di loro, purtroppo non si può avere tutto nella vita, e le mie speranze nei loro riguardi non si sono avverate: il primo convive con la ragazza, ergo è etero (e, detto sinceramente, è anche un bene che lo sia); la seconda è una ragazza, e tanto basta; il terzo non è nemmeno malaccio, ma non ci siamo proprio. Ergo, pazienza, si cercherà altrove. E poi ci sono il gatto e il cane...
Il gatto è molto bello, nulla da obiettare. Il cane, invece, è un orso. No, sul serio: avete presente il cane di Heidi? Ecco, aggiungeteci il nonno. Fortunatamente, però, oltre che enorme è anche abbastanza mansueto e mi ha preso in simpatia. E non ha l’abitudine di leccare le mani, che è ciò che detesto nei cani di grosse dimensioni.

Ciò detto, passiamo al corso. Il test d’ingresso era, fra un po’, più difficile di quello d’inglese della SSLMIT, ed è partito direttamente con una composizione scritta. Beh, inutile dire che ho fatto meglio la parte di grammatica. Ad ogni modo, il corso è molto tosto e impariamo tantissimo, in pochi giorni sono passato da sapere solo la grammatica a mettere assieme delle frasi e parlare per strada. E, a proposito di parlare, il primo giorno è stato il delirio più assoluto: il nostro gruppo è composto da italiani, francesi, spagnoli, portoghesi, ucraini, romeni e perfino giapponesi, con la segretaria che è catalana. Il risultato? Nel giro di otto ore ho parlato in tedesco, inglese, italiano, francese, russo, catalano e neerlandese, con perfino le quattro parole di giapponese che so. È stato qui che mi sono reso conto che so parlare davvero un sacco di lingue. Beh, per fortuna dal giorno dopo siamo passato al solo Deutsch (con qualche integrazione in inglese se proprio siamo con l’acqua alla gola fra di noi, e nemmeno quello con gli insegnanti), così almeno posso essere sicuro di essere a Düsseldorf e non a Babilonia, dato che qui c’è pure la torre.

Per il resto, abbiamo visitato l’Alststadt (centro storico) di Düsseldorf e pure Colonia, con il Duomo e il Museo del Cioccolato, e mi sono divertito un sacco. Da quando sono qui ho fatto la gioia delle case discografiche comprando esattamente dodici CD, di cui trovate le copertine di seguito (in ordine alfabetico per artista; la dicitura “S.E.” significa “Special Edition”). Dovrò fare un pacchetto per rispedirli in Italia, mi aggiungeranno troppo peso in valigia.
Shopping!
E insomma, questo è più o meno tutto. Mi mancate tutti, soprattutto la Bloempje (a cui mando un bacio aus Deutschland), e questo fatto di internet non ci voleva proprio, ma per fortuna sono talmente occupato da notarlo a malapena. E ah, meglio specificarlo, così la Mater (che ho scoperto essere una lettrice del blog: l’avreste mai detto?) si tranquillizza: sto mangiando bene. A pranzo c’è la mensa universitaria, mentre per cena faccio la spesa. Ergo non preoccuparti, ok?
A risentirci fra qualche giorno!

Saturday 8 August 2009

Deutschland über alles!

E così è arrivato l’8 agosto. Il che significa che domani mattina parto per la Germania, più precisamente per Düsseldorf.

Non ho scritto nulla a riguardo perché questo viaggio è slittato ed è stato eternamente in fase di organizzazione a causa del fatto che lo è stato anche il mio rientro in Merilend, ma è il caso di spenderci due righe: domani parto per conoscere la famiglia che mi ospiterà, e dopodomani inizierò il corso di Tedesco di tre settimane che, si spera, mi metterà in condizioni di dare gli esami a settembre. Inutile dire che sono nervoso come Gesù nel Getsemani, perché le partenze mi innervosiscono sempre e perché non so se e come riuscirò a connettermi. Il pc me lo porto appresso, e non mi resta che sperare che la famiglia Taubert sia fornita di connessione wireless. Purtroppo, nell’email mi hanno detto che ci sono un padre, una madre, una nonna, tre figli grandi, un cane e un gatto, ma non questo dettaglio essenziale. Oh well, in ogni caso lo saprò domani, e se proprio deve andare male mi comprerò una sim tedesca e mi connetterò con la mia chiavetta. In compenso, so che avrò un appartamento mio in una dependance della casa con una camera da letto, soggiorno, cucinino e bagno, per cui ben venga. A questo punto, oltre al wireless si spera pure che uno dei figli grandi sia pure bello, coi capelli lunghi, gaio e passivo, e la bella vacanza è assicurata.

Ciò che invece è matematicamente certo è che, oltre a frequentare i corsi e prepararmi per gli esami, in tre settimane coprirò da solo l’equivalente delle importazioni nazionali di cd metal: ho davvero intenzione di rincasare con discografie in valigia. Tristania, Theatre of Tragedy, Draconian, Stream of Passion: qualunque cosa troverò la comprerò. E dato che la Germania non è certo l’Italia e lì la superficie espositiva che i negozi di musica dedicano al metal non è meno di un metro quadro in un angolo come da noi (di cui la metà è occupata da release inutili come Mai Uinter Storm della Tamarrja, Sciallo Laif dei Lacuna Coil e Meid in Oncòng dei Naituiss) ho buone probabilità di rintracciare non poche cose interessanti. Poi, già che ci sono, mi darò alla fotografia indiscriminata, sperando nel frattempo di conoscere qualche aitante tedesco che poserà per me. E questo è quanto.

Se riuscirò a connettermi sarete i secondi a saperlo (la prima ovviamente sarà la Bloempje), per il resto non mi resta che salutarvi e finire di caricare la valigia.
Hush.
Can’t you hear it?
Floating all around us,
Like the mist,
Dancing in the air.

Be quiet.
Can’t you hear its breathing?
Don’t you sense its heartbeat
Underneath
All the dust of lies?


It was never dead. And now, it wants to take its toll.

Rose by ~ScunnySkaters
Choke…

                                 …just choke.

Saturday 1 August 2009

In Motion

Ebbene sì, sono connesso da un Eurostar City in transito da Venezia Mestre a Milano Centrale. Insomma, per la prima volta sto sperimentando la connessione della TIM davvero in mobilità. E speriamo che non tiri pacchi anche stavolta, la cosa mi scoccerebbe alquanto.

Se vi chiedevate il perché della scarsità di post nei giorni appena passati, la risposta è semplice: mi stavo preparando e, soprattutto, piangendo addosso per l’imminente partenza dalla mia amatissima Trieste verso la Terra d’Africa, ergo non avevo tempo né voglia. Terra d’Africa, dove dovrei trascorrere poco meno di una settimana, prima di partire in Germania per una vacanza studio di tre settimane. Per cui, fortunatamente non starò tanto a rigirarmi i pollici ad Alghero. Ben inteso, fino ad ora non ho fatto altro che rigirarmeli a Trieste, ma ho trovato la cosa preferibile. La Mater mi manca, e pure Murka, ma il pensiero di tornare in quel posto dannato è stato davvero insopportabile.

La cosa peggiore è che sono carico come un mulo: valigia pesantissima con dentro tutto il mio guardaroba, zaino con il borchiame vario e i libri sui quali dovrò studiare ad agosto, zainetto piccolo con dentro il beautycase e borsa del pc piena di strumenti elettronici vari ed eventuali. In breve, se i miei bagagli pesano il triplo di me è già una fortuna. Mah, pazienza. Mi consolo col pc (grande invenzione i treni con la presa della corrente: peccato siano una specie a rischio di estinzione), che se non altro mi aiuterà ad ovviare alla noia qui sull’Eurostar. Magari poi, se mi parte lo schiribizzo, lo accendo a batteria pure da Milano a Genova. Anche se certamente lì non potrò tenere internet, dato che la Liguria offre più tratti di ferrovia sotto terra nelle gallerie che non a cielo aperto. Oh well.

In tutto ciò, ci terrei a sottolineare quattro cosette: 1) Quando auguro la morte a qualcuno c’è sempre una ragione. 2) È stato ampiamente dimostrato che, quando mi si lascia per qualcun altro, costui è sempre un bidone. 3) È vero, non è cambiato nulla da un anno fa: c’è ancora chi spara stupidaggini, e io e la Bloempje che ridiamo alle loro spalle. 4) Anche gli uomini, dopo nove mesi, partoriscono. Ah, no, dimenticavo: non è un uomo, è una bimbaminkia. Come se le altre due che mi sono cascate tra capo e collo non fossero sufficienti.