Thursday 28 April 2011

Due semplici osservazioni

Senza fare nomi né cognomi, due semplici osservazioni:
1) La mia opinione sui Lacuna Coil è crollata dopo gli episodi in cui i loro fan gettavano fango su Amy Lee ad ogni pie’ sospinto. Ancora dovevo compiere quindici anni.
2) C’è modo e modo di esprimere un’opinione. Una cosa può non piacere, è legittimo, ma lo si può dire senza urtare la sensibilità altrui. Però, che qualcuno si inalberi perché gente a cui non piace la sua cantante preferita coglie ogni occasione per sottolineare che ha le rughe a trent’anni e i capelli bruciati da anni di bleaching selvaggio, dopo che ogni giorno si riempie la bocca di quanto una cantante che invece non gli piace (ma che sarà pure la preferita di qualcun altro) ha la fronte enorme e gli zigomi ingombranti, non so se sia più patetico o ridicolo. Il presupposto è che nel primo caso non sia giusto e nel secondo sì, ma la differenza fra le due cantanti è solo che una gli piace e l’altra no. Un po’ poco, in fin dei conti.
Ora, io sono il primo che utilizza i propri gusti, disgusti, pregiudizi, opinioni e compagnia cantante come metro di giudizio del mondo intero e basa su questo il proprio concetto di cosa è giusto e cosa è sbagliato. Solo che da una parte ho l’onestà di ammetterlo, dall’altra parto dal presupposto che se io lo faccio, non posso pretendere che gli altri non lo facciano, con l’ovvia conseguenza che semplicemente me ne sbatto, dell’opinione altrui sulle cose che mi piacciono. Che dicano quello che vogliono, tanto so che poi sarò il primo a sparlare di qualcosa che ad altri piace; e visto che pretendo di poterlo fare, non nego a nessuno il diritto di farlo a sua volta. Quindi, se qualcuno considera giusto dire che una certa cantante ha la fronte enorme e gli zigomi ingombranti solo perché la odia, deve come minimo avere la maturità di accettare che altri dicano che una cert’altra cantante ha le rughe a trent’anni e i capelli bruciati da anni di bleaching selvaggio perché la odiano; e che così come lui considera il suo odio motivato, anche altri considerano motivato il loro. Punto.

Senza fare nomi né cognomi, ogni riferimento è però assolutamente voluto. Non sto a linkare a chi di dovere perché, in tutta sincerità, l’intento era più di togliermi il pensiero, e non mi interessa davvero che legga; tanto, nel caso migliore, mi direbbe che ho torto e la cosa finirebbe con un muso lungo. So che avrei dovuto fargli queste obiezioni in faccia mentre parlavamo, e non sul blog il giorno dopo, ma lì per lì ho preferito tacere perché non mi andava di litigare e farmi il sangue amaro per cose come questa (e perché è brutto fare il caziatone a qualcuno che ti sta facendo un favore). Se dopo non aver parlato allora non ho nemmeno taciuto per sempre è solo perché a posteriori mi è venuta la mosca al naso e ho voluto scacciarla.

Oh, e il primo che fa partire un bitchfight riceve un biglietto omaggio di sola andata per Quel Paese.

Heartquake

How I’d love to experience a heartquake,
But oh so afraid it will end up with a heartache.

These untimely little deaths
Would leave me out of breath.
Life would flash before my eyes.

You might become a liability
And I a reliability.
Still, I
d know how it feels.

The absence
Is highly present:
It smothers me,
Absorbs me like a black hole.
The absence of longing
Fills up time and space:
Tons and tons of emptiness,
Weigh upon me.

Youre a bumpkin groping and falling,
But you
re my pumpkin, prescious adoring.
Wish for you to say it.

Youre a bumpkin groping and falling,
But you
re my pumpkin, prescious adoring.
Wish for you to say it first.

Better to have failed in true love
Than never knowing what you long for.
Better to feel pain
Than to feel nothing.

[ Atrox ]

Broken Heart by *Bambr

Era da un bel po’ che non mi capitava di sentire una canzone che mi descrive con precisione tanto chirurgica...

Tuesday 26 April 2011

Original Sin

A volte, penso che la teoria del Peccato Originale non sia nemmeno così sbagliata o lontana dalla realtà, sotto sotto. Che l’umanità abbia qualcosa di fondamentalmente sbagliato è un dato inconfutabile, non credo qualcuno possa obiettare in merito. Fra l’altro, è anche uno di quei concetti che, in una forma o nell’altra, esistono in quasi tutte le culture.
Ciò che non condivido è invece l
’idea che questo “Peccato Originale” sia la conseguenza di una colpa, di una mancanza o di un atto dell’umanità. Per me è un semplice difetto di fabbrica, qualcosa con cui l’uomo è nato e alla quale non c’è rimedio. Il Peccato Originale non può essere corretto, c’è, si è originato senza un motivo e senza un motivo fa sì che noi, tutti noi, siamo sbagliati, che lo fossimo sin dall’inizio e continuassimo ad esserlo per generazioni, per decenni, secoli e millenni. Non resta che prenderne atto e stop.

Partendo da questo presupposto, mi rassegno al fatto che non troverò mai davvero il mio posto al mondo e continuerò a trascinarmi senza una vera meta giorno dopo giorno. O almeno ci provo, a rassegnarmi, visto che non è facile avere a che fare col fatto che non c’è soluzione ad un malessere (di qualunque tipo esso sia). Nemmeno morire risolverebbe la cosa, a conti fatti. L’unica vera soluzione sarebbe non essere mai esistito, visto che sparire in itinere innescherebbe una serie troppo complicata e imprevedibile di conseguenze. Se sparissi, ci sarebbero persone a cui dispiacerebbe, mentre se non fossi mai esistito sarebbe mancato il termine di paragone sin dall’inizio e non avrei creato un’assenza. Ma visto che è una soluzione assolutamente fuori portata, non resta che fare di necessità virtù e vivere giorno dopo giorno.

.Artificial Smile. scrive: Ti ho detto che devi spegnere il cervello, sì?

Monday 18 April 2011

Mirrorball

Quando entrambe le tue amiche quagliano uomini a una festa gaia e tu no, capisci che è il caso di mandare gli uomini a quel paese e sperare, se non altro, di essere assunto in cielo come santo patrono dei fotografi e/o dei dandy. E dire che un tipo vagamente rimorchiabile, col piglio un po’ indie che lo rendeva più interessante del resto del truzzame, c’era, ma era molto evidentemente impegnato.
C’è da dire, però, che gli uomini che hanno tentato di rimorchiarsi Linda e la Fra erano mostruosi, meglio davvero senza, e che stavolta nessun vecio ha tentato di spandere i suoi viscidi e grinzosi tentacoli su di me, quindi almeno un leggero miglioramento l’abbiamo avuto. E poi hanno messo Gaga per ben due volte (ed entrambe eravamo fuori a prendere un po’ d'aria e siamo saltati su e tornati a ballare appositamente), una volta Kylie e due volte Katy Perry, per cui non posso dire che non ci sia stato da divertirsi.

Mirroball by ~Im-Corrupt

A proposito di Gaga, oggi ho sentito per la prima volta il suo nuovo singolo, Judas, e Gesù solo sa come fare a togliermelo dalla testa (sì, la battuta è intenzionale). Fortuna che nel frattempo ho scoperto gli Hurts, che soddisfano le mie voglie synthpop e riescono a tenermi abbastanza lontano da Gaga da non fondere lunico neurone sopravvissuto alla discoteca di ieri. Anche se, sinceramente, passare dall’avant-gard metal degli Atrox al gothic rock degli Elusive al synthpop degli Hurts passando per Lady Gaga e i Theatre of Tragedy sembra improbabile perfino a me, ma dettagli. Semplicemente, ho tanta voglia di ascoltare musica diversa e variegata da mixare, shakerare e blendare per contaminare il più possibile le mie idee fotografiche. Fra l’altro, appena riavrò a protata di mano la consulenza della Lili, credo che mi darò anche ai Panic! At The Disco, visto che quel che ho sentito in macchina con lei mi è piaciuto non poco.
Se devo essere sincero, sono abbastanza contento della deriva pop che ultimamente ho aggiunto ai miei ascolti: ho meno l’aria da musone funereo e sono più open-minded. Non che sia mai stato un metalhead particolarmente rigoroso che si autovietava guilty pleasure nel pop, ben inteso, semplicemente ora non li considero nemmeno più guilty pleasures, è tutta musica che asolto, punto. L’unica cosa difficile, ora, è diventato rispondere alla domanda “che genere di musica ascolti?”, visto che dire “gothic metal e dintorni” è ormai piuttosto riduttivo. È vero, di base continuo a rimanere un goth, ma mi riduco a uno stereotipo solo fino a un certo punto (e, fra l’altro, è interessante notare che mentre musicalmente ho preso una deriva sempre più elettronica, esteticamente invece ho virato totalmente verso il dandish). In tutto ciò, è facile scorgere l’influenza dei Theatre of Tragedy: se non fossi passato per Musique e Assembly, ben difficilmente ora starei ascoltando Gaga. Poca sorpresa che quegli idioti di metallari li abbiano schifati, quei due album: sono troppo complessi da capire per i loro cervellini monodimensionali.

Tutti questi sono pensieri random, poco interessanti e assolutamente scollegati, ma avevo giusto voglia di abbandonarmi a un po’ di stram of consciousness e fissare su carta (metaforicamente parlando) tutte queste idee.

Wednesday 13 April 2011

Void

Questo
stramaledetto
vuoto

sta divorando me e uccidendo la mia ispirazione. Non credo di aver mai sentito così forte la necessità di riempirlo in qualche modo. 

Solitude by ~perception-obscure

Se solo non avessi dimenticato come si fa. Sempre amesso che abbia mai imparato a farlo. Sempre ammesso che non sia troppo tardi per tornare indietro.

Dio, sembro un quindicenne.

Monday 11 April 2011

Primavera della cippa & Venezia

L’ho detto, ripetuto e ribadito, ma purtroppo largomento non si esausrisce mai, così... anche questanno, la primavera la odio proprio. Solo che stavolta non tanto per questioni di residui di gothness adolescenziale, quanto perché, in aggiunta a quanto riportato nei post degli anni scorsi, nellordine:
a) Mi è venuto un attacco di congiuntivite proprio il giorno prima di andare a rimorchiare in disco gaia a Mestre, facendomi uscire un occhio rosso indecente;
b) Venezia è tanto bella, ma non si sa decidere su che tempo fare: sabato mi ero preparato a una temperatura da primi di aprile mettendomi in camicia e gilet, e mi sono trovato con un caldo estivo che mi ha fatto fare la sauna; domenica mi ero invece preparato al megacaldo mettendomi solo in camicia, e invece si è levato un vento allucinante che mi ha fatto prendere freddo. Risultato? Ora sono a letto con un ferro rovente in gola e una febbre da mal di testa allucinante;
c) Un po
tutti i miei amici, chi più chi meno, sono alle prese con allergie, virus che attecchiscono felicemente sui corpi fiaccati dal tempo instabile e simili.
Quindi quest
anno ho dei motivi più che leciti per odiare la primavera, non sto facendo lalternativo (cosa che non ho comunque mai fatto).

Si è parlato di Venezia e di disco gaia. L
idea era di fare un week end fotografico con un Infernal Lord al sabato, un set commissionato dalla modella domenica, e nel mezzo occupare la notte facendo un overnight danzereccio per poi recuperare un po di sonno nella macchina di Lili di primo mattino. Inutile dire che i piani sono andati in tuttaltro modo, visto che il modello che avevo contattato per lInfernal Lord non ha dato segni di vita, mentre il set commissionato ha visto il mio più grande fail da quando tengo in mano una reflex, ovvero lssermi dimenticato alcuni oggetti scenici fondamentali.

Per quanto riguarda la discoteca gaia, inutile dire che è andata come tutte le altre volte: un tizio mi ha puntato ma non era il mio tipo nemmeno per una pomiciata random sotto i fumi dell
alcol, io ho puntato un tizio ma non era minimamente interessato, un vecio mi si è strusciato addosso nonostante io mi stessi scostando sempre più lontano e gli stessi anche scrivendo praticamente in faccia un sms in cui dicevo che un tizio attempato ci provava con me ma non era il mio tipo nemmeno in qualche universo parallelo (e cito la risposta di Cla: dovrebbero interdire laccesso alle disco gaie agli uomini over-35). Ah, e poi cera il ballerino (s)vestito in camicia a maniche corte e mutande che mi lanciava occhiate e sorrisini, salvo prendere il volo appena ho iniziato a puntare nella sua direzione ballando per vedere se da vicino valeva la pena, per cui immagino fosse solo interessato a lanciare sarde e fuggire e ho deciso che non ne valeva la pena a priori. Ad ogni modo, se non sono riuscito a quagliare nemmeno in un luogo dove era concentrata tutta la sfrantness del Triveneto, a questo punto tanto vale che mi faccia assumere ai cieli come santo vergine e martire. Non che la cosa mi avvilisca, dato che non considero una disco gaia come ambiente di rimorchio ottimale per le pretese che ho, ma la pomiciata e via il sabato sera ci sta e non mi dispiacerebbe se capitasse un po più spesso. Tralasciando questi dettagli, però, mi sono divertito a ballare con Lili, nonostante il megasonno e il mal di gola già incipiente, per cui la serata è andata bene.

Il giorno dopo, invece, dato che avevo dimenticato l
occorrente per le foto, ci siamo dedicati a una chiachierata preliminare con Martina, la modella, per metterci a nostro agio, conoscerci un po e isntaurare un buon feeling che ci renda entrambi disinvolti nel fare le foto (qualcosa che, purtroppo, non sempre riesco a fare con i miei modelli causa mancanza di tempo), per cui non è stato un pomeriggio trascorso inutilmente. E anzi, cè stato fin troppo da ridere quando ci siamo messi a parlare liberamente di sfrantness con dietro la famigliola del Mulino Bianco che merendava al MacDonalds (dove io non ho preso nulla, eh, io avevo preso il gelato dal Grom accanto), e quando dal nulla sono spuntati fuori i jingle delle marche di giocattoli che abbiamo iniziato a ripetere a manetta. E anche se ora sono collassato a letto con la febbre, beh, pace, almeno me la sono spassata. Peccato solo per una cosa: ho finalmente comprato The Fame Monster di Lady Gaga, visto che era in megaofferta alla Feltrinelli, ed è anche la versione non censurata; peccato solo che lho dimenticato in macchina di Lili, accidenti!
Oh well, sarà un
altra occasione per vederci presto, se non altro. ♥

Wednesday 6 April 2011

The Unforgiving – Within Temptation

Ormai da più di una settimana è disponibile in Italia The Unforgiving, il tanto atteso quinto full length dei Within Temptation. Tanto atteso sia dai fan, che speravano in una conferma della validità dei loro beniamini, sia dai detrattori, che li aspettavano al varco per vedere se si sarebbero svenduti alle leggi del mercato dopo il successo del precedente The Heart Of Everything. Anticipato dalle accattivanti notizie di un concept basato su una storia a fumetti, un’orribile copertina che ha destato non poche perplessità, la debole Where Is The Edge? che ha fatto davvero temere il peggio e un singolo di grido come Faster, quest’album il dubbio sulla sua validità l’ha lasciato un po’ fino all’ultimo. E a quanto pare, tolti pochi sfortunati a cui non è piaciuto, ha sorpreso in positivo praticamente tutti, perfino quelli che già in partenza avevano aspettative piuttosto alte.
Da cosa vogliamo partire? Vogliamo partire dai pezzi discotecari, che però non rinnegano la loro parte metal? Vogliamo partire dalle ballad, che riescono ad essere intense ed emozionanti senza scadere nel melenso e zuccheroso? Vogliamo partire dai pezzi pesanti, tanto che non se ne sono visti di così metal in nessuno degli album precedenti?

Within Temptation - The unforgivably ugly front cover

Partiamo piuttosto dalla domanda più immediata: la tanto chiacchierata “svolta elettronica” c’è stata o no?
In una parola: no. In realtà, è una cosa che è stata molto ingigantita da chi leggeva le notizie sull’album. La band, di per sé, ha solo parlato di attingere al sound anni 80, e questo l’ha fatto. Più che di una svolta, sarebbe corretto parlare di un’evoluzione, caratteristica costante della carriera dei Within Temptation, avvenuta stavolta in direzione elettronica tramite varie contaminazioni su un sound che essenzialmente resta metal e diventa, anzi, perfino più guitar-oriented che in passato (alla faccia di quelli che criticavano il presunto alleggerimento del sound). I Within Temptation ci sono e sono perfettamente riconoscibili, e ripercorrendo la loro discografia all’indietro album per album si arriva al loro debut Enter in maniera naturale e senza grossi scossoni.
Fatta questa doverosa premessa, prima di partire con un’analisi track by track vediamo un po’ l’album in generale. Quali sono i suoi punti deboli? Ahem... uh... la copertina è davvero brutta. E ah, l’intro è inutile e c’è un filler.
Pregi? Un songwriting più maturo e solido che negli album precedenti, con pochi bassi a fronte di moltissimi alti. Un sound che, come notato sopra, porta una buona ventata di innovazione (alla band come al genere di provenienza) senza rinnegare il percorso fatto fin’ora, in un perfetto equilibrio fra novità e tradizione. Le canzoni hanno quasi tutte una lunghezza fra i quattro e i cinque mintui e mezzo, abbastanza da lasciare soddisfatti ma senza diventare prolisse ed esageratamente lunghe. La varietà: pur essendo un album fondamentalmente orecchiabile, lo è con molta classe, ed offre una vasta gamma di arrangiamenti, mood, strumenti e sfumature che evitano di scadere nel ripetitivo o prevedibile. Infine, uno dei suoi punti di maggiore forza è sostanzialmente lo stesso di Lady Gaga: giocare con le citazioni senza mai scopiazzare palesemente; il songwriting di quest’album è abbastanza furbo da dare qualche sensazione di deja-vu qua e là, sia proprio che di altre band, senza far gridare quasi mai “al flashback!”, giocando su quella familiarità che rende il pezzo immediato ma non una copia di qualcos’altro.
E ora andiamo con la tracklist:

1. Why Not Me?
2. Shot In The Dark
3. In The Middle Of The Night
4. Faster
5. Fire And Ice
6. Iron
7. Where Is The Edge?
8. Sinéad
9. Lost
10. Murder
11. A Demon’s Fate
12. Stairway To The Skies

La prima traccia è un’intro e non va oltre ciò. Ha una sua ragione a fini narrativi, lo capisco, ma in termini musicali è molto più inutile di molte altre intro. Ma se non altro è breve e cede subito il passo all’opener, Shot In The Dark. Questa canzone, orecchiabile e immediata, ci anticipa già gli elementi che caratterizzando l’album: una Sharon che raggiunge livelli di espressività mai toccati prima, mantenendosi principalmente sul suo registro medio-basso, le tanto decantate contaminazioni elettroniche, un tappeto di archi discreto che completa il sound piuttosto che appesantirlo (come troppo spesso accade nel genere), e chitarre sempre più prominenti. Con una strofa efficace e un ritornello tutt’altro che banale, rassicura da subito sul tenore compositivo dell’album.
La successiva In The Middle Of The Night si configura subito come uno dei momenti più heavy non solo dell’album, ma dell’intera carriera della band: oltre ad essere, infatti, la canzone più veloce mai suonata dai Within Temptation, le sue chitarre sono onnipresenti, sottilmente enfatizzate da una parte sinfonica appena accennata ma efficace. Il riff che tiene in piedi il brano è una sottilissima citazione di una canzone che i fan di Sharon dovrebbero aver ben presente, ma a sentire meglio è tutt’altro che uguale, ed è giusto il primo esempio di come il deja-vu e l’ammiccamento non si trasformino mai in scopiazzatura gratuita e perdita dell’identità.
La quarta traccia è Faster, e ho già avuto modo di lodarla appena uscita. Da aggiungere c’e solo che, nonostante l’abbia ascoltata all’ossessione per più di un mese intero prima dell’uscita dell’album, ancora non mi ha stancato. Non è un singolo usa e getta e trova il suo giusto spazio nel contesto dell’album: anche paragonata agli episodi migliori, il suo mix di sintetizzatore smaccatamente Anni Ottanta, chitarre variegate e batteria martellante si fa notare.
Fire And Ice è la prima ballata dell’album. Per inciso, assegno una personalissima stellina di merito alla band per aver tirato fuori solo power ballad (ad eccezione di una delle bonus track) e non essersi mai affidati totalmente a un acustico che non sempre sa tenere banco su un album fortemente guitar-oriented. Ancora una volta è infatti il mix di elementi eterogenei, ovvero i violini per la prima volta protagonisti (specie all’inizio) accompagnati da una parte metallica lenta ma che non perde grinta, a rivelarsi vincente nel sostenere una Sharon tanto intensa da stringere il cuore su una melodia tutt’altro che scontata (e tutti sappiamo quanto le ballate possano rischiare di esserlo).
Terminato il momento lento e sentimentale, abbiamo una delle highlights di questo album: Iron, che come il titolo stesso suggerisce è un’esplosione di metallo. Veloce, aggressiva, con una batteria martellante, chitarre praticamente onnipresenti sostenute da una tempesta di archi e ottoni, momenti epici e cinematografici che, di nuovo, non scadono nei terribili abissi di scontatezza che il Symphonic sa raggiungere, e con un ritornello ossessionante, è semplicemente La Canzone Live Definitiva dei Within Temptation. Forza, alzi la mano chi non si è immaginato già saltante e headbangante davanti a palco a ottobre sin dalle prime volte che la ascoltava. Ci vuole una forza di volontà notevole per non metterla in repeat e proseguire con la seconda metà del disco.
La traccia successiva, Where Is The Edge?, è quella che ha fatto temere il peggio un po’ a tutti. Buttata lì così, random, come prima canzone del nuovo lavoro, non significava nulla se non che nel disco ci sarebbe stato (almeno) un filler. Ascoltandola nel contesto dell’album, invece, acquisisce una sua ragione d’esistere: dopo un pezzo come Iron, mettere una canzone impegnativa sarebbe stato controproducente, difficilmente qualcuno se la sarebbe filata. Un filler è in questo caso giustificato, così abbiamo tutto il tempo per riprenderci dalla magnificenza della traccia precedente (e sono quasi tentato di credere che quei furbacchioni di Sharon & co. l’abbiano sbattuta in rete per prima proprio perché così l’avremmo presa in antipatia per poi rivalutarla nel suo contesto, cosa che è avvenuta... a patto che non la suonino live). Menzione positiva, comunque, per il tappeto elettronico, la strofa vivace e la parte strumentale del bridge, che rimediano a un ritornello fiacco e ad una struttura generale che è un’autocitazione di momenti poco felici del passato (Final Destination e It’s The Fear, i filler dei filler).
Qualcuno pensava che Faster fosse il singolo perfetto? Ecco arrivare Sinéad a mettere un lecito dubbio: orecchiabile come molte canzoni pop si sognano solo essere, ballabile e sculettabile come i migliori episodi di Assembly dei compianti Theatre of Tragedy, mixa perfettamente violini frenetici con synth anni 80 e chitarre, stavolta, poco prominenti per assicurare figuracce quando ascoltata per strada, visto che è facile dimenticarsi di non essere in pista e che sculettare mentre si aspetta il semaforo non è una buona idea. E il metal, e la trVeness? Chissenefrega, non valgono un solo secondo di questi quattro minuti e mezzo di gaiezza!
La seconda ballad del disco, Lost, si presenta da subito come sostanzialmente guitar-oriented: acustica sulla strofa, elettrica sul ritornello e sul bridge, la chitarra non ci abbandona mai. Sebbene nella struttura presenti alcune similarità con All I Need, mantiene un’identità assolutamente propria e non scade nell’autocitazionismo. È comunque l’emotività il piatto forte di questa canzone, grazie ad una Sharon ancora più espressiva che in Fire And Ice (su
Help me, I'm buried alive! fa davvero venire la pelle doca) sostenuta (almeno parrebbe) da una voce maschile in sottofondo. I brividi sono assicurati per tutta la durata del pezzo.
Murder, la canzone successiva, è semplicemente strana. A molti non è piaciuta, ad altri c’è voluto qualche tempo per apprezzarla. Si tratta di un pezzo tutt’altro che immediato, che combina elementi del passato, come un’orchestrazione notevolmente più prominente del resto del disco, con altri nuovi, ovvero Sharon che viaggia su note più basse del suo solito. Non è brutta, ma fa fatica a distinguersi per parecchi ascolti, quindi si consiglia pazienza.
La penutlima traccia, A Demon’s Fate, riassumere tutti gli elementi del disco come l’opener: a metà fra il magnificamente ballabile e il pesantemente metal, è caratterizzata da un ritmo trascinante (nel vero senso della parola), un ritornello martellante e immediato, un’alternanza di elementi elettronici e orchstrali, un notevole assolo di chitarra e una Sharon davvero imbestialita, che sfrutta il lato più
cattivo” dell’espressività della sua voce in un modo tale da fare invidia a qualsiasi Grace o Caged del passato. È un’altra canzone che grida repeat a tutto spiano, che contribuisce a chiudere in assoluta bellezza l’album.
La prima cosa da dire sulla ballata conclusiva, Stairway To The Skies, è il suo essere fortemente penalizzata dalla tracklist. Messa alla fine di un album notevole, dopo una traccia importante come la precedente, è purtroppo facile non darle l’attenzione che merita. Ed invece, si tratta di uno dei pezzi più emozionanti e intensi dell’intera discografia della band, che riesce a gestire il suo carico emotivo senza risultare stucchevole, ridondante o melodrammarica. Musicalmente, è l’opposto complementare di A Demon’s Fate, combinando a sua volta tutti gli elementi dell’album ma esaltando stavolta quelli melodici e orchestrali. Ancora una volta, però, è la performance vocale a garantirne il completo successo, con Sharon che canta direttamente al cuore, non saprei definirla altrimenti.

Una menzione va anche alle tre bonus track. I Within Temptation hanno sempre tirato fuori delle bonus track brillanti, che sono state tenute fuori non tanto per il fatto di non essere sufficientemente buone, quanto perché sarebbero state superflue ai fini dell’economia dell’album. Nella fattispecie, stavolta abbiamo:
I Don’t Wanna, altro pezzo ritmato e ballabile con parte elettronica e atmosfere Anni 80 in rilievo, molto bella di per sé, ma che da una parte è troppo imparentata con Shot In The Dark, e dall’altra non ha il mordente di una Sinéad o una Faster per fare la sua bella figura all’interno dell’album. Certo, avrebbe potuto benissimo prendere il posto di Where Is The Edge?, ma venire dopo Iron l’avrebbe ulteriormente affossata.
Empty Eyes credo sia la canzone del lotto con cui ho meno feeling, tolte l’intro e il pluricitato filler: non è brutta, ha un ritornello simpatico e un ritmo accattivante, semplicemente non l’ho capita e non mi va di passare molto tempo a cercare di farlo, forse perché ha qualcosa che mi ricorda fastidiosamente episodi come What Have You Done?, che non amo particolarmente.
The Last Dance, la quarta ballad, è l’unica canzone completamente priva di chitarre del lotto. Mi pento e mi dolgo di averla snobbata all’inizio, etichettandola come Sounds Of Freedom versione 2.0, perché nel giro di pochi ascolti sono arrivato ad amarla. Nonostante somigli all’outtake del precedente album (ed entrambe facciano parte dello stesso ceppo inaugurato da Towards The End), mantiene una sua individualità distinguendosi dalle compagne per le sue sfumature emotive nettamente diverse, più intime e profonde, di malinconia da addio mista a speranza per il futuro. Il testo è ciò che me l’ha fatta apprezzare, poiché pur essendo semplice, riesce a comunicare le emozioni già enfatizzate dalla musica con estrema efficacia, rendendola una canzone che, per quanto poco attinente all’album in quanto a sound, brilla intensamente come b-side.

In conclusione, quest’album è un 53 minuti e mezzo di beatitudine per le orecchie, adatto a qualsiasi umore, tempo atmosferico, attività da svolgere mentre si ascolta (ci sono anche pezzi su cui volendo un po’ di sesso non ci starebbe male) e genere musicale preferito della settimana. I Within Temptation si sono confermati una realtà solida e perfettamente in grado di abbattere i pregiudizi che fin troppi, nel genere, hanno spesso riservato loro, prendendo in castagna stavolta pubblicamente colleghi notoriamente più blasonati (ma dal dubbio merito), sfatando il mito del sound che si alleggerisce (tendenza che si era comunque già invertita subito dopo The Silent Force), il sospetto della band che si svende totalmente al commerciale (l’hanno fatto con una classe tale da non rischiare di deludere i fan affezionati), e altre amenità simili. Ci sarà ovviamente chi storcerà il naso di fronte alle nuove influenze, ma i grossi e invalidanti limiti di una buona parte del pubblico metal non sono una novità già dai tempi della svolta synthpop dei Theatre of Tragedy. E poi ci sono quelli che erano partiti prevenuti e hanno dovuto rivalutare l’album a denti stretti: l’ultimo pensiero va a loro, ringraziandoli per aver reso ancora più dolce questa piccola vittoria dei fan di una band eccezionale che è tornata più grintosa che mai.

Tuesday 5 April 2011

Vanilla & Strawberry

Ieri pomeriggio, mentre gustavo con Linda il cono grande vaniglia & fragola con panna montata da Grom, mi sono detto che tutto sommato ci sono delle cose per cui vale davvero la pena vivere. Il problema è che lo stomaco ha una capienza limitata, e bisogna trovare un modo per occupare i restanti 1430 minuti della giornata una volta finito il gelato (di solito ne prendo almeno due al giorno, quindi di minuti in beatitudine assoluta ne trascorro venti, ma il succo non cambia).
(Piccolo inciso: di solito non sono un fan di gusti come fragola, vaniglia o simili, preferisco roba più esotica, ma quelli di Grom meritano davvero. Cioè, fragola... fragola!).

In realtà, ora come ora di motivazioni per tirare a campare i prossimi mesi ne ho diverse, nella fattispecie:
• L’uscita di Last Curtain Call dei Theatre of Tragedy, non sto a ripetere il perché.
• Il concerto dei Within Temptation, assolutamente d’obbligo dopo un album come The Unforgiving (recensione coming soon).
• Voglio terminare la serie degli Infernal Lords e stamparla su book.
• Ci sarebbe da pubblicare il racconto, anche se il fatto di essermi impantanato all’inizio del sequel, assieme al mio terrore dell’industria editoriale e il sovraffollamento del genere Vampiri, un po’ mi dissuadono dal farlo uscire dal mio hard disk.

Ps: la Pescivendola è una grandissima burlona. Lo scorso week end ha strombazzato di dover fare un annuncio importante lunedì, e alla fine si è trattato semplicemente di dire che è ancora al punto di partenza col suo nuovo album. Grazie tante, Amy, non lo sapevamo. In compenso, pare che Leandra si sia svegliata dal letargo e stia componendo un nuovo album, ma ancora non si sa nulla di preciso a riguardo. Ecco, lei potrebbe diventare un’altra ragione per tirare a campare, a differenza di Emilie Autumn: lei ha annunciato anche il titolo, Fight Like A Girl (e ha detto che sarà pure un po’ più metal), ma sinceramente sono tentato di aggregarmi al boicottaggio di alcuni fan storici per il modo in cui ci ha trattati negli ultimi anni. Non puoi fare tour per cinque anni sullo stesso album, rendi palese che non ti interessa nulla di tenerti stretti i fan e conti sul ricambio e sui novizi che non ti conoscevano prima. Cattiva, Emilie, cattiva!

Sunday 3 April 2011

The Last Dance



She sang for you last night, she heard you were calling,
Hurting in tears a thousand times.
Your spirit was floating, your spirit was searching
On a cloud of dreams.

A moon beam shines bright in the city of angels
Guiding the dreamers back to life,
And they’ll do the same every tomorrow
Till the pain subsides.

Don
t be scared now,
Close your eyes,
She holds guard tonight.
Go forward,
No remorse,
Life will take its course.

She danced with you last night so you will remember
All you have shared, a lifetime.
The angels were watching and death will be waiting
Until the time is right.

Don
t be scared now,
Close your eyes,
She holds guard tonight.
Go on forward,
No remorse,
Life will take its course.

Hold on to memories,
See what lies ahead.
Life will go on and we are one
With every step you take.

[ Within Temptation ]