Monday 13 May 2019

The Mad Queen

Sin da quando ho iniziato a scrivere il post su Margaery Tyrell come icona LGBTQ+, ho portato avanti un post parallelo, ancora incompleto, in cui analizzo e demolisco la figura di Cersei Lannister, mostrando come sia assolutamente venefica e priva di qualsiasi qualità che la redima.
Dopo l’episodio appena trasmesso, non so di preciso che fine far fare a quel post: vale ancora la pena di parlare di Cersei Lannister o, in generale, Game of Thrones, visto il crollo qualitativo che la serie ha avuto nelle ultime due stagioni? Il finale lo guarderò per testardaggine, perché ho seguito questa serie per anni e ormai arrivo fino in fondo, ma non posso fare a meno di chiedermi se sia valso il viaggio.
E parte di questa domanda ha a che fare proprio con Cersei, il personaggio che più ho amato odiare.

Dopo il finale sella sesta stagione, ho continuato a guardare la serie per puro spirito di rivalsa Tyrell: volevo gustarmi come, scelta assurda dopo scelta assurda, Cersei sgretolava il suo già precario regno, alienava uno dopo l’altro i suoi sostenitori (a partire da Jaime, che aveva sacrificato tutto per evitare che Aerys II facesse proprio ciò che ha fatto lei al Tempio di Baelor) e, infine, rimaneva uccisa dalle conseguenze inaspettate del suo ultimo piano “brillante”.
E ammetto che, da questo punto di vista, The Bells mi ha tenuto col fiato sospeso sino alla fine: sta’ a vedere che, in mezzo a tutta questa carneficina, proprio quella stronza riesce a mettersi in salvo e farla franca? Vuoi vedere che ci negheranno anche la soddisfazione di vederla morire male? Che il plot twist sarà proprio quello?
Quando finalmente tutti quei mattoni le sono crollati addosso, ho emesso un verso che era per metà un sospiro di sollievo e per metà un grido di trionfo, ho subito brindato col mio succo d’uva (ché per il vino è un po’ presto a quest’ora, per noi) e mi sono arrotolato i baffi immaginari.
Ma il senso di giustizia per i Tyrell è poi arrivato? Non proprio.

La morte di Cersei in sé è stata soddisfacente e anche adatta al personaggio: come avevo previsto, è morta perché il suo ultimo piano geniale non è andato poi troppo bene, figurativamente e letteralmente intrappolata nel vicolo cieco delle sue pessime scelte mentre tutto le crollava addosso. Non una morte dignitosa, pubblica, in grande stile: una morte quasi solitaria, semi-dimenticata in uno scantinato, triviale come un mattone in testa, per una piccola donna meschina.
Ho apprezzato i parallelismi con quella di Margaery, ad esempio: ci sono regine che muoiono a testa alta. Sono consapevoli della gravità della situazione ma, nonostante l’intelligenza, non hanno via di fuga perché accade tutto all’improvviso. Però sono forti abbastanza non solo da affrontare la morte con dignità, ma confortare e sostenere i loro fratelli feriti, e preoccuparsi per la salvezza del resto della famiglia, che amano, fino all’ultimo istante.
E poi ci sono regine che muoiono a capo chino. Hanno avuto avvertimenti multipli e perfino una via di fuga in extremis, ma sono troppo stupide e boriose per capire quanto siano in pericolo. Così se ne vanno spaventate, piagnucolando e cercando conforto fra le braccia dei loro fratelli feriti, nonostante l’intera famiglia, che odiano, si sia preoccupata e prodigata fino all’ultimo per farle uscire vive da lì.

Insomma, chiunque può mettersi una corona in testa, ma la regalità non è da tutti: Cersei è morta da poraccia, Margaery da vera regina.

Però c’è qualcosa che manca. Nella furia di far virare la storia così bruscamente verso Danana-La-Regina-Pazza, gli sceneggiatori si sono dimenticati che The Mad Queen ce l’avevano già. Che fine ha fatto la donna che ha fatto esplodere mezza città per salvarsi la pelle e far fuori i suoi avversari? Quella che è morta nell’episodio di oggi era talmente l’ombra di quel personaggio che quasi non sento soddisfazione.

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